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Saturday, 05 May 2018 09:51

Il respiro dello Spirito donato alla Chiesa

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di Mario Carrera

Pentecoste 2018

La Pentecoste ci ricorda che lo Spirito di verità, Maestro e Consolatore, opera nel profondo di ciascuno di noi e per accorgerci non chiede che un atto di umiltà e di confidenza.

Come la festa dell’Epifania chiude il ciclo della nascita di Gesù tra noi, la festa della Pentecoste inaugura la secolare stagione della presenza dello Spirito di Gesù risorto nei sotterranei della storia umana. Gesù con l’ascensione al cielo  si è sottratto ed è diventato invisibile ai nostri occhi, ma non ci ha lasciati orfani e smarriti e la fede si fa sentire il suo respiro. Il respiro di Gesù è il respiro dello Spirito Santo. Come la creatura umana quando esce dal grembo della mamma inizia a respirare con i propri polmoni così la comunità cristiana a Gerusalemme avvertì il primo respiro dello Spirito nel giorno della Pentecoste. La vita, l’anima, il respiro della Chiesa è lo Spirito Santo.

La nostra sensibilità moderna ha allentato il respiro in simbiosi con lo Spirito e ci ha esposti alla tentazione di essere capaci di scalare le vette della riuscita umana con le nostre sole forze.  Per noi associati alla Pia Unione, impegnati nel sostenere i fratelli e le sorelle in sofferenze dai mille volti, è fondamentale condividere questo respiro solidale. Gesù attraverso il suo Spirito fa vivere la Chiesa  e «raggiunge con la sua forza divina tutto il suo corpo, alimentando e sostenendo le singole membra, secondo il posto che occupano nel corpo, come la vite nutre e fa fortificare i tralci ad essa uniti». Questi pensieri espressi   da Pio XII sono il frutto del pensiero di sant’Agostino che scriveva: «Ciò che è l’anima per il corpo dell’uomo, lo Spirito Santo è per il corpo di Gesù che è la Chiesa». Allora davvero la Pentecoste non è una stagione della liturgia ma la condizione di vita della Chiesa.

L’avventura divina iniziata a Nazareth con l’adesione di Maria al desiderio di Dio, arrivata alle vetta dell’amore in cima al Calvario ha la sua foce soprannaturale nella vita della Chiesa a Gerusalemme.

 Questo progetto di amore cresce e matura sempre accanto a Maria: il sì per lo sviluppo della cellula umana che ospita il Figlio di Dio; il sì al Calvario quando accetta di essere la mamma dell’umanità redenta dall’amore del Figlio; nel Cenacolo nel giorno della Pentecoste Maria diventa la madre della Chiesa.

Quella maternità non è un fatto chiuso in un avvenimento della storia ma il respiro abituale di una nuova vita.  Da quel giorno ogni cristiano diventa la sentinella dell’amore di Dio Padre per l’umanità. Da quel momento nessuno è escluso da questa famiglia: c’è posto per i santi e i peccatori. Da quel giorno gli angeli sono dotati di scialuppe di salvataggio, infatti in quel giorno di luce, Gesù invia la pienezza di vita dicendo: «Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi…», nessuno è escluso dal respiro vivificante di Gesù risorto.

Paolo VI ha desiderato che l’ultimo capitolo del documento conciliare sulla Chiesa, fosse dedicato alla Beata Vergine Maria, Madre di Cristo e della Chiesa.  Da quest’anno 2018, Papa Francesco con un  Decreto   della Congregazione per il Culto divino ha voluto che all’indomani della solennità della Pentecoste fosse celebrata la festa di «Maria Madre della Chiesa», affinché  “questa celebrazione, estesa a tutta la Chiesa, ricordi a tutti i discepoli di Cristo che, se vogliamo crescere e riempirci dell’amore di Dio, bisogna radicare la nostra vita su tre realtà: la Croce, l’Ostia e la Vergine”. Tre momenti dell’azione divina, «che Dio ha donato al mondo per strutturare, fecondare, santificare la nostra vita interiore e per condurci verso Gesù Cristo». 

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