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Friday, 17 June 2016 10:14

Le vostre lettere - Giugno 2016

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Tutti i "Giuseppe" della bibbia uniti nel segno della carità

Ringrazio tutti per gli articoli pubblicati, ultimamente, sulla vostra rivista, (soprattutto sul n° 3 2016), e, inerenti alla figura/spiritualità di San Giuseppe, “Custode della Misericordia”. In particolare, mi ha colpito l’articolo di Angelo Forti , intitolato “Frammenti di luce per illuminare la vita”. Ricaricata dal “potere riflessivo”di questo articolo, ho ritrovato e apprezzato, con luce nuova, il nome di Giuseppe, presente nel Vangelo e riferito a personaggi, diversi dal padre putativo di Gesù, ma che, per certi versi lo “richiamano”e lo connotano. Penso al Giuseppe di Arimatea (“discepolo di Gesù , ma in segreto”). Nelle caratteristiche e nella carità di Giuseppe di Arimatea si vede il chiaro riflesso della Carità e della Custodia universale di S. Giuseppe, collaboratore della Redenzione e della Resurrezione del Figlio di Dio. Scoprire la “continuità-potenza”, silenziose e concrete, della Presenza di San Giuseppe di Nazareth, anche al di là della sua morte, fa rimanere stupiti. Si potrebbe dire che, come Dio usò S.Giuseppe, promesso sposo di Maria di Nazareth, per fare di Gesù ciò che Questi divenne più tardi, così Dio “usa” ogni Giuseppe della Bibbia per farci conoscere meglio San Giuseppe e la sua potenza.

Irene d.m.


 

Il 1° maggio torni a essere anche la festa di San Giuseppe

Reverendo Direttore, sono una persona anziana che in gioventù riteneva di essere chiamata al sacerdozio. Ricordo che, ai tempi del seminario, il 1° maggio celebravamo con grande solennità la festa di San Giuseppe Operaio, che, secondo e rubriche liturgiche del tempo, era qualificata come festa di «Prima classe». Amavo le celebrazioni liturgiche e sapevo che le regole liturgiche prevedevano che questa festa di san Giuseppe aveva addirittura il sopravvento sulla domenica. Attualmente il mio parroco mi ha detto il Messale Romano la qualifica come «memoria facoltativa», cioè lascia alla scelta delle singole Comunità la libertà della celebrazione. Come mai questo declassamento di un santo così importante, proclamato Patrono della Chiesa universale che ha avuto l’onore di una Esortazione apostolica da san Giovanni Paolo II?

Francesco Perugini, Ascoli Piceno

Nella vita di don Guanella e in qualche suo scritto si ricorda la «domenica del patrocinio di San Giuseppe», la terza domenica dopo Pasqua. Era stata istituita da Pio IX nel 1847, estendendola a tutta la Chiesa, mentre prima era accordata solo ai Carmelitani di Francia e d’Italia. Successivamente Pio X, nella sua opera volta a ripristinare la supremazia liturgica della domenica sulle altre celebrazioni, la trasferì al mercoledì dopo la III Domenica del Tempo Pasquale. Pio XII nel discorso del 1° maggio 1955, in occasione del decimo anniversario delle ACLI, ripropose san Giuseppe come patrono e modello al mondo del lavoro e istituì la festa liturgica di san Giuseppe operaio, affermando: «Il 1° maggio è e sarà … festa cristiana, cioè giorno di giubilo per il concreto e progressivo trionfo degli ideali cristiani della grande famiglia del lavoro…. Amiamo annunziarvi la Nostra determinazione di istituire – come di fatto istituiamo – la festa liturgica di san Giuseppe artigiano, assegnando ad essa precisamente il giorno 1° maggio». Il competente dicastero vaticano predispose anche nuovi testi liturgici appropriati. La riforma liturgica promossa del Concilio Vaticano II, dopo aver sottolineato che «le feste dei santi proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare», invita a far sì che «perché le feste dei santi non abbiano a prevalere sulle feste che commemorano i misteri della salvezza, molte di esse siano celebrate da ciascuna Chiesa particolare, nazione o famiglia religiosa; siano invece estese a tutta la Chiesa soltanto quelle che celebrano santi di importanza veramente universale» (Sacrosanctum Con­cilium, 111). Per questo: «il sacerdote tenga presente più il bene spirituale del popolo di Dio che la propria personale inclinazione. Si ricordi anche che la scelta di queste parti si deve fare insieme con i ministri e con coloro che svolgono qualche ufficio nella celebrazione, senza escludere i fedeli in ciò che li riguarda direttamente» (Ordinamento Generale del Messale Romano, ed. 2003).

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