A 40 anni di distanza dalla III Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano a Puebla, Francesco riceve in udienza i partecipanti al Congresso riunito a Roma per approfondire il significato e le sfide di questo storico avvenimento
“ Evangelii gaudium è un elegante plagio di Evangelii nuntiandi e del documento di Aparecida. ”
Il Pontefice, che all'epoca era Provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina, ripercorre ricordi personali per indicare quanto seguisse da vicino i lavori della Conferenza di cui mette in rilievo gli aspetti più innovativi e coraggiosi:
La novità di un’autocoscienza storica della Chiesa in America Latina; una buona ecclesiologia che riprende l’immagine e il cammino del popolo di Dio nel Concilio Vaticano II; una mariologia ben inculturata; i capitoli più ricchi e creativi sull’evangelizzazione della cultura e della pietà popolare in America Latina, questo dell'evangelizzazione delle culture, ha gettato fondamenta solide per andare avanti; la critica coraggiosa al non riconoscimento dei diritti umani e delle libertà in quei tempi che si vivevano nella regione, e le opzioni per i giovani, i poveri e i costruttori della società.
E se Puebla, dice ancora il Papa, "ha gettato le basi e ha aperto cammini verso Aparecida", a Puebla grazie alle ispirazioni nate dalla Conferenza di Medellín "si è compiuto un passo avanti nel cammino della Chiesa latinoamericana verso la sua maturità".
A chiusura, l'invito di Francesco, è rivolto allo studio di tutti questi documenti dell'episcopato latinoamericano "capaci di portare avanti le ricchezze molto grandi dell'America Latina", prima tra tutte la pietà popolare: "ricca perchè non clericalizzata", aggiunge, e che con la riflessione maturata ad Aparecida diventa spiritualità popolare.