Il “segreto di Fatima” è una fotografia rapida e con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione. È una visone rapida sulla «Chiesa dei martiri del secolo ormai trascorso. Nessun grande mistero viene svelato; il velo del futuro non viene squarciato».
Iniziava così l’intervento che il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, fece il 26 giugno del 2000 in una sala stampa vaticana affollatissima.
L’evento era atteso e annunciato. Non tanto tempo prima a Fatima, il 13 maggio, Giovanni Paolo II aveva beatificato Francesco e Giacinta e alla fine della messa il cardinale segretario di stato Angelo Sodano aveva annunciato che il “terzo segreto” sarebbe stato pubblicato e spiegato. «Tale testo – disse – costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico».
Il cardinale Ratzinger spiegò la differenza tra rivelazione pubblica e privata, e chi è il “veggente”, la storia, il perché anche di una apparizione che nel caso di Fatima è «un intervento tempestivo, ma insolito; che giunge nell'ora del bisogno, ma in una località sperduta a persone non protagoniste dei grandi dibattiti religiosi e culturali del momento. E si compie sotto forma non tanto di discorsi lunghi, articolati e documentati, ma sotto forma di visioni, brevi, incisive, fortemente suggestive, dal caratteristico linguaggio simbolico».
In una comunicazione letta il 13 maggio 2000 a Fatima, presente il papa: «Tale testo costituisce una visione profetica paragonabile a quelle della Sacra Scrittura, che non descrivono in senso fotografico i dettagli degli avvenimenti futuri, ma sintetizzano e condensano su un medesimo sfondo fatti che si distendono nel tempo in una successione e in una durata non precisate. Di conseguenza la chiave di lettura del testo non può che essere di carattere simbolico. La visione di Fatima riguarda soprattutto la lotta dei sistemi atei contro la Chiesa e i cristiani e descrive l’immane sofferenza dei testimoni della fede dell’ultimo secolo del secondo millennio. È una interminabile via crucis guidata dai papi del ventesimo secolo. Secondo l’interpretazione dei pastorelli, interpretazione confermata anche recentemente da suor Lucia, il «Vescovo vestito di bianco» che prega per tutti i fedeli è il papa. Anch’egli, camminando faticosamente verso la croce tra i cadaveri dei martirizzati (vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e numerosi laici) cade a terra come morto, sotto i colpi di arma da fuoco».