Quest’anno è il centenario della
elezione di Pio XI. Il suo pontificato si svolse tra due guerre mondiali. Fu vero pastore per la Chiesa. Conobbe bene
e aiutò le opere di don Guanella.
di Lorenzo Bianchi
Achille Ratti, nato a Desio (Milano) il 31 maggio 1857 e figlio del direttore della locale filanda, dopo aver frequentato il Seminario Lombardo a Roma, nel 1879 (aveva ventidue anni e mezzo di età) viene ordinato sacerdote.
Terminati gli studi, dal 1882 insegna al Seminario teologico di Milano e dal 1888 entra alla Biblioteca Ambrosiana, della quale è prefetto dal 1907 al 1912. Chiamato a Roma alla Biblioteca Apostolica Vaticana, dal 1914 ne diviene prefetto, ma, dopo solo quattro anni, alla fine della Prima guerra mondiale, è inviato da Benedetto XV in Polonia e in Lituania e nel 1919 viene consacrato vescovo nella Cattedrale di San Giovanni di Varsavia. Quando nel 1920 la Polonia viene invasa dalle truppe bolsceviche, è l’unico diplomatico a non abbandonare il paese. Richiamato dal papa in Italia, nel 1921 è nominato arcivescovo di Milano e cardinale. Nel breve periodo milanese inaugura l’Università Cattolica del Sacro Cuore, per la fondazione della quale si era ripetutamente adoperato in passato insieme a padre Agostino Gemelli. Ma a seguito della morte di Benedetto XV, il 6 febbraio 1922 viene eletto papa, assumendo il nome di Pio XI. Il giorno dell’elezione, con gesto coraggioso, impartisce la tradizionale benedizione urbi et orbi dalla loggia esterna di San Pietro, cosa che non avveniva dalla presa di Roma nel 1870: è un importante segnale di riconciliazione tra la Santa Sede e l’Italia, sancita pochi anni dopo, l’11 febbraio 1929, con i Patti Lateranensi e la nascita dello Stato della Città del Vaticano.
Se in Italia Pio XI raggiunge con lo Stato italiano la pace religiosa, durante gli anni del suo pontificato altri avvenimenti sconvolgono la vita del popolo cristiano. Innanzi tutto la violentissima persecuzione in Messico a opera del governo massonico, condannata da Pio XI il 18 novembre 1926 nell’enciclica Iniquis afflictisque: «Se nei primi secoli della Chiesa e in altri tempi successivi si trattarono i cristiani in modo più atroce, non accadde forse mai e in nessun luogo che, conculcando e violando i diritti di Dio e della Chiesa, un ristretto numero di uomini, senza alcun riguardo alle glorie avite, senza sentimento di pietà verso i propri concittadini, soffocasse in ogni modo la libertà della maggioranza con arti così meditate, aggiungendovi una parvenza di legislazione per mascherare l’arbitrio». Qualche anno dopo, nel 1936, una violenta persecuzione colpisce la Chiesa in Spagna, nel corso della drammatica guerra civile spagnola quando, sotto il governo del Fronte popolare marxista-leninista, la Chiesa quasi venne annientata e molti sacerdoti e suore messi a morte in maniera inumana.
Ma soprattutto il pontificato di Pio XI è attraversato da due violente ideologie politiche: il nazionalsocialismo di Hitler e il comunismo dell’Unione Sovietica di Stalin, entrambe antitetiche al sentire cristiano. Nel 1937 Pio XI interviene con due encicliche: il 14 marzo con la Mit brennender Sorge (Con viva ansia) contro il Reich nazista e il 19 marzo con la Divini Redemptoris contro il comunismo ateo dominante in Russia. In Italia, nonostante i Patti lateranensi del 1929, Pio XI deve affrontare l’atteggiamento vessatorio del governo fascista, che nel 1931 giunge a sciogliere le associazioni giovanili e universitarie dell’Azione Cattolica.
Nel turbine di tutti questi avvenimenti epocali per l’intera Chiesa, Pio XI rimase sacerdote nel più ampio significato della parola, prendendosi cura di accrescere l’attività missionaria, preoccupandosi della vita delle Chiese orientali, dedicandosi alla formazione e alla santificazione del clero, indicando, con le canonizzazioni celebrate nuovi esempi per il popolo cristiano (Giovanni Fisher e Tommaso Moro vittime dello scisma di Enrico VIII; Giovanni Bosco fondatore dei Salesiani; Teresa del Bambino Gesù modello di semplicità e di carità) e favorendo le attività devozionali e caritative.
A questo punto vanno ricordati gli atti che volle compiere nei confronti dei Guanelliani (Servi della Carità): dapprima l’approvazione temporanea delle Costituzioni firmata il 10 luglio 1928 dal cardinale Camillo Laurenti, grande amico e protettore dell’Opera Don Guanella, poi quella definitiva il 10 luglio 1935. Questa seconda approvazione fu voluta in special maniera dal papa, che aggiunse una personale benedizione per i religiosi e i loro “clienti”; così chiamava i poveri che venivano assistiti dai guanelliani. In un’udienza loro concessa quell’anno, chiamò gli ospiti dell’Opera Don Guanella testualmente «vasta clientela tanto più vicina a Dio e cara al Sacro Cuore di Gesù Cristo, quanto più lontana e spregiata dal mondo». Il 21 dicembre 1938 Pio XI approvò oralmente la relazione della Sacra Congregazione dei Riti (fu l’ultimo atto presentatogli da detta Congregazione prima della sua morte) per l’introduzione della Causa Apostolica del fondatore don Luigi Guanella; in quell’occasione il papa stesso lo aveva chiamato con il singolare ma significativo titolo di «Garibaldi della carità».
Per quanto riguarda la Pia Unione del Transito di san Giuseppe, già approvata dai suoi predecessori, Pio XI con il breve Romani Pontifices del 29 giugno 1923 ne ribadì le indulgenze e i privilegi spirituali, rimasti in vigore fino alla riforma delle indulgenze sancita da Paolo VI nel 1968.
Gravemente ammalatosi nel gennaio 1939, Achille Ratti morì il successivo il 10 febbraio, alla vigilia di compiere il diciassettesimo anno di pontificato.