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Base di una crescita armonica del bambino è l’accettazione delle regole, perché favorisce la capacità di convivenza con gli altri. Con l’aiuto dello sport e della vita in gruppo

di Ezio Aceti

completamento delle tappe di sviluppo del bambino nella scuola elementare, tratteremo ora della sua crescita sociale, in particolare delle regole per la vita con gli altri, poi dello sport e del gruppo.

1. Le regole e la vita con gli altri

Chiediamoci: come vivono le regole i bambini nell’età della scuola elementare? Riescono a comprenderle nella loro sostanza?

Quella dai 6 agli 8 anni è un’età di grande espansione intellettuale e può
dunque accadere che bambine e bambini, in una sorta di anticipazione dell’adolescenza, contestino le regole stabilite e seguite dai genitori. Utilizzano questa strategia per capire se le regole sono veramente importanti e non arbitrarie e se i genitori sono coerenti e determinati nel farle rispettare. Quando le regole sono adatte all’età e gli adulti sono coerenti nel richiederne il rispetto, i bambini possono qualche volta protestare o disobbedire, ma poi arrivano a comprendere che le regole non soltanto indicano un percorso, ma hanno anche il pregio di proteggerli.

Quale è allora l’educazione corretta? L’educazione a questa età si può definire come un “accordo”. È una forma di contratto e di concordanza, che delinea il modo di convivere fra le persone grandi, autonome, in grado di decidere e mantenere gli impegni. Infatti adesso il bambino è potenzialmente grande e una relazione rispettosa della sua dignità deve promuovere la sua autonomia, permettendogli un po’ alla volta di diventare indipendente. Come accade tra i grandi, sarebbe allora importante concordare tutto e aiutarlo a mantenere tali accordi, nonostante le fatiche e i sacrifici che questi a volte comportano.

Bisogna però anche constatare che, a causa dell’educazione per lo più gestita dalla figura materna e dalle insegnanti prevalentemente donne, lo sviluppo dell’autonomia è spesso compromesso e rallentato. La madre infatti sente il bambino ancora troppo “parte di sé” e fa molta fatica a considerarlo nella sua autonomia e libertà di pensiero.

Così accade che la modalità relazionale sia ancora troppo caratterizzata dall’imposizione, dal “rendere conto” di tutto alla madre e spesso ci sia una vera e propria ingerenza nelle attività del bambino. Tutto ciò è dovuto per lo più alla mancanza del papà, il quale, a questa età del bambino, delega l’educazione quasi esclusivamente alla mamma. Se è vero che i padri non sono oggi in grado di educare come le madri, tale situazione di delega dovrà necessariamente essere superata. Sin dalla nascita e dagli anni della scuola dell’infanzia, il bambino ha bisogno di entrambi i genitori, anche se prevalentemente è la madre che si occupa di fornire le cure necessarie. Ma nella fase della scuola elementare il bambino necessita soprattutto del padre ed è importante che si sganci dalla madre, per stare sempre più nella realtà in maniera autonoma.

Il sistema più importante per agevolare questa autonomia è il “sostegno”. Infatti è fondamentale che i bambini siano in grado di credere alle proprie capacità, nonostante gli errori dovuti all’inesperienza e all’immaturità. Occorre sostenerli quando fanno bene, manifestando la nostra gioia e gratitudine per i risultati raggiunti. Naturalmente occorre sostenerli anche quando i risultati sono negativi, manifestando il nostro disappunto, ma incoraggiandoli circa le capacità che hanno di ricominciare.

Il vero "sostegno" si manifesta
quando ci fidiamo di loro e li aiutiamo a organizzare il loro tempo (studio, gioco, ecc.), ma soprattutto quando li aiutiamo a gestire la loro scuola, coinvolgendoli nei colloqui con gli insegnanti e sostenendoli ogni volta che si manifesta qualche difficoltà nella classe. Tutto ciò non impedisce di ammonirli quando non sono sinceri o manifestano comportamenti antisociali o prepotenti: sono occasioni per aiutarli a comprendere che la realtà è faticosa, ma che può essere governata senza lasciare spazio alla manipolazione e alla menzogna.

2. Lo sport e il gruppo

È estremamente importante favorire l’inserimento delle bambine e dei bambini in gruppi sportivi che aiutino sia lo sviluppo motorio che quello sociale La squadra di calcio, come quella di pallavolo o di pallacanestro, saranno la palestra in cui esercitare le competenze sociali indispensabili per diventare grandi. La vita di gruppo risulta allora estremamente importante per l’acquisizione delle regole che favoriranno la comunicazione empatica, utile per aiutare i bambini a “mettersi nei panni dell’altro”.

A questa età, soprattutto nelle prime relazioni in gruppo, è facile commettere degli errori e demoralizzarsi per gli sbagli procurati agli altri e a sé stessi. Proprio per questo è di estrema importanza insegnare un valore fondamentale per gli esseri umani: la tolleranza. Tollerare infatti aiuta a comprendere che tutto si può modificare, scusare, ricostruire, purché mettiamo in conto che si può sbagliare e che le nostre fragilità verranno a galla. È necessario allora aiutare il bambino ad accettarsi così com’è.

L’attrattiva che a questa età molti bambini nutrono per i supereroi rappresenta il desiderio di non sbagliare, di essere una persona che vince sempre, di fare sempre bene. Ma noi sappiamo che il bambino non è un supereroe che non sbaglia mai: è un essere umano fragile, che però con la volontà e l’impegno può migliorare. Sappiamo anche che la volontà e l’impegno senza la tolleranza verso i propri sbagli favoriscono il narcisismo e l’efficientismo come valore fondante dell’esistenza. Perdonare sé stessi e gli altri è la base per una crescita sana ed armonica perché favorisce l’uguaglianza e la convivenza.