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Nell’approccio educativo al bambino, l’eliminazione
dei “pre-giudizi” introduce l’adulto nel mondo infantile
con un atteggiamento positivo

di Ezio Aceti

Iniziamo il nostro percorso sull’educare con cuore aperto, in modo da poter accompagnare i figli in maniera corretta ed efficace. Cerchiamo innanzitutto di togliere alcuni falsi concetti, i “pre-giudizi”, che impediscono di essere disponibili nella relazione educativa. 

I “pre-giudizi”

Quante volte abbiamo sentito le mamme dire: «Mia figlia è una testarda... Mio figlio ha un pessimo carattere... È cocciuto e prepotente... Non mi ascolta». Ma anche, sebbene più raramente: «Ha un bel carattere... È disponibile e socievole... Ha un temperamento dolce e tranquillo».

Tutte queste espressioni sono in realtà errate e non hanno alcun fondamento scientifico. I “pre-giudizi” rappresentano la più grande minaccia alla crescita del bambino, perché tendono a etichettarlo e a condizionarlo. Infatti i “pre-giudizi” sono categorie valutative obsolete e sorpassate: si basano su impressioni e sensazioni che interpretano i comportamenti dei bambini senza conoscere i motivi delle loro azioni. Il bambino ha un proprio modo di interpretare la realtà e quindi agisce di conseguenza, di solito senza alcuna componente malevola nelle sue intenzioni.

Allora il nostro primo compito è quello di sradicare dal pensiero dei genitori i “pre-giudizi”, per permettere una relazione educativa libera e positiva. I “pre-giudizi” sono una scorciatoia che ci impedisce di affrontare la complessità delle cose, ostacolando a priori ogni relazione e dialogo.

La conoscenza dello sviluppo evolutivo e l’incremento della ricerca nel campo della psicopedagogia hanno gettato luce sulle dinamiche educative. I “pre-giudizi” sono stati smascherati nei loro cardini assoluti e devono essere considerati come vere e proprie minacce alla dinamica educativa. Cerchiamo allora di conoscere almeno i tre “pre-giudizi” più frequenti, che impediscono una visione oggettiva dei bambini.

Pre-giudizio sul carattere

È stato il grande filosofo francese Blaise Pascal (1623-1662) a offrire un importante contributo per lo smascheramento di questo "pre-giudizio", quando in un suo famoso pensée dice: «L’uomo non è né un angelo, né una bestia». In tal modo testimonia che non c’è carattere bello o brutto, ma ciascuno possiede la propria indole, il proprio carattere. Ed essendo questo “plastico”, se viene ben governato può compiere azioni positive e meravigliose; viceversa, se non è guidato o ritenuto immodificabile, può manifestare errori e confusioni. Quando un genitore o un educatore dicono a un bambino che è cattivo o che ha un brutto carattere, precludono la sua crescita, provocano in lui la convinzione che è “fatto male” e non potrà migliorare.

Pre-giudizio sulla relazione

Questo “pre-giudizio” ritiene che nei rapporti o nell’educazione c’è sempre uno che ha ragione e l’altro che ha torto. Questo modo di pensare presenta un pericolo profondo, in quanto si ritiene che ci sia qualcuno portatore di verità assoluta. In realtà quasi sempre nel rapporto e nell’educazione ci sono ragioni e torti da entrambi le parti. Quante volte si dice al bambino: «Io sono tuo padre (o tua madre) e so quello che è bene per te... Tu non capisci e devi obbedire perché hai torto». Questo modo di fare ha luogo quando gli adulti non conoscono lo sviluppo del bambino e tendono a utilizzare il loro potere dovuto alla differenza di età.

Pre-giudizio sull’amore

Questo “pre-giudizio” ritiene che senza l’attrattiva emotiva dell’amore non si possa fare più niente e si debba interrompere ogni relazione. Alla base di questo modo di pensare c’è una forma di pensiero quasi esoterico per cui esistono la fortuna e la sfortuna. Si ritiene che esista l’anima gemella, che sia un “vento” favorevole o sfavorevole a determinare i comportamenti delle persone. La superstizione, il pensiero magico, l’attesa della buona sorte condizionano e bloccano spesso persone fragili e ingenue, convinte che ci sia un destino che stabilisce chi merita e chi no. Quanti maghi e fattucchiere prosperano su queste credenze, frutto di convinzioni sbagliate! In realtà l’amore si educa, si impara e si può far crescere. Nella relazione amorosa non ci si ferma solo al sentimento, ma si mettono in gioco tutte le facoltà, da quelle intellettive a quelle volitive. E occorre iniziare sin da piccoli a credere che le relazioni si apprendono e si educano. Quante volte la persona ritenuta antipatica ci è divenuta simpatica dopo che con questa abbiamo stabilito e alimentato un rapporto! Sapere che l’amore si può educare significa essere certi che si può sempre amare e che questa capacità si rinforza con l’esercizio.

Il mondo del bambino

Dopo aver tolto i “pre-giudizi” dalla relazione educativa, è arrivato ora il momento di fare un passo nel mondo del bambino. L’incontro con il bambino infatti introduce nella condizione dell’essere-persona; una persona che, sin dai suoi albori, è dotata di intelligenza e di volontà, è predisposta in modo naturale alla crescita di tutto il suo essere, ha le caratteristiche per lasciare un’impronta del suo passaggio nella storia. Ciò che la pedagogia ha conquistato nei secoli – ovvero la distinzione tra le specificità del bambino e quelle dell’adulto, cancellando la visione del bambino quale adulto imperfetto – non deve farci dimenticare che bambini e adulti hanno più cose in comune di quante siano le differenze tra loro.

Continueremo nei prossimi articoli l’avventura educativa, sicuri che, nonostante le fragilità di ciascuno, è sempre possibile educare. Sempre! Perché con noi c’è lui, il nostro Maestro Gesù, che ci accompagna.