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Una serie di articoli per scoprire la bellezza di ogni tappa dello sviluppo umano, ma anche le regole della crescita

di Ezio Aceti

La società contemporanea è caratterizzata da un forte sviluppo scientifico e tecnologico, che ha permesso analisi e approfondimenti tali da raggiungere risultati fino a pochi anni fa insperati. Ne è un esempio evidente l’atterraggio della sonda spaziale Performance su Marte, in grado di trasmettere sulla terra immagini di una nitidezza tale da far pensare che provengano da un isolato dietro casa nostra. Fino a poco tempo fa tutto ciò sembrava un sogno, una chimera; l’essere riusciti in una simile impresa ci può a ragione portare a dire che siamo stati bravi! 

Ma, ma…. Ma il rovescio della medaglia sta lì a ricordarci che non è tutto oro quello che brilla e che, per quanto riguarda le relazioni umane, i rapporti fra di noi, i comportamenti con i nostri simili, sembra che tutto sia rimasto fermo e che, in alcuni casi, sia addirittura regredito.

Per non parlare poi della mancanza di equità nella distribuzione di queste scoperte e soprattutto della maggior disparità fra persone ricche e povere. Da tutto ciò risulta evidente una verità inconfutabile: lo sviluppo tecnologico è arrivato a livelli altissimi, mentre lo sviluppo educativo è ancora fermo.

Perché, perché?

Perché il progresso scientifico da solo non è sufficiente, se non viene supportato da un ulteriore progresso umano e valoriale. Questa divisione profonda fra la tecnologia e la pedagogia culturale è il punto cruciale contemporaneo.

È papa Francesco a rammentarcelo, quando, per descrivere il degrado delle nostre relazioni, fa riferimento alla “terza guerra mondiale”, caratterizzata dalle molteplici rivalità cruente sparse sull’intero pianeta. Se, per un attimo, ci soffermiamo ad analizzare l’origine di tutto ciò, non possiamo non constatare la grande incapacità degli uomini di convivere fra di loro in modo pacifico e proficuo. Alcuni studiosi poi si sono spinti oltre, individuando nel genere umano il gene dell’odio e dell’aggressività come costitutivo sin dall’origine. Insomma: il male è tale da indurci ragionevolmente a credere che sia importante intervenire.

Ma come? Papa Francesco, vista l’urgenza del fenomeno, nel maggio 2020 ha promosso nel mondo, mediante il suo documento Patto globale dell’Educazione, una attenzione specifica alle relazioni, soprattutto alle più naturali e vitali. In questo documento, lo slogan più volte ripetuto dal Papa fa riferimento al famoso detto africano: «Per fare un bambino ci vuole un villaggio», come programma specifico per il mondo.

Esso richiama a un coinvolgimento di tutti (dai genitori agli insegnanti, dagli educatori ai sacerdoti, dai governatori ai sindaci, dal semplice cittadino al personaggio famoso) per un patto, un accordo in grado di salvaguardare i bambini e le giovani generazioni.

Ecco le parole del Papa: «In un villaggio come questo è più facile raggiungere una convergenza globale per un’educazione portatrice di un’alleanza tra tutte le componenti di una persona. [...] Vi invito a promuovere insieme, attraverso un patto educativo comune, le dinamiche che danno senso alla storia e la trasformano in senso positivo» (Messaggio per il lancio del Patto Educativo Globale, 12 settembre 2019). E ancora: «Vogliamo impegnarci con coraggio per dare vita a un progetto educativo nei nostri rispettivi paesi di origine, investendo le nostre migliori energie e avviando processi creativi e trasformativi in collaborazione con la società civile». (Riunione per il rilancio del Patto, 15 ottobre 2020).

Non si tratta allora di impedire o rallentare il cammino tecnologico, ma di investire risorse, pensiero e attenzioni alla dimensione educativa relazionale. Soprattutto è necessario mettere al centro la realtà più importante del vivere umano, e cioè la famiglia. La famiglia infatti è il primo nucleo sociale per l’educazione dei figli e agisce come fattore di socializzazione.

Il bambino nasce, vive e cresce nell’ambiente familiare che provvede ai suoi bisogni primari, influenzando il suo sviluppo psichico in modo determinante. L’ambiente consente al bambino di trovare le condizioni adatte allo sviluppo della sua personalità, di integrarsi successivamente nella scuola con i suoi pari e di sviluppare la sua indipendenza e la sua autonomia.

Il rapporto tra genitori e figli è un tassello fondamentale per la crescita e lo sviluppo di un individuo. Il senso di sé e della propria identità si fondano sulla realtà dei legami affettivi sperimentati a partire dai primissimi anni. È urgente allora promuovere una vera e propria taskforce al servizio della famiglia, perché la famiglia è il luogo principale ove ogni essere umano cresce e si sviluppa. La famiglia è l’humus pedagogico per eccellenza.

La rubrica 

Un “patto globale sull’educazione” è quanto questa mia rubrica si propone di fare con tutti i lettori, con l’auspicio che quanto sarà descritto nei vari articoli possa aiutare a comprendere la grandezza e la preziosità di ogni persona che merita di essere conosciuta, curata e sostenuta sin dalla nascita. Percorreremo insieme, in una decina di articoli, le tappe evolutive della persona, dalla nascita, fino alla età senile, con l’intento non solo di scoprire la bellezza di ogni tappa dello sviluppo, ma anche di sapere quanto sia importante conoscere le regole della crescita.