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di Carlo Lapucci

I rotiferi sono giustamente considerati meraviglie della natura. Sono animali di dubbia collocazione sistematica, microscopici che da 0,04 possono arrivare anche a 2 mm. Popolano inavvertiti a miriadi le zone umide: solo talvolta, riproducendosi, colorano di rosso tratti d’un lago o d’uno stagno. I più vivono in acque dolci, ma si trovano anche nel mare; sono adattabili, resistono al disseccamento e sopravvivono a temperature estreme. Se ne conoscono oltre 1500 specie.

Devono il loro nome (portatori di ruota) a un apparato ciliare , il cui movimento appare come un mulinello che usano per nutrirsi e nuotare. Sono oggetto di continui studi perché sembra che sia detentore di misteriose facoltà strabilianti ancora ignote.

Hanno il corpo completamente trasparente tanto che al microscopio si ossrvano le sue varie funzioni e gli organi interni. La facoltà più stupefacente è quella di sopravvivere al suo completo disseccamento per lunghi periodi, tornando nella forma primitiva non appena ritrova l’umidità.

Al momento che l’ambiente inaridisce l’animaletto ritira la testa e la coda, prende la forma d’un minuscolo bottone, s’appiattisce, assume l’aspetto d’un minerale, facendo scomparire ogni segno di vita.

Il fatto portentoso è che il rotifero, non appena ritova l’umidità o l’acqua, resuscita da questa morte tornando perfettamente uguale a prima, continuando a vivere da dove era rimasto. Il suo letargo o pietrificazione può essere lunghissimo: gli scienziati lo hanno accertato ben oltre i venti anni.

In questa forma d’ibernazione i rotiferi, presenti quasi dovunque, sollevati dai venti, portati dalle acque, alloggiati in tutto ciò che si muove, microscopici e senza peso, incuranti del clima e delle temperature, vagano per oceani, continenti, spazi, o sprofondando nella terra.

Si pensa che il rotifero solchi i cieli, raggiunga altri pianeti per resuscitare in una goccia d’acqua. Dove nasconde la vita quando scompare? Di che natura è la sua forza indistruttibile? Hanno anche le altre creature una simile facoltà ancora ignorata in cui la vita non appare o scompare, ma trasmigra d’apparizione in apparizione?

La mancanza d’osservazione e di conoscenza degli esseri viventi chiude la nostra vita in ben ristretti orizzonti, mentre le possibilità materiali della natura sono immense. Il tempo e lo spazio, che per noi sono anguste celle quasi d’un carcere, si dilatano in certi esseri a dismisura. Il letargo, l’ibernazione, il polline che pare quasi indistruttibile, la velocità dei corpi, della luce e il comportamento di certi esseri come i pesci che sopravvivono nei laghi che si prosciugano, piante come la carlina, la rosa del deserto, pare che vogliano mostrare come sia labile il concetto di miracolo.