Il Papa alle generazioni in un cammino solidale
La domenica precedente all’apertura del Sinodo speciale sulla pastorale della famiglia e l’evangelizzazione, papa Francesco ha voluto invitare a Roma i nonni e le nonne e ha coniato per le famiglie dei figli una nuova beatitudine: «Beate quelle famiglie che hanno i nonni vicini. Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte». In quell’occasione ha voluto salutare anche papa Benedetto con un affettuoso appellativo di «nonno», esprimendo anche la gioia della sua vicinanza, «perché è come avere un nonno saggio in casa».
Erano più di quarantamila i nonni accanto a papa Francesco e a Benedetto XVI. La loro presenza è stata un dono fatto non solo alla Chiesa universale, ma alle società civili di diverse matrici culturali affinché abbiano sempre una maggior attenzione alla proficua presenza degli anziani. I nonni sono la memoria viva necessaria per costruire il presente e guardare con fiducia il futuro.
Per questo il Papa ha sostenuto che «La vecchiaia, in modo particolare, è un tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata: ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama a essere vicino a chi ha bisogno. Gli anziani, i nonni hanno una capacità di capire le situazioni più difficili: una grande capacità! E quando pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente!».
«Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli (cfr Sal 128,6), è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l’eredità più preziosa! Beate quelle famiglie cha hanno i nonni vicini!».
Accanto alla beatitudine per i figli, papa Francesco non ha taciuto sui disagi e le difficoltà di molti anziani, come pure la tentazione di uno sfruttamento finanziario della loro situazione di difficoltà. «Non sempre l’anziano, il nonno, la nonna, ha una famiglia che può accoglierlo. E allora ben vengano le case per gli anziani, purché siano veramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani, e non per gli interessi di qualcun altro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivono dimenticati, come nascosti, trascurati. Mi sento vicino ai tanti anziani che vivono in questi Istituti, e penso con gratitudine a quanti li vanno a visitare e si prendono cura di loro. Le case per anziani dovrebbero essere dei “polmoni” di umanità in un paese, in un quartiere, in una parrocchia; dovrebbero essere dei “santuari” di umanità, dove chi è vecchio e debole, è curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore. Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi!».
«Però esiste anche la realtà dell’abbandono degli anziani: quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia nascosta! E’ l’effetto di quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Si scartano i bambini, si scartano i giovani, perché non hanno lavoro, e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico “equilibrato”, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro. Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto!».
«Noi cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà - ha proseguito il Papa -, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone. Come cristiani e come cittadini, siamo chiamati a immaginare, con fantasia e sapienza, le strade per affrontare questa sfida. Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro! Perché non ha futuro? Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici».
Alle generazioni del presente è affidata la responsabilità di vitalizzare le radici della famiglia così da rimanere alberi vivi, che anche nella vecchiaia non smettono di portare frutto. Come dare linfa a queste radici? Il Papa suggerisce di utilizzare «la preghiera, la lettura del Vangelo, e praticare le opere di misericordia».
Papa Francesco ha salutato gli anziani augurando di avere la bella gioia di «accarezzare un bambino e lasciarsi accarezzare da un nonno e da una nonna».