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di Giosy Cento

Sull’umile grotta-casa di Bethlehem scende, nella Santa Notte, il canto divino del Coro e del­l’Orchestra celeste: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini”. Rimbalzato per secoli, nelle orecchie e nei cuori, questo breve inno accende sempre, davanti agli occhi, l’immagine viva dell’uomo-Dio diventato carne e tenerezza toccabile.
è diventato un inno eucaristico perché, anche nel pane e nel vino, si tocca e si abbraccia Cristo in ogni istante della storia, fino alla fine del tempo, con infinito amore. In questo momento della celebrazione, soprattutto nella domenica e nelle feste, è il canto del “Grazie a Te, Signore, che, dall’alto dei cieli, compi meraviglie di pace totale, cioè di salvezza, in mezzo a tutti gli uomini”. è anche la preghiera più bella e più giusta, ma forse anche un po’ dimenticata da parte di noi figli nei riguardi della Trinità, dal cui amore infinito tutto e tutti noi proveniamo. Gesù disse grazie al lebbroso che lo ringraziava, perché vi leggeva un frammento di riconoscenza dei dieci lebbrosi guariti. Dio dona sempre tutto gratuitamente (appena ci svegliamo: la vita, l’aria che respiriamo, il sole, papà e mamma, fratelli…), quindi la prima parola di ogni giorno dovrebbe essere un grande e sincero “Grazie, lode a Te, Signore, al quale tutto dobbiamo. Risplenda la tua maestà e potenza nel cielo e su di noi. A te ci affidiamo e vogliamo, come singoli e famiglia, essere la… tua Gloria sulla terra!”. Se la realizzazione dell’amore, se la famiglia, se un figlio è il top dell’esistenza, la preghiera di ringraziamento per le meraviglie che Dio opera nella Famiglia deve diventare continuo grazie, come un ritornello ripetuto all’infinito: “Gloria a Dio”. Perché nulla esiste e si compie senza di Lui, anche se chiede sempre la nostra collaborazione. Così cose belle Lui opera in ogni casa dal mattino alla sera e  chi le riconosce, sente il grande bisogno di riconoscere in Lui l’autore delle meraviglie intime, personali, famigliari quotidiane. Così “il gloria in excelsis” della Santa Messa insegna alla famiglia a dire quel grazie che impegna a corrispondere al suo amore e a riversare sulla terra quella pace umana che la famiglia può e deve  trasmettere.
è bello se la donna, moglie, mamma ringrazia per il suo uomo, marito, padre dei figli, riconoscendo in lui “il dono” che Dio le ha regalato, anche se, magari, in quel momento potrebbe sembrare non così bello o facile da portare e sopportare e gli dà un bacio di saluto e si lascia scappare un… “buon lavoro, buona giornata”. Ma questo gesto di fede del ringraziare può aiutare a superare uno stato d’animo, anche di rifiuto, del proprio uomo, riaccettandolo dal cuore del Signore. Un grazie converte.
è bello se l’uomo si fa un segno di croce e ringrazia di quell’amore di donna che ha avuto accanto nella intimità della notte e si è rialzato più motivato per iniziare il nuovo giorno e riesce a dire “arrivederci a stasera; dài, sarà una bella giornata”. Con un nuovo abbraccio, magari non solo fisico. è bello se i due, anche se solo con il cuore, ringraziano per i figli e chiedono forza per educare. “Gloria a Dio quando sono piccoli e ti fanno morire di tenerezza, gloria a Dio quando crescono sani, gloria a Dio quando sono giovani e ti riempiono di preoccupazioni, gloria a Dio quando stanno facendo scelte di vita o di studio o di lavoro che, solo Dio sa, quali sono quelle giuste”.
è bello ringraziare per la vita, per le forze fisiche, per tutte le persone della famiglia a cominciare dai nonni. “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra a tutti”.
“Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua gloria immensa. Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre Onnipotente”. Noi: non è un inno per solisti o solitari, ma per famiglia e comunità. Sarebbe simpatico mettere sullo specchio del bagno un adesivo con scritto: Buongiorno Dio, che tutti, in famiglia, potessero vedere e dire, lavandosi la faccia: noi ti adoriamo come padrone delle nostre esistenze, vogliamo vivere una giornata che mostri nelle nostre opere la tua bellezza e la tua gloria, perché sei il Dio Signore, sei Re del cielo, sei il Padre Onnipotente.
Il gloria della S. Messa ci fa poi rivolgere a Gesù Cristo come agnello di Dio che ha preso su di sè il peccato del mondo e delle persone. (C’è il richiamo alle Invocazioni del kyrie e dell’agnus dei). Lui, nonostante, le nostre infedeltà, sempre presenti, dona la sua vita, si fa ammazzare per noi: immensità dell’amore di Cristo! E la comunità ripete all’Agnello sacrificato: Abbi pietà di noi, donaci la pace. Questo insegna alla famiglia che è l’amore di Cristo che ci unisce e ci riabilita dopo ogni nostro errore e mancanza di amore tra le persone. è, per dirlo con una parola che può sembrare difficile, un perdono teologico, non solo umano. Cioè: quando ti chiedo scusa o mi perdoni in famiglia, in quell’istante è il Signore Gesù che mi e ci perdona rappacificandoci a livelli divini. Certo questo si può fare solo con una grande fede in Cristo, quando si pone tutto l’umano nel Cuore di Gesù.
“Perché Tu…”. Ecco il perché di tutto quello che si è potuto dire, fare e richiedere. Lui è il Santo, (richiamo al momento del Sanctus) è l’Altissimo che vive eternamente con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Il riferimento è la Santa Trinità, l’amore dal quale la famiglia nasce e prende sostanza ogni giorno. Quindi non sono povere riflessioni umane ,ma esperienza radicata nel Dio totale Trinitario, dal quale la famiglia non può mai distaccarsi, perché lì trova il segreto, la forza e il senso dell’unità e della sua indivisibilità.
Amen, sia così.