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di Gianni Gennari

Siamo giunti al Dio “creatore”, e creatore di tutto: cioè di  “cieli e terra”. La narrazione biblica della creazione – vista nel dialogo precedente – è la spiegazione autorevole che enumera tutte le creature dell’unico Dio e le dispone in un ordine preciso, con la doppia categoria della “divisione” prima, e del “riempimento” poi.
La prima divisione è data dalla creazione della luce divisa dalle tenebre, e riempita col sole e le stelle. La seconda divisione è in alto tra le acque di cielo e terra, le prime origine della pioggia e che ospitano gli uccelli, e le seconde con i pesci del mare. Segue poi la divisione delle acque in basso dalla terra asciutta, questa riempita da animali e piante. Ultima creazione, che perfeziona il tutto, è quella dell’uomo, maschio e femmina, immagine somigliantissima di Dio creatore. Ecco che tutto non è soltanto “buono”, ma dopo la creazione dell’uomo e della donna “Dio vide che era molto buono”! Racconto completo e costruito appunto per far comprendere e ricordare a chi ascolta che tutto viene da Dio creatore: una lezione studiata e chiaramente destinata al suo scopo, l’affermazione della unica signoria di Dio, da cui tutto viene.
Dio creatore dell’uomo maschio e femmina, ma col “primato” del maschio, dato culturale di tutti i popoli.
Il secondo capitolo del libro della Genesi – sicuramente più primitivo e carico di tradizioni molteplici – racconta in dettaglio la creazione dell’uomo e dall’uomo della donna: è una caratteristica di tutte le culture antiche, soprattutto mesopotamiche, ma non solo, che affermano il primato dell’uomo maschio sull’uomo femmina, e per questo danno ai due nomi diversi: Adamo è colui che è stato originato dalla terra (adamàh), da lui è tratta Eva, la donna che è origine della vita, e perciò il nome viene dal verbo hajàh, o hawwàh… Inutile, o meglio superfluo, qui, soffermarci sull’aspetto maschilista del racconto, universalmente condiviso da tutte le culture primitive, che ritroveremo presto anche nel seguito. In mezzo una storia di millenni, non ancora del tutto superata. Anzi, nel tentativo di superamento talora le cose sono peggiorate e si sono ritorte contro coloro che si credeva di riscattare e di difendere. Ma questo è un altro aspetto, non qui da prendere in argomento.

Il problema del “buono”  che l’esperienza contraddice: le due domande cruciali.

Infatti a questo punto della nostra ricerca, dopo i capitoli 1 e 2 del racconto biblico che vede tutto “buono”, anzi “molto buono”, e fonda la fede nel Creatore dell’universo intero, sistemando la coppia umana – l’uomo maschio e femmina di Genesi 1, 26 e seguenti – in una realtà di giardino perfetto, il “paradeisos” dei racconti orientali, sorge spontanea una doppia domanda, molto diversa per soggetto che se la pone, ma molto convergente per quello che riguarderà la risposta: la domanda dell’ebreo antico, e la domanda del cristiano di tutti i tempi.
Il primo che si pone la domanda è l’ebreo che ha ascoltato con riverenza il racconto del Saggio della tribù, magari il bimbo cui il nonno ha appena raccontato che Dio è creatore di tutto, e che tutto è buono, anzi molto buono…E la domanda è questa: ma allora, se tutto era buono, anzi molto buono, se Dio creatore ha addirittura finito la sua opera riposando al settimo giorno, da dove viene quella realtà non così semplicemente buona che sperimentiamo ogni giorno? Perché i nostri vecchi muoiono, la salute è minacciata da tante malattie, la mamma ha partorito il fratellino soffrendo tanto, la natura che ci circonda talora ci minaccia e ci schiaccia con la sua violenza, e noi talora ci odiamo l’un l’altro, fino alla violenza, fino alla morte, fino alla fuga di quelli che sono espulsi, minacciati nei beni e nella vita? Ci deve essere qualcosa che è andato storto… Sì, ma cosa?
E a questa domanda antica come l’umanità, che ha risuonato anche nel mondo del popolo di Israele nella sua storia bimillenaria prima dell’era cristiana, può corrispondere anche una nostra domanda di credenti, che proprio sul Credo cominciano a ragionare: un solo Dio, quello in cui “crediamo” solidamente, nel doppio significato di saldezza sulla roccia e di slancio fiducioso che abbiamo visto nelle prime riflessioni di questo nostro lungo percorrere il nostro Credo? Certo, ma allora perché, e da dove, viene la seconda affermazione che al Padre Onnipotente e creatore del tutto fa seguire un Gesù Cristo suo unico Figlio, presentato da sempre come Redentore e Salvatore?
Questa seconda domanda è tutta nostra, e almeno da 2000 anni è nostra anche la risposta di cristiani: Gesù è davvero Salvatore e Redentore. Ma la prima domanda è antica come e più della Bibbia. Ecco perché dopo il capitolo 2 del libro della Genesi arriva il capitolo 3, quello che noi chiamiamo del peccato originale.
è certo che esiste anche il male, è certo che la morte è entrata nel mondo, è esperienza quotidiana il dolore e la rivalità, la malattia e la sofferenza, la violenza della natura che schiaccia i popoli, la divisione tra fratelli fino all’omicidio, l’incomprensione tra l’uomo e la donna, l’incapacità di capirci tra popoli diversi, e tutto ciò che non corrisponde facilmente, o che contrasta decisamente con l’immagine “paradisiaca” – alla lettera – che risulta dai capitoli 1 e 2 del primo libro.
Per la prima domanda, antica come il mondo, è necessaria una spiegazione all’origine dei drammi umani e di quelli apparentemente naturali che constatiamo ogni giorno…
Per la seconda domanda, quella nostra di cristiani che dopo “Dio padre onnipotente”, creatore del tutto, affermiamo Gesù Cristo suo unico Figlio, Redentore e Salvatore…

La colpa d’origine e l’esigenza della redenzione

Ecco la ragione per la quale nel 3° capitolo, come vedremo ampiamente la prossima volta, si affronta il problema molteplice dell’origine del male, in tutte le sue forme, e questa domanda di comprensione trova una prima risposta nel racconto di quello che noi chiamiamo, giustamente, peccato di origine. Nella situazione paradisiaca dell’immaginaria coppia primitiva, l’uomo fatto di terra, appunto “Adamo”, e la donna fonte della vita umana, appunto “Eva”, è accaduto qualcosa che ha cambiato il tutto ed ha posto la base per l’ingresso del limite, e anche del male, nel mondo creato dall’unico Dio. Questo male nel suo manifestarsi originale è descritto appunto nel capitolo 3, con l’evocazione – propria di tutte le culture primitive – dell’origine del male a danno dell’umanità intera, ma in qualche modo scaricata furbamente su due realtà create, la donna da una parte e il serpente dall’altra. Vedremo meglio il tutto nel prossimo incontro, ma fin da ora vale la pena di ricordare che anche nella cultura greca antica, condivisa da quella romana, troviamo la donna e il frutto – Elena e il pomo – e la donna e il serpente – Pandora e il vaso dei serpenti velenosi: esiste dunque un archetipo di origine del male che somiglia a quello del racconto biblico nel capitolo 3: Eva tentata dal serpente, che cede e stacca il frutto dall’albero dono di Dio e lo comunica ad Adamo, che cede ad essa, con quel che segue. Annoto qui, però, che proprio il capitolo 3 del Genesi si conclude con la promessa di un “seme” vittorioso sul male, e quindi con la promessa della salvezza e della redenzione… Sarà il passaggio del nostro percorso nel “Credo” – lo vedremo – dal Dio Creatore a Gesù Cristo salvatore e redentore. Grazie della pazienza, e al prossimo dialogo.