La devozione di san Leonardo da Porto Maurizio
di Bruno Capparoni
Di san Leonardo da Porto Maurizio si ricorda soprattutto la devozione alla Via crucis, che grazie a lui è divenuta una delle preghiere più popolari. Ma tra le sue «Prediche quaresimali», pubblicate dopo la sua morte, ve ne è una, dedicata a san Giuseppe, dalla quale abbiamo tratto il brano qui pubblicato, squisito nel suo riferimento al Transito di san Giuseppe.
San Leonardo nacque a Porto Maurizio (Imperia) il 20 dicembre 1676. Prese l'abito francescano nel 1697 a Roma, nel Ritiro di san Bonaventura al Palatino, fece la professione solenne il 2 ottobre 1698 e diventò sacerdote il 23 settembre 1702. Proprio all'inizio del suo ministero sacerdotale si ammalò di tubercolosi e, dopo cure inefficaci, ottenne la guarigione dall'intercessione della Madonna. Da allora si votò totalmente alla predicazione delle missioni popolari.
Egli aveva una coscienza ben chiara della dinamica della vita cristiana; il missionario può ottenere frutti solo se è lui stesso stabilito interiormente nella fede e nella santità. Uscito dal Ritiro di san Bonaventura, un convento romano dove i frati conducevano intensa vita spirituale in forma appartata, lui stesso fondò altri "ritiri" per i frati che poi lo aiutavano nelle missioni. Affermava che il missionario francescano «colla sequestrazione totale dal mondo [deve] attendere alla pura contemplazione e dopo un acquisto di maggior fervore [deve] ritornare ai conventi per applicarsi più avidamente alla salute dei prossimi». Così fece lui fino alla sua morte, avvenuta il 25 novembre 1751. In oltre quarant'anni anni di apostolato tenne 343 missioni popolari nello Stato Pontificio, nel Granducato di Toscana, nella Repubblica di Genova (compresa la Corsica) e in parte del Regno di Napoli. Ad ascoltarlo accorrevano folle strabocchevoli; a Genova e a Impruneta (Firenze) si radunarono 100.000 persone. Il papa Benedetto XIV, suo contemporaneo, lo definì «gran cacciatore del paradiso».
Chi seguì la sua predicazione affermò che era «un'arte che rispecchia candidamente tutta l'anima sua» e il suo stile rifletteva «un certo fare drammatico, col quale investe e scuote l'uditore senza lasciarlo un momento». Anche la pagina dedicata a san Giuseppe rispecchia questo stile coinvolgente. Eppure egli rifuggiva dal vuoto sentimentalismo e affermava che «si dà più gusto a Dio con un atto interno regolato dal solo lume della fede che con cento atti fondati nella tenerezza sensibile».
Come apostolo della Via Crucis, durante le missioni popolari ne eresse personalmente 572, tra cui la più famosa è quella nel Colosseo a Roma. Diceva della Via crucis che è una «batteria contro l'inferno», una «missione perpetua», una «scala del Paradiso».
Noi però siamo grati a san Leonardo da Porto Maurizio anche per questa semplice e luminosa pagina dedicata a san Giuseppe.
Dagli scritti di San Leonardo
«Rallegratevi devoti di San Giuseppe»
Per convincerci che Giuseppe fu veramente grande come giusto, più grande come sposo, grandissimo come padre, sarà sufficiente considerarlo tra le braccia di Gesù e di Maria al momento di rendere l'anima al suo Creatore. Voi non lo vedete ora disteso su un povero giaciglio; Gesù è da un lato, Maria dall'altro, circondati da una moltitudine infinita di angeli, arcangeli e serafini, che in un atteggiamento rispettoso si preparano a ricevere l' anima santa? Dio mio! Chi potrà dirci con quali sentimenti in quel momento supremo Giuseppe abbia detto il suo addio a Gesù e a Maria? Quali ringraziamenti, quali proteste, quali suppliche, quali scuse da parte di questo santo vegliardo! I suoi occhi parlano, il suo cuore parla, solo la sua lingua tace, ma lo stesso suo silenzio è eloquente. Per un momento egli guarda Maria e Maria gli restituisce lo sguardo, e con quale amore! Talvolta egli si volge verso Gesù e Gesù gli risponde, ma con un sguardo pieno di affetto! Egli prende le mani di Gesù, le preme sul suo cuore, le copre di baci, le bagna di lacrime, e gli dice di tanto in tanto, più col cuore che altrimenti: «Figlio mio, amato figlio mio, io ti raccomando la mia anima...», e premendo la mano di Gesù sul suo cuore, prova un mancamento d'amore. Ah, Giuseppe! Se tu non lasci la mano di colui che è la Vita, tu non potrai morire! Oh, come è dolce morire tenendo la mano di Gesù. L'anima alla fine si stacca dal corpo, prende il suo slancio; ma appena uscita, alla vista di Gesù e di Maria, essa ritorna. Io te lo ripeto, o Giuseppe: se non chiudi i tuoi occhi alla Vita, non puoi morire. O Gesù, Giuseppe non se ne può andare se tu non lo lasci partire. O Maria, Giuseppe non può andarsene se tu non gli dai il permesso. Gesù alza la sua mano, lo benedice e abbraccia il suo amatissimo padre, e così Giuseppe spira in mezzo ai baci e agli abbracci di Gesù. Anima santa, parti! Il posto riservato al tuo merito sublime ti aspetta! Maria starà alla destra di Gesù e tu sarai alla sua sinistra. [...]
Rallegratevi, devoti di san Giuseppe, che il paradiso è vicino a voi; la scala che lo raggiunge non ha che tre gradini, Gesù, Maria, Giuseppe. Ed ecco come si sale e come si scende per questa scala. Per salire, le nostre suppliche vanno messe nelle mani di Giuseppe; egli le presenta a Maria e Maria le consegna a Gesù. In discesa, le disposizioni partono da Gesù, che le concede a Maria ed ella le rimette a Giuseppe. Gesù fa tutto per Maria, perché è suo figlio; Maria ottiene tutto in qualità di madre; e Giuseppe può tutto nella sua condizione di giusto, di sposo, di padre. Amen.