Aprire a Cristo che bussa al cuore
di Gianni Gennari
Una donna samaritana intanto viene al pozzo a prendere acqua. Gesù le dice: «Dammi un po’ d’acqua da bere». Risponde la donna: «Perché tu che vieni dalla Giudea chiedi da bere a me che sono una samaritana?
(Si sa che i Giudei non hanno buoni rapporti con i Samaritani)». Gesù le disse: «Tu non sai chi è che ti ha chiesto da bere e non sai che cosa Dio potrà darti per mezzo di lui. Se tu lo sapessi, saresti tu a chiederglielo, ed egli ti darebbe acquaviva». La donna osserva: «Signore, tu non hai un secchio e il pozzo è profondo. Dove prendi l'acqua viva? Non sei mica più grande di Giacobbe, nostro padre, che usò questo pozzo per sé e per i suoi figli e per le sue bestie, e poi lo lasciò per noi!». (Gv 4, 9-12)
Giovanni coglie l'occasione per spiegare a coloro che leggono il suo evangelo, che tra i Giudei e Samaritani i rapporti non erano tra i migliori.
Ma la donna voleva sottolineare un'altra ragione: Gesù era un uomo, lei era una donna. Alla ragione razziale e religiosa perciò si aggiungeva il pregiudizio: quello maschilista. Per un uomo parlare con una donna era abbassarsi. E allora... Però quello che mi interessa in questa riflessione di oggi è vedere come la donna si sente minacciata dalla domanda dello straniero e risponde aggressiva, risponde facendo, a sua volta, una domanda che pretende risposta immediata.
Quante volte anche noi diventiamo aggressivi perché ci sentiamo minacciati dal nostro prossimo, se non addirittura da Dio, perché avvertiamo che se non siamo aggressivi allora qualcosa dovrà cambiare nella nostra vita. Ce lo ricorda quella splendida frase di san Francesco di Sales, quando scrive: «Quando Dio entra in una casa, tutti i mobili volano dalla finestra». Ecco: forse, l'aggressività di questa donna consiste nell’intuire profondamente, incoscientemente, che questo incontro le cambierà l'esistenza e allora essa si difende, come ci difendiamo dal prossimo e dal Signore quando impiantiamo tante questioni giuridiche di diritti e doveri, sin dove arriva la carità o la giustizia, per impedire al Signore di prendere veramente possesso di questo terreno suo, che è nostra vita e di questo mondo pure suo, che è il nostro cuore.
Bisogna che ci pensiamo di più quando lo sentiremo bussare alla nostra porta per entrare nella nostra vita. Dobbiamo uscire dalla nostra aggressività, dobbiamo accoglierlo senza tener presente il fatto che magari tra di noi e lui fino a quel momento le relazioni non sono state le migliori, come tra i Giudei e i Farisei e Samaritani. Quello che conta non è quello che è stato sino a ieri, quello che conta è quello che può essere da oggi in poi, quando il Signore bussa alla mia porta e alla tua porta. Come questa donna, dopo i primi momenti di aggressività, dopo un tentativo ripetuto di respingerlo, cede, e non fa come Giacobbe che resiste e lotta, ma cede e apre la sua vita alla presenza del Cristo, così anche noi dobbiamo dopo tante resistenze, dopo tanti tentativi di tenerlo fuori dalla nostra vita potremmo finalmente aprirgli la porta del nostro cuore. E, allora, che importa se tutti i mobili volano dalla finestra? Anzi sarà meglio, staremo meglio, noi con il Signore da soli, in questa casa vuota di tutto fuorché di Cristo e degli uomini fratelli suoi.