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Lo sguardo lungo di Dio sugli uomini

di Gianni Gennari

Può capitare qualche volta anche a noi di incontrare qualcuno che ci guarda in faccia appena e ci parla come se ci conoscesse da sempre. Ci accorgiamo di essere di fronte a lui come un libro aperto. Ecco. Qualcosa del genere dev'essere capitato quel giorno a Natanaele: si è accostato a questo figlio del falegname di Nazaret, falegname anche lui, ma con un senso di diffidenza, perché Nazaret era un paese che non godeva buona fama. Doveva essere un paese - chissà? - abbastanza anonimo e di gente poco istruita, o altro... «Può essere che il Messia venga da lì?». Meglio diffidare.

Gesù però conquista Natanaele semplicemente guardandolo negli occhi e facendogli capire che tra loro due già c'è un passato con questa semplice e stupefacente affermazione: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto mentre eri sotto il fico». Così: io ti ho visto prima!

Ora lo dice a noi, lo dice a me e lo dice a te...

Per ognuno di noi è estremamente importante questa coscienza che il Signore ci ama, ci vede, ci segue, ancor prima che qualcuno ci parli di lui. Non nel senso di mettere paura (Dio ti vede! Quindi...), come purtroppo talora può essere stato fatto, anche nel catechismo, di cui siamo stati oggetto. Dio non segue l'uomo come un nemico, come un tiranno, come un aguzzino, come un padrone, come una spia.

E neppure come un cacciatore in cerca di preda.

Dio non è così! Dio, Gesù, è l'amico, il fratello; è colui che condivide fino in fondo; è colui che proprio perché ha condiviso fino in fondo la nostra esperienza di uomini, sa leggere fino in fondo ciò che passa nel nostro cuore. Sa leggere, lui. Ed è quello che qualche volta nella Bibbia è chiamato giustizia di Dio; questa tenerezza di Dio che penetra fino nell'intimo della nostra realtà e che quindi non è come noi, gente dal cuore duro, abituati a vedere le colpe nascoste, ma sa vedere le scusanti nascoste, sa vedere quanta debolezza c'è in noi perché lui lo sa che siamo fatti di polvere, lui lo sa che siamo deboli. Ha sperimentato su se stesso la debolezza umana, non il peccato, ma la debolezza umana. E allora ci capisce.

Come è bello camminare nella consapevolezza che il Signore è accanto

a noi. Camminare nella certezza che lui cammina con noi, che dentro di noi c'è qualcosa di lui. Questo significa che a un credente, a chi sa questo, mai è possibile lo scoraggiamento, mai è possibile guardare il mondo, questo mondo, con disgusto, mai è possibile pensare che la storia vada a rovescio, mai è possibile pensare che il Signore ci abbia dimenticato. Non per sentirci migliori degli altri, perché come il Signore ama noi, così ama tutti, ama soprattutto i piccoli, i peccatori, quelli che si credono lontani, quelli che sono abbandonati da tutti, quelli che non hanno più alcuna speranza o che sentono soltanto l'amarezza della vita.

Questa consapevolezza che Gesù è accanto a noi, vicino a noi, ci è di grande aiuto nella giornata e nella vita intera. Vivere, allora, è sempre vivere insieme, camminare insieme, sperare insieme.

È proprio una grande cosa...