Nella custodia del Creato
Messaggio per la 16ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato, in programma il 1° settembre. L’appuntamento è inserito nel cammino verso la 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che avrà per titolo Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso, che si terrà a Taranto nel mese di ottobre.
a cura di Michele Gatta
«L’epoca che stiamo vivendo è piena di contraddizioni e di opportunità»: è l’esordio del messaggio. «La strada che conduce a Taranto richiede a tutti un supplemento di coinvolgimento perché sia un percorso di Chiesa che intende camminare insieme e con stile sinodale», scrivono i vescovi, che citano l’Instrumentum laboris dell’appuntamento di ottobre: «Il cambiamento climatico continua ad avanzare con danni che sono sempre più grandi e insostenibili. Non c’è più tempo per indugiare: ciò che è necessario è una vera transizione ecologica che arrivi a modificare alcuni presupposti di fondo del nostro modello di sviluppo». L’analisi della Cei esorta ad «una transizione che trasformi in profondità la nostra forma di vita, per realizzare a molti livelli quella conversione ecologica cui invita il VI capitolo dell’Enciclica Laudato si’ di Papa Francesco». «Si tratta di riprendere coraggiosamente il cammino, lasciandoci alle spalle una normalità con elementi contraddittori e insostenibili, per ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano», spiegano i vescovi.
«La transizione ecologica presuppone un nuovo patto sociale, anche in Italia»: transizione ecologica che è insieme sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva, ma anche ecumenica e interreligiosa. È ispirata all’ecologia integrale e coinvolge i diversi livelli dell’esperienza sociale che sono tra loro interdipendenti: le organizzazioni mondiali e i singoli Stati, le aziende e i consumatori, i ricchi e i poveri, gli imprenditori e i lavoratori, le nuove e vecchie generazioni, le Chiese cristiane e le Confessioni religiose: «Ciascuno deve sentirsi coinvolto in un progetto comune, perché avvertiamo come fallimentare l’idea che la società possa migliorare attraverso l’esclusiva ricerca dell’interesse individuale o di gruppo».
Per realizzare tale obiettivo, propone la Cei, occorre approfondire l’educazione alla responsabilità, per «un nuovo umanesimo che abbracci anche la cura della casa comune, coinvolgendo i molti soggetti impegnati nella sfida educativa». Di qui la necessità di «ripensare profondamente l’antropologia, superando forme di antropocentrismo esclusivo e autoreferenziale, per riscoprire quel senso di interconnessione che trova espressione nell’ecologia integrale, in cui sono unite l’ecologia umana con l’ecologia ambientale».
Nello stesso tempo, per i vescovi italiani, è urgente «promuovere una società resiliente e sostenibile dove creazione di valore economico e creazione di lavoro siano perseguite attraverso politiche e strategie attente all’esposizione a rischi ambientali e sanitari». La transizione ecologica, in altre parole, deve essere una “transizione giusta”, capace di valorizzare le “buone pratiche” che aprono la strada ad una “resilienza trasformativa”.