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di Michele Gatta

Papa Francesco, incontrando i partecipanti all’incontro del Segretariato per la giustizia sociale e l’ecologia appartenenti alla Compagnia di Gesù, ha iniziato il suo discorso partendo dalla povertà della capanna di Betlemme: «Ogni anno la liturgia ci invita a contemplare Dio nel candore di un bambino escluso, che veniva tra la sua gente, ma non fu accolto». Questa contemplazione attiva di Dio, del Dio escluso, ci aiuta a scoprire la bellezza di ogni persona emarginata.

Francesco ha invitato i gesuiti a riflettere della loro esperienza di carità fattiva poiché nel sevizio ai poveri hanno potuto incontrare Gesù.

«Nei poveri - proseguito Francesco - voi avete trovato un luogo privilegiato d’incontro con Cristo. È questo un dono prezioso nella vita del seguace di Cristo: ricevere il dono di incontrarlo tra le vittime e i poveri».

L’incontro con Cristo nei suoi prediletti affina la nostra fede. Così è successo per la Compagnia di Gesù: «La nostra fede si è fatta più pasquale, più compassionevole, più tenera, più evangelica nella sua semplicità» in modo particolare nel servizio dei poveri. «Voi avete vissuto una vera trasformazione personale e corporativa nella contemplazione silenziosa del dolore dei vostri fratelli. Una trasformazione che è una conversione, un tornare a guardare il volto del crocifisso, che invita ogni giorno a restare accanto a lui e a deporlo dalla croce».

Seguire Gesù tra i crocefissi.

«Non smettete di offrire questa familiarità con i vulnerabili. Il nostro mondo spezzato e diviso ha bisogno di costruire ponti affinché l’incontro umano permetta a ognuno di noi di scoprire negli ultimi il bel volto del fratello, nel quale ci riconosciamo, e la cui presenza, pur senza parole, esige nel suo bisogno la nostra cura e la nostra solidarietà».

Noi tutti dovremmo essere discepoli di Gesù che non aveva «dove posare il capo» (Mt 8, 20), dedito com’era a predicare «la buona novella del regno» e a curare «ogni sorta di malattie e di infermità» (Mt 4, 23). Seguire Gesù in queste circostanze comporta un insieme di compiti assai impegnativi. Il Papa ha elencato una serie di impegni come «l’accompagnamento alle vittime, per contemplare in loro il volto di nostro Signore crocifisso. Continua attenzione ai bisogni umani che nascono, molte volte innumerevoli e inabbordabili nel loro insieme. Oggi è anche necessario riflettere sulla realtà del mondo, per smascherare i suoi mali, per scoprire le risposte migliori, per generare la creatività apostolica e la profondità». Ma la risposta non può fermarsi qui.

Abbiamo bisogno di una vera “rivoluzione culturale”, una trasformazione del nostro sguardo collettivo, dei nostri atteggiamenti, dei nostri modi di percepirci e di situarci dinanzi al mondo.

Da qui «l’importanza del lavoro lento di trasformazione delle strutture, per mezzo della partecipazione al dialogo pubblico, là dove si prendono le decisioni che condizionano la vita degli ultimi».