L’interrogativo sulle famose, presunte apparizioni mariane a Medjugorje
ha avuto una risposta parziale dal Vaticano. Il Dicastero per la
Dottrina della fede raccomanda i pellegrinaggi alla Regina della pace
perché si ottiene un abbondante frutto spirituale
di don Gabriele Cantaluppi
Nel pomeriggio del 24 giugno 1981 Ivanka Ivanković, quindicenne, e Mirjana Dragičević, sedicenne, stavano passeggiando ai piedi della collina del Podbrdo, nella località di Medjugorje (Bosnia-Erstzegovina). Ivanka disse all’amica di aver visto una figura luminosa: «Guarda, la Gospa!» che in lingua croata significa Madonna. Ritornate al medesimo luogo con Vicka Ivanković, cugina di Ivanka, Marja Pavlović, cugina di Mirjana, con Jakov Čolo e Ivan Dragičević, la Madonna sarebbe apparsa di nuovo all’intero gruppo. Fu quella la prima tappa di un fenomeno che, nonostante le forti opposizioni iniziali del regime marxista jugoslavo, continua a svilupparsi da oltre quarant’anni.
I sei destinatari dei messaggi ricevevano inizialmente le apparizioni sempre alla stessa ora e avrebbero appreso, secondo la loro testimonianza, alcuni segreti che riguardano il destino della Chiesa e dell’intera umanità. In seguito la Madonna non è sempre apparsa nello stesso luogo e le sue apparizioni non hanno sempre avuto la stessa durata: a volte sono durate solo un paio di minuti, a volte ore; una volta pregarono ed attesero lungamente, ma non apparve.
Tutto questo ci fa capire che le apparizioni dipendono solo dalla volontà di colei che appare e che non sono legate al luogo, ma alla persona del veggente ovunque si trovi. Dal 1981 ad oggi, seppure in modo non uniforme, i veggenti continuano ad avere visioni, ma hanno proseguito la loro vita formandosi una famiglia e trasferendosi alcuni all’estero.
L’Autorità Ecclesiastica
Da subito Medjugorje divenne meta di pellegrinaggi numerosi, che non si fermarono neppure negli anni della guerra nella ex Jugoslavia, dal 1992 al 14 dicembre 1995. Nello stesso tempo le autorità ecclesiastiche hanno avviato indagini per chiarire meglio l’autenticità del fenomeno.
Nel 1991 la Conferenza episcopale jugoslava dichiarò che non poteva essere confermata la soprannaturalità delle apparizioni («non constat de supernaturalitate»), ma senza rifiutarla. Papa Benedetto XVI costituì, il 17 marzo 2010, una commissione internazionale di inchiesta presso l’allora Congregazione, oggi Dicastero, per la Dottrina della fede, presieduta dal cardinale Camillo Ruini, che raccolse ed esaminò minuziosamente in diciassette riunioni tutto il materiale disponibile. Il lavoro andò avanti per quasi quattro anni, fino al 17 gennaio 2014, quando la relazione conclusiva fu consegnata a papa Francesco, col relativo voto circa «la soprannaturalità o meno» delle apparizioni. Tredici furono i voti favorevoli al riconoscimento della soprannaturalità, ma da attribuire solo delle prime sette apparizioni, mentre un voto era contrario e uno sospensivo. Circa le apparizioni successive restavano invece dubbi, persistendo l’invito a proseguire nell’approfondimento e nello studio.
Più di recente nel 2017 papa Francesco, che aveva espresso perplessità circa la tempistica e le modalità delle apparizioni mariane ai veggenti di Medjugorje, nominò l’arcivescovo polacco monsignor Henryk Hoser visitatore apostolico per la parrocchia di Medjugorje, evidenziando che si trattava di un «incarico esclusivamente pastorale», finalizzato ad «assicurare un accompagnamento stabile e continuo della comunità parrocchiale e dei fedeli che vi si recano in pellegrinaggio, le cui esigenze richiedono una peculiare attenzione». Alla morte di Hoser, nel 2021 gli è subentrato l’italiano monsignor Aldo Cavalli. Nel frattempo la Santa Sede aveva autorizzato i pellegrinaggi ufficiali riconoscendo l’importanza spirituale del luogo, ma ribadendo che il riconoscimento delle apparizioni rimaneva ancora in fase di studio.
Arriviamo ora a tempi recenti. Il 17 maggio 2024 il Dicastero per la Dottrina della fede ha pubblicato per mandato del Papa il documento Per procedere nel discernimento di presunti fenomeni soprannaturali, che sostituisce integralmente la precedente disciplina, approvata da san Paolo VI nel 1978. Ora a prevalere dovrà essere soprattutto l’atteggiamento di prudenza; non saranno più pubblicate dichiarazioni «de supernaturalitate», ma piuttosto considerazioni pastorali circa l’opportunità di aderire a una presunta manifestazione del divino e la valutazione dei frutti spirituali.
Alla luce delle disposizioni del 17 maggio, lo scorso il 19 settembre 2024 il Papa ha autorizzato lo stesso Dicastero alla pubblicazione di un altro documento La Regina della Pace – Nota circa l’esperienza spirituale legata a Medjugorje.
Le disposizioni attuali
Prima di tutto, c’è il “via libera” ai pellegrinaggi e al culto, dato che «i frutti spirituali maturati negli ultimi quarant’anni sono eccellenti»; tra questi «le abbondanti conversioni, il frequente ritorno alla pratica sacramentale, le numerose vocazioni alla vita presbiterale, religiosa e matrimoniale, l’approfondimento della vita di fede, una più intensa pratica della preghiera, molte riconciliazioni tra coniugi e il rinnovamento della vita matrimoniale e familiare».
Ma ciò non significa che ci sia soprannaturalità nei fenomeni raccontati dai veggenti, né che i loro messaggi siano da attribuire alla Madonna. Su questo per il momento la Santa Sede non si pronuncia. Il prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, il cardinale Víctor Manuel Fernández, ha spiegato che i messaggi, se vengono letti nel loro complesso e vagliati da qualche elemento problematico, sono da considerare «testi edificanti». Tutto questo, viene ribadito, non implica «una dichiarazione del carattere soprannaturale» e dunque non vi è alcun obbligo a credervi.
Il Dicastero invita infine chi si reca a Medjugorje a non incontrare i presunti veggenti (il contatto con loro è «sconsigliato», ha ribadito il cardinale) ma piuttosto ad aprirsi a un incontro di preghiera con Maria, Regina della Pace. Ma la Nota aggiunge esplicitamente che le conclusioni del documento «non implicano un giudizio circa la vita morale dei presunti veggenti» e che in ogni caso qualsiasi genere di dono spirituale «non esige necessariamente la perfezione morale delle persone coinvolte».
I messaggi
Il testo della Nota si sofferma a lungo sui messaggi della Madonna, cercando di separare ciò che appare conforme al Vangelo da ciò che presenta aspetti problematici. Centrale è il messaggio sulla pace intesa non soltanto come assenza di guerra ma anche in un senso spirituale, familiare e sociale. Il titolo più originale che la Madonna attribuisce a sé stessa è infatti “Regina della Pace”.
«Soltanto in Dio si trova la vera gioia dalla quale deriva la vera pace – è affermato in un messaggio – perciò vi chiedo la conversione». Una pace che è frutto della carità vissuta e che implica pure l’amore per quelli che non sono cattolici. Si comprende perché questo aspetto sia sottolineato, considerato il contesto ecumenico e interreligioso della Bosnia, segnata di recente da una terribile guerra a forti componenti religiose. Il Dicastero ha sottolineato il messaggio del 25 novembre 1991, che può essere considerato una sintesi della proposta del Vangelo attraverso Medjugorje: «Desidero avvicinarvi sempre di più a Gesù e al suo cuore ferito».
Ma nella Nota si indicano come problematici quei messaggi che attribuiscono alla Madonna espressioni quali “il mio piano”, “il mio progetto”, che potrebbero generare confusione. In realtà, è richiamato che «tutto quanto Maria compie è sempre al servizio del progetto del Signore e del suo piano divino di salvezza». Come pure non bisogna erroneamente «attribuire a Maria un posto che è unico ed esclusivo del Figlio di Dio fatto uomo».
Chi va pellegrino a Medjugorje intende ripercorrere spiritualmente la sequela di Gesù e rinnovare il proposito di camminare verso di lui. Ci sono luoghi di riferimento, come la collina delle apparizioni chiamata Podbrdo, o anche la chiesa parrocchiale di san Giacomo, il monte Krizevac conosciuto come “monte della croce”, ma occupa il primo piano il luogo non tanto fisico delle apparizioni, bensì quello interiore dell’anima, dove è donata conversione profonda, vocazione autentica nella dedizione, testimonianza della vita secondo lo Spirito, in consonanza con la dottrina dei carismi esposta da san Paolo: «A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune» (1 Cor. 12, 7).
Quindi su Medjugorje non è stata ancora pronunciata la parola “fine”.
Intanto ha fatto molta impressione ciò che don Ambrogio Villa, un esorcista della diocesi di Milano, dice di aver sentito affermare dal demonio durante un esorcismo: «Lei [la Madonna] ama tutti i suoi figli; lei piange per i suoi figli. Quel posto [Medjugorje] è il nostro inferno sulla terra».