La bellezza di Dio e la sua provvidenza si rispecchiano in Maria. Le sue immagini trasmettono grazia e suscitano fiducia che diventa preghiera.
di mons. Angelo Sceppacerca
Mese di Maggio, mese dedicato alla Madonna. Pensare la Madre è avvertire un sentimento di gioia, di gratitudine, perché si contempla l’opera meravigliosa di Dio, che si è realizzata in Maria di Nazareth e che, dopo averla contemplata, diventa invocazione . Il Salmo 98 inizia proprio con l’invito a esultare per le meraviglie del Signore: «Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie». Maria, dopo Gesù, è la meraviglia più grande, è il capolavoro dell’amore di Dio.
L’angelo nell’Annunciazione la saluta: «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te». “Piena di grazia” significa ricolmata dell’amore gratuito di Dio, della sua benevolenza, della sua misericordia, e quindi ricolmata anche di bellezza, di splendore e di fascino. Maria è la tutta santa, la tutta bella agli occhi di Dio e agli occhi della Chiesa. «Tota pulchra… tutta bella sei, o Maria; la macchia originale non è in te. Tu sei la gloria di Gerusalemme; tu la letizia di Israele; tu l’onore del nostro popolo; tu sei l’avvocata dei peccatori». Tutta santa e nello stesso tempo protettrice dei peccatori, come Gesù che durante la vita pubblica appariva come il Santo di Dio e nello stesso tempo come l’amico dei peccatori, perché più uno è santo e più è misericordioso.
San Luigi Guanella, con
templando l’immagine della Madonna della divina Provvidenza presso la chiesa di san Carlo ai Catinari, scrive: «La Madonna della divna Provvidenza raccoglie il suo divin Figlio avvolto in un copioso ammanto e se lo stringe amorosamente al cuore e lo guarda con due occhi ammirabili per la divina gioia che la inonda, quasi per dire: "Io abbraccio la divina Provvidenza, quella divina Provvidenza, la quale si serve di me, umile ancella, perché fornisca cibo e assistenza a questo celeste Infante, che è la divina Provvidenza incarnata". La beata Vergine della divina Provvidenza è la carissima nostra Madre, la quale gode di essere chiamata con questo titolo per essere più pronta al soccorso nostro. Che consolazione, in mezzo ai triboli della vita, avere a chi ricorrere, e ricorrere alla gran Vergine della divina Provvidenza! Nelle nostre opere questa comune Madre Maria santissima viene venerata sotto questo titolo di Madre della divina Provvidenza». La provvidenza è legata alla misericordia, perché chi ama ha misericordia ed è sorretto dalla fiducia.
Un’altra immagine, la Madonna della Fiducia, mostra Maria col Bambino Gesù che, come nelle antiche icone della tenerezza, cinge il collo della Madre con un braccio, mentre la Madre lo accoglie affettuosamente con ambedue le braccia. Il Bambino, staccato dalla Madre, guarda noi. Maria accoglie Gesù e lo abbraccia con amore, ma nello stesso tempo lo presenta e lo dona al mondo.
A sua volta Gesù con il braccio sinistro indica sua Madre e sembra volerci esortare a imitarla, a fare la stessa cosa che lei sta facendo, cioè accogliere lui e donarlo al mondo. Come si può donare Dio? Come si può essere come Maria? «Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella, madre» (Mt 12, 50). Gesù considera i legami spirituali superiori ai legami di parentela; anche il suo rapporto con la Madre è basato più sulla condivisa adesione alla volontà di Dio che sul sangue. Maria lo ha generato mediante la sua fede prima che con il suo grembo materno.
Mediante la fede, chiunque può diventare realmente “fratello, sorella, madre” di Gesù, sia pure in senso analogico. Chiunque può diventare per lui non solo fratello e sorella, ma anche madre. Questo è un insegnamento ricorrente nella tradizione della Chiesa. Sant’Ambrogio nel suo commento al Magnificat dice: «Secondo la carne, una sola è la Madre di Cristo; secondo la fede tutte le anime generano Cristo: ognuna infatti accoglie in sé il Verbo di Dio». San Giovanni Crisostomo precisa: «è possibile non solo alle donne, ma anche agli uomini diventare Madre di Dio». San Massimo il Confessore ribadisce: «I santi generano Dio in modo simile alla Theotokos (Madre di Dio)». Sulla stessa linea si pone san Francesco di Assisi nella lettera ai fedeli: «Siamo madri [di Cristo], quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza; lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio”. E di san Luigi Guanella ci ci sono trasmesse le parole che era solito dire alle sue suore: «Ricordatevi che le nostre comunità sono fatte più di Ave Maria che di mattoni».