di mons. Tonino Bello
Il Vangelo non dice nulla, ma i riferimenti biblici che alludono all’eleganza di Maria sono tantissimi. Basterebbe pensare a quel passo del Cantico dei Cantici nel quale la liturgia intravede, quasi in filigrana, la figura della Madonna che lotta contro le forze del male: «Chi è costei che sorge come l’aurora… fulgida come il sole…?».
Il testo latino recita: «Electa ut sol». Electa vuol dire “elegante”: ha la stessa radice verbale. Elegante come il sole. Un altro celebre testo, che si riferisce alla nuova Gerusalemme, ha scorto la presenza di lei: «Sono giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro, splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei Santi». La Vergine, quindi, questa anticipazione meravigliosa della Chiesa, scende dal cielo impreziosita da monili e palpitante di veli, pronta come una sposa adorna per il suo sposo.
E’ tutto un inno all’eleganza di Maria. Un’eleganza, chiaramente, da leggere in termini di finezza interiore, e non certamente sulla base delle sue frequentazioni presso le “boutiques” di Nazareth o gli “ateliers” di alta moda di Gerusalemme. Benché, a meditare attentamente il Vangelo, non sembrano del tutto fuori posto le allusioni anche all’eleganza fisica di Maria. Io non so se nell’intimità della casa, dove fioriscono i vezzeggiativi della tenerezza, Gesù si divertisse a chiamare sua madre con i nomi delle piante più profumate, come un giorno avrebbe fatto la Chiesa: rosa di Gerico, giglio delle convalli, cedro del Libano, palma di Cades… C’è da supporre, però, che pensasse proprio a lei, fiore di bellezza, quando un giorno disse alle folle: «Osservate come crescono i gigli del campo… io vi dico che neppure Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro».
Santa Maria, donna elegante, dal momento che vestivi così bene, regalaci un po’ dei tuoi abiti. Aprici il guardaroba. Abituaci ai tuoi gusti. Lo sai bene, ci riferiamo a quei capi di abbigliamento interiore che adornarono la tua esistenza terrena: la gratitudine, la semplicità, la misura delle parole, la trasparenza, la tenerezza, lo stupore. Ti assicuriamo: sono abiti che non sono ancora passati di moda. Anche se troppo grandi per le nostre misure, faremo di tutto per adattarli alla nostra taglia. Svelaci, ti preghiamo, il segreto della tua linea.
Innamoraci del tuo esprit de finesse. Preservaci da quelle cadute di stile che mettono così spesso a nudo la nostra volgarità. Facci scoprire nello splendore della natura e dell’arte i segni dell’eleganza di Dio. Santa Maria, donna elegante, liberaci da quello spirito rozzo che ci portiamo dento, nonostante i vestiti raffinati che ci portiamo addosso, e che esplode tante volte in termini di violenza verbale nei confronti del prossimo. Come siamo lontani dalla tua eleganza spirituale! Indossiamo abiti con la firma di Trussardi, ma i gesti del rapporto umano rimangono sgraziati. Ci spalmiamo la pelle con i profumi di Versace, ma il volto trasuda ambiguità. Ci mettiamo in bocca i più ricercati dentifrici, ma il linguaggio che ne esce è da trivio. Il vocabolario si è fatto greve. L’insulto è divenuto costume. Le buone creanze sono in ribasso.
Anzi, se in certi spettacoli televisivi mancano gli ingredienti del turpiloquio, sembra che cali perfino l’indice di ascolto. Santa Maria, donna elegante, tu che hai colto con tanta attenzione il passaggio di Dio nella tua vita, fa’ che anche noi possiamo captare la sua brezza. Anche lui è molto elegante e difficilmente irrompe nella nostra storia con la potenza del fuoco o dell’uragano o del terremoto; ma, come sul monte Oreb, si fa sentire nello stormire leggerissimo delle fronde. Occorrono anime delicate per registrare la sua presenza. Rendici pronti a rispondere, con la tua stessa finezza di stile, al suo discreto bussare. Così che possiamo aprirgli subito la porta e fargli festa, e condurlo a tavola con noi.