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Nel mese di ottobre, oltre alla recita del santo Rosario, sembra che la liturgia abbia il compito di ricordarci i copiosi e saporosi frutti della santità, offerti dall’esempio dei santi ricordati nel calendario liturgico in questo mese. Il mese di ottobre commemora il genio femminile con due sante «dottoresse», esperte in dottrina e santità: santa Teresa di Lisieux, il 1° ottobre, e santa Teresa d’Avila, il 15 ottobre. Entrambe le sante hanno vissuto una spiritualità assai ispirata dall’esempio di san Giuseppe. La prima, che desiderava «essere come il cuore per la Chiesa», nell’aiuola della santità, è un fiore delicato, fragile e gentile. Per il suo sapiente itinerario nella santità, durante la XII Giornata della gioventù del 1997 a Parigi, Giovanni Paolo II la propose ai giovani come modello di una santità possibile. Il 18 ottobre la Chiesa canonizzerà anche il papà e la mamma di santa Teresina. La seconda, santa Teresa d’Avila, sia per carattere come per spirito d’intraprendenza, completa le caratteristiche della santità di santa Teresina.

La prima dolce e delicata, la seconda donna concreta, pratica, decisa, imperativa. La santa di Avila è stata paragonata a un fuoco che bruciava in Castiglia. Fu davvero un incendio che in Spagna fece uscire dal letargo una spiritualità assopita e rassegnata. Se l’immagine di san Francesco, il 4 ottobre, avesse avuto bisogno di un restauro, l’ha trovato nell’ultima enciclica del Papa «Laudato si’». Pur proiettata sul sociale, non dobbiamo dimenticare che la lode respira a due polmoni. Il respiro del cosmo da curare e il respiro di Dio, il Creatore dell’universo. La lode è rivolta all’«Altissimu, onnipotente, bon Signore», anima di ogni lode e gratitudine a Dio.

Questo cantico di lode può essere considerato un esemplare trattato teologico, perché è scritto in lode del Creatore e in lode dell’uomo che tra le creature è la somma, la più amata, quella fatta «a Sua immagine e somiglianza», che pur sempre resta creatura, sorella di tutte le altre. San Francesco è forse il santo più conosciuto anche al di fuori della Chiesa cattolica. Egli ha vissuto con trasparenza i principi universali dell’evangelo di Gesù. Con la sua amabilità e semplicità, senza mai imporre nulla a nessuno, ha avuto un influsso straordinario nel mondo intero. Oltre agli angeli custodi, che festeggiamo il 2 ottobre, questo mese ricorda anche due apostoli e uno dei quattro evangelisti: san Luca.

Tutti gli evangelisti sono importanti perché hanno scritto la Parola di Dio rivelata. Per alcune sue caratteristiche, tra gli scritti evangelici, forse, il più attraente è quello di san Luca. Egli ci fa sentire Gesù accanto a noi. Luca rende evidente l’amore misericordioso di Dio verso i poveri, i peccatori, gli “scarti” della società. C’è il povero Lazzaro, c’è chi mendica il pane, i vestiti, la salute, la vista. Luca scava nel cuore delle persone e annuncia un nuovo tipo di società fondata sull’amore fraterno sino alla condivisione dei beni materiali. L’amore di Dio non fa discriminazioni e Luca fa notare il genio femminile e la parità tra uomo e donna.

I due apostoli Simone e Giuda, soprannominato Taddeo, sono festeggiati insieme il 28 ottobre. La tradizione sostiene che Simone, dopo l’uccisione di san Giacomo, il maggiore, sia subentrato a reggere la chiesa di Gerusalemme. L’evangelo di Giovanni riferisce che a una domanda di Giuda Taddeo, Gesù risponde: «Se uno mi ama e osserva la mia parola, il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Al cristiano credente è garantita la dignità di essere tempio della Trinità santissima. Non possiamo lasciare in silenzio un santo che ha coltivato per fede e con tanta fiducia la virtù destinata a perdurare per tutta l’eternità: l’amore. San Lugi Guanella, il servo della Carità, è festeggiato il 24 ottobre.

Proprio quest’anno celebra il centenario del suo ingresso in Paradiso. Il profumo della sua carità verso i più poveri dona la fragranza della gioia a tutte le virtù cristiane praticate dalle persone di buona volontà.