Gli Atti degli Apostoli
di Mario Sgarbossa
Così sono definiti gli Atti degli Apostoli, scritti da Luca, con stile asciutto e preciso, sull'esempio dei diari di viaggio dei grandi narratori greci. Il libro di Luca è il documento più interessante delle origini del cristianesimo, senza il quale la storia della Chiesa primitiva mancherebbe, in parte, della testimonianza diretta del suo grande protagonista Paolo. L'Apostolo delle genti, per buona sorte, non mancò di fornirci varie preziose informazioni sul proprio operato con le sue Lettere.
Potremmo definire Luca l'inviato speciale al seguito di Paolo, pioniere dell'evangelizzazione tra i pagani. Con Paolo vivrà momenti drammatici, come il viaggio in nave da Cesarea a Roma, durante il quale correrà un serio pericolo di vita per il naufragio al largo di Malta. In quella circostanza, rassicurato dalla presenza dell'Apostolo, l'autore del “giornale di bordo” sperimentò non tanto la comprensibile paura quanto la potenza di intercessione del suo Maestro.
Luca, della provincia romana di Antiochia di Siria (poco lontano c’è un'altra Antiochia, nella regione di Pissidia), medico di origine pagana - dunque un ellenista di formazione greca anche sotto l’aspetto linguistico - rimarrà fedele compagno di viaggio di Paolo, dopo che Giovanni Marco a Perge in Panfilia non si sentì di proseguire il viaggio, forse scoraggiato dall'infaticabile zelo dei due compagni di missione e se ne tornò a Gerusalemme.
Perché Vangelo dello Spirito? L'espansione della Chiesa è vista e vissuta sotto l'azione continua e magnifica dello Spirito Santo che conferisce alla diffusione e alla inarrestabile avanzata del kerigma (annuncio) una connotazione non trionfalistica ma di gioiosa e consolante presenza dello Spirito Santo nelle vicende, ora solari ora sofferte, della Chiesa nascente.
Gli Atti prendono l'avvio da Antiochia, dove la comunità cristiana si è ingrandita con l'arrivo di molti rifugiati da Gerusalemme, a causa della persecuzione dei capi del sinedrio, culminata con l'arresto e la prigionia di Pietro e la lapidazione di Stefano.
Il racconto di Luca è quasi sempre "in diretta" e, dove non è presente, l'autore del terzo Vangelo si avvale di attenta e ricca documentazione, anche per gli Atti degli Apostoli. Si ritiene dunque che sia stato lo stesso Paolo il più autorevole informatore del “medico carissimo” (come lo chiama l'Apostolo), sulla sua stessa conversione lungo la via di Damasco. Entrambi convertiti, quindi fatti per intendersi.
La stessa considerazione vale per i numerosi discorsi, di Paolo come di Pietro e degli altri Apostoli, che Luca riferisce con precisione e compiutezza, come fosse una registrazione ante litteram. Tuttavia Luca, di cultura greca, non ha messo del suo, ma si è limitato a fare eccellente uso della memoria, quando ha avuto l'opportunità di ascoltare i protagonisti dell’evangelizzazione, e dell’assistenza garantita dallo Spirito Santo, costantemente presente nell'annuncio della Parola divina, perché «il Vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del giudeo come del greco. È esso che ci rivela la giustizia di Dio» (Romani 1,16) .