La coronazione di spine: terzo mistero doloroso
di Ottavio De Bertolis
Quante volte nella Scrittura troviamo espressioni come: “Illumina su di noi il tuo volto, Signore”. Ed ecco come quelle invocazioni sono state esaudite: Dio mostra il Suo volto nel Figlio, perché davvero chi vede lui vede il Padre; ed il Figlio mostra la Sua gloria non nella logica umana, ma nella sua sapienza, che è follia agli occhi di questo mondo, cioè nel Suo volto schernito, deriso, sfigurato, facendosi “uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia”, secondo Isaia.
Infatti davanti a tutti i poveri noi giriamo il volto da un’altra parte, proprio perché ci è difficile sostenere il loro sguardo; ma così chiudiamo gli occhi davanti a Gesù stesso, in loro realmente presente. E così la contemplazione di questo mistero deve portarci lungo due binari, che poi sono il medesimo: da un lato il contemplare Dio, come si è manifestato, e dall’altro contemplare gli uomini, i loro stessi volti come immagine e somiglianza del volto di Dio.
E così Gesù ci dice: “Popolo mio, che male ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi”, proprio come sentiamo cantare il Venerdì santo nelle profezie. Dio si sottomette al potere del male, quello stesso potere che schiaccia, oltraggia, emargina, opprime anche molti uomini e donne; Lui ci chiede compassione, cioè di soffrire con Lui, e questo non è possibile se non addossandoci noi, per quel che ci è dato, i dolori degli altri, per offrire conforto e sollievo, poiché “lui si è addossato i nostri dolori e ha portato le nostre iniquità”.
Nel mistero della Passione si opera una specie di capovolgimento di quel che ci aspetteremmo: noi crediamo che la “gloria di Dio” sia, appunto, corrispondente alla gloria umana, cioè alla potenza e alla maestà di chi, per definizione, è più in alto di tutti; e così, se chi comanda in questo mondo è glorificato, quanto più Colui che ha creato il mondo intero. E invece la coronazione di spine ci dà il senso vero della maestà e della gloria di Dio, tanto più alta quanto più Lui si è abbassato.
I Salmi dicono che i cieli narrano la gloria di Dio, e così è relativamente semplice vedere la potenza di Dio nello splendore delle sue opere; ma quanto più grande è lo splendore che ci si rivela in quell’opera meravigliosa che è il Figlio stesso, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose! Così, come si esprime la Liturgia, nella Passione ci rivela il vero senso della Sua gloria. La potenza di Dio si rivela nel Suo lasciarsi rinnegare, respingere, rifiutare, bestemmiare, insultare, schernire. Si adempie in Gesù infatti quanto il Salmo profetizza: “sono un estraneo per i miei fratelli, un forestiero per i figli di mia madre”.
Ecco perché Lui è presente in coloro che sono a noi estranei, non tanto e non solo a quelli che sono a noi vicini, ed in modo particolare nei forestieri, che sono gli estranei “per natura”. Ancora, lo stesso Salmo afferma: “Sono diventato il loro scherno. Sparlavano di me quanti sedevano alla porta, gli ubriachi mi dileggiavano”. Dio è diventato per molti straniero ed estraneo, ed è stato schernito e deriso dagli ubriachi, non di vino ma di presunzione, di orgoglio e di arroganza.
Possiamo pregare davvero che il Signore illumini il Suo volto su noi tutti: sui credenti, perché susciti in noi lo spirito di contemplazione della Sua vera gloria; sui non credenti, perché si mostri come vero re di gloria, nella misericordia che ci ha voluto usare lasciandosi deridere e oltraggiare; e infine su tutti, credenti e non credenti, perché ci lasciamo colpire dallo sguardo e dal volto dei poveri, perché in loro Egli si fa presente, come in una sorta di sacramento. Inoltre, non dimentichiamo che il Suo volto è anche un riparo, come sta scritto, a proposito dei giusti: “Tu li nascondi al riparo del tuo volto, lontano dagli intrighi degli uomini, li nascondi nel segreto della tua dimora, li innalzi sulla rupe”.
Qui il Suo volto è la Sua parola: infatti tutte le parole della Scrittura sono come i punti di una fotografia, o le pennellate di un quadro, la cui figura complessiva è Cristo. Chi custodisce ogni giorno, come Maria, la Sua parola, ne è custodito: in essa trova riparo e conforto, perché il volto santo del Signore rischiarerà sempre le sue tenebre.