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Il sacramento del battesimo

di Andrea Ciucci

Il battesimo è una delle celebrazioni più ricche e profonde della liturgia cristiana, per la varietà dei simboli e l’importanza delle parole. Neanche i bambini più piccoli si annoiano durante questo rito, tutti attratti dai gesti, dagli oggetti, dagli elementi utilizzati. La via simbolica è anche, probabilmente, uno dei modi migliori per comprendere il senso di questo sacramento e provare a rispondere a una domanda tutt’altro che scontata: che cosa offriamo a un bambino quando lo battezziamo?
Mi colpisce sempre, anzitutto la qualità dei simboli utilizzati nel battesimo: l’acqua, la luce, il sale, l’olio, una veste bianca. Sono segni semplici, primordiali, insieme però carichi di senso. Quasi a dire che nel battesimo si va al fondo delle cose, al centro delle questioni. Non è a tema infatti un dettaglio della vita del bambino e degli adulti che lo circondano, bensì i punti decisivi dell’esistenza umana,la sua possibilità di essere luminosa, mai arida, dignitosa, custodita, anche medicata (è il senso dell’olio inteso come unguento medicinale) quando ferita dalla malattia e dal mistero del male. Tutto è già in quel battesimo: l’arsura del desiderio, la paura delle tenebre, la domanda sulla propria condizione, la necessità dell’appartenenza, la ricerca della sapienza e dell’autenticità.
In occasione di un battesimo è sempre bello, in famiglia, aprire i cassetti e tirare fuori le candele e le vesti bianche consegnate durante le celebrazioni precedenti e, magari con la scusa di spiegarli ai più piccoli di casa, riscoprire la densità di questi simboli così semplici e profondi. 
C’è però di più. Questi segni parlano esplicitamente di Gesù. Nel Vangelo lui stesso si definisce l’acqua che disseta e la luce del mondo. E poi Gesù guarisce, indica la strada, dona dignità nuova alle persone che incontra. C’è un bellissimo testo di sant’Ambrogio che bene raccoglie tutte queste sfaccettature della persona del Signore:
«Se brami guarire dalle tue ferite, Gesù è il medico. Se il bruciore della febbre ti asseta, Egli è la fonte. Se le colpe ti rimordono, Egli è il perdono. Se hai bisogno di aiuto possente, Egli è la forza. Se la morte ti fa paura, Egli è la vita. Se aneli alla patria celeste, Egli è la via. Se le tenebre ti sgomentano, Egli è la luce. Se hai fame di certezza, Egli è la verità. Se ti occorre il cibo che sazia, Egli è il pane che nutre in eterno».
Tutto il rito del battesimo parla di Gesù, racconta il suo agire e la sua persona, rivela il suo mistero. Il fatto che tale rivelazione si compie negli stessi segni che parlano dell’esperienza umana subito indica nel Signore il compiersi della vita dell’uomo, la risposta alle sue domande più profonde. Quando battezziamo un bambino facciamo molto di più che affidarlo al Signore; gli diciamo che è Lui il segreto della sua e della nostra esistenza.
Non va poi dimenticato che nel battesimo accade qualcosa. Non c’è una semplice esposizione di simboli e uno svelamento di significati. Il bambino viene accolto alle porte della chiesa e fatto entrare, viene poi unto e bagnato, rivestito di una veste candida. Nel battesimo ci si muove: il bambino e tutti con lui. L’incontro tra la domanda dell’uomo e il mistero di Dio che si compie in Gesù non lascia mai fermo nessuno ma cambia la vita, la lava, la consacra, la riveste di nuova dignità. Tutto il battesimo rimanda a quel movimento per eccellenza che è la Pasqua di Gesù, al suo passaggio – questo significa la parola Pasqua – dalla morte alla vita, dall’umiliazione alla gloria, dalla schiavitù alla libertà.  La cancellazione del peccato originale e il diventare figli di Dio, come abbiamo imparato a catechismo a proposito del battesimo, non sono eventi magici che dispiegano incomprensibilmente energie positive altrimenti inattingibili, bensì dono di Dio che agisce con potenza nella vita di ciascuno perché ognuno cammini nella sequela e nell’amicizia del Signore, perché ognuno, immerso nella Pasqua di Gesù, possa entrare nella vita nuova. Battezzare un bambino diventa così un’occasione grande per una famiglia di  rinvigorire il proprio cammino di fede, magari anche di riscoprirlo. C’è però un ultimo dettaglio della celebrazione del battesimo che merita di essere ricordato e sottolineato: non si celebra mai da soli! Attorno al bambino ci sono i suoi genitori, i familiari, gli amici, il sacerdote e - speriamo! - l’intera comunità riunita. La vita non si affronta mai da soli e l’esperienza cristiana è sempre esperienza comunitaria, fatta di relazioni e di cura fraterna reciproca. Che tristezza e povertà quei battesimi celebrati in privato, giusto con qualche parente, magari in una chiesina chiusa ai più! Dalla Pasqua di Gesù scaturisce un popolo nuovo che si chiama Chiesa. È buona cosa che il nuovo arrivato respiri da subito questa fraternità  che accompagna e sostiene, e non importa se mancheranno le sedie per fare accomodare tutti alla festa. A turno si starà in piedi e si camminerà e passeggerà, piccolo ennesimo segno di quel movimento che ha il sapore della Pasqua e di ogni vita autentica.