“Il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra i bambini e i loro genitori intenzionali non si è scontrato con un’impossibilità generale e assoluta, dal momento che avevano a disposizione l’opzione dell’adozione e non l’avevano utilizzata”. Così i giudici della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo spiegano la decisione con la quale affermano che lo Stato italiano non è obbligato alla trascrizione automatica all’anagrafe dei figli nati con la maternità surrogata.
La Corte ha dunque ritenuto inammissibili alcuni ricorsi contro l’Italia da parte di coppie dello stesso sesso e di una coppia eterosessuale, con cui si chiedeva la condanna dello Stato per il veto posto alla trascrizione all’anagrafe degli atti di nascita riconosciuti all’estero per bambini nati mediante maternità surrogata. La Corte si era pronunciata in maniera simile nel 2021 su un caso relativo all’Islanda. Il pronunciamento di Strasburgo giunge nel mezzo dell’iter parlamentare, voluto dal governo, per dichiarare “reato universale” la maternità surrogata e a pochi giorni dalla decisione della Procura di Padova di impugnare 33 iscrizioni all’anagrafe di bambini nati da maternità surrogata. (Sir)