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“Voglio che le bambine dell’Ambasciatore Luca Attanasio sappiano che il loro papà vive in tanti figli che ha aiutato a nascere. La maternità Saint Esprit è il segno tangibile che la vita non muore”. È questo il messaggio di speranza e rinascita che Chiara Castellani, missionaria laica, medico da 30 in Congo dopo dieci anni in America Latina, lancia attraverso l’Agenzia Fides.

La dottoressa, direttrice per 20 anni dell'ospedale di Kimbau, è l’unico medico per 150mila abitanti. Chiamata nel 2010 dal Vescovo locale, Mons. Jean Gaspard Mudiso Mund'la, SVD, a dirigere il BDOM di Kenge, l'ufficio medico missionario della diocesi, Chiara Castellani riceveva regolarmente la visita dell’Ambasciatore Attanasio e della moglie Zakia, che negli anni erano divenuti sostenitori di vari progetti.
Castellani afferma oggi a Fides: “Come direttore del BDOM a Kenge, dopo un primo decennio sola ma da qualche mese affiancata da un prete medico e un giovane infermiere, mi occupo di 29 strutture sanitarie di cui 24 centri di assistenza primaria, 2 ospedali di riferimento distrettuali, 2 scuole infermieri di primo livello e una facoltà universitaria di scienze sanitarie. Solo qui a Kenge gestiamo, come Diocesi, un ospedale generale che sarà ben presto provinciale, 2 centri di salute di assistenza primaria, una scuola infermieri di primo livello e la facoltà di scienze sanitarie. Luca Attanasio le aveva visitate tutte nel 2019 e aveva anche visto il centro di assistenza primaria di Lonzo, delle suore Adoratrici di Rivalta d'Adda. Di tutte le strutture, quella che più aveva commosso Luca Attanasio era stata la maternità Saint Esprit. Quasi 100 parti al mese, ma spazio insufficiente per alloggiare madri e neonati, spesso 2 o 3 per letto. Allora l’Ambasciatore con Zakia hanno concepito un sogno: aiutare suor Wiwine a terminare i lavori della maternità Saint Esprit. Ma quando l'hanno ucciso mancava ancora il tetto, le porte, le finestre, l'intonaco, il pavimento, il soffitto. Molta gente commossa ha inviato aiuto e siamo andati avanti ma non fino a conclusione. E poi avremmo bisogno delle piastrelle per rendere il luogo del parto più pulito”.
Il progetto del reparto maternità, dopo il drammatico omicidio dell’Ambasciatore italiano, lo scorso 22 febbraio, del carabiniere Iacovacci e dell’autista congolese Mustapha Miambo, è stato battezzato "le rêve de Luca Attanasio", il “sogno di Luca Attanasio”.
“Continuiamo a ricevere donazioni – prosegue la dottoressa - per l’importanza del progetto e per il significato profondo di dare continuità a quanto l’Ambasciatore desiderava per questa gente. Il ‘sogno di Luca’ era proprio quello di attrezzare al meglio e rendere il Centro maternità un’eccellenza. La moglie, Zakia, ha dato una somma rilevante che abbiamo però pensato di devolvere interamente a sostenere gli allievi infermieri che Luca aveva incoraggiato a studiare. Di recente abbiamo saputo che la Bocconi ha destinato cinque borse di studio in memoria di Luca Attanasio per studenti bisognosi. Vorrei rivolgere un appello alla Bocconi. Per il futuro, credo che a Luca farebbe molto piacere se tra le candidature per borse di studio, ci fosse quella di un giovane o una giovane congolese, possibilmente della nostra Diocesi di Kenge, magari per il Master nel campo dell'economia dello sviluppo”.
(LA) (Agenzia Fides 22/12/2021)