Le nuove linee di indirizzo sulla pillola Ru486 “rischiano di lasciare la donna ancora più sola e di ridurre l’aborto ad un contraccettivo tardivo o solo ad un affare privato mentre si tratta di un grave problema sociale”. Lo afferma in un’intervista al Sir Beatrice Fazi, che a vent’anni ha vissuto sulla propria pelle il dramma di un’interruzione volontaria di gravidanza.
Attrice di successo – oggi un matrimonio felice e quattro figli – quell’esperienza, racconta, l’ha profondamente segnata. Sui social riceve molti messaggi privati di ragazze, ma anche di donne anziane e di coppie “che si portano dentro dopo anni questo buco nero”. Ripercorrendo la propria dolorosa esperienza, Beatrice assicura: “Qualunque cosa abbiamo fatto, tutti possiamo ricominciare e imparare a perdonare noi stessi”. A chi vorrebbe abortire, dice, “vorrei portare la testimonianza di donne che hanno deciso di dare alla luce figli anche frutto di violenza o gravemente malati; testimonianze di gioia per la nascita di un bambino che il mondo giudicherebbe un aborto vivente”. “Non sentitevi sbagliate- aggiunge rivolgendosi alle ragazze e alle donne impaurite di fronte ad una gravidanza inattesa o non voluta -; cercate aiuto, anzi pretendete di essere aiutate. Confidatevi con chi può essere in grado di farlo, in famiglia o all’esterno, contattate un Centro di aiuto alla vita, lasciatevi prendere per mano e accompagnare”. Infine l’invito “ad avere fiducia: tutti i progetti sono ricalcolabili e una vita che irrompe non li annulla, anzi li rimodula e arricchisce. Lo testimoniano le donne che contro ogni speranza hanno avuto la forza e il coraggio di far nascere un figlio”.