La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si aprirà sabato 18 gennaio e si concluderà il 25 sarà dedicata al brano degli Atti degli apostoli che narra del naufragio di san Paolo a Malta (Atti 28, 2). “Ci trattarono con gentilezza” (Atti degli Apostoli 28, 2) è il titolo scelto per il documento emanato dalla Cei a firma del vescovo presidente della Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso mons. Ambrogio Spreafico.
“Una storia di divina provvidenza e al tempo stesso di umana accoglienza: è quella che ci propongono le Chiese cristiane di Malta e Gozo, che hanno preparato il materiale della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani di quest’anno. Una storia riportata alla fine del libro degli Atti degli Apostoli e ambientata proprio a Malta e sul mare tempestoso che la circonda” - così si apre il documento, che prosegue con queste parole: “Divina provvidenza, anzitutto: la narrazione ripropone il dramma dell’umanità di fronte alla terrificante potenza degli elementi della natura. I passeggeri della barca sono alla mercé del mare violento e della poderosa tempesta che infuria intorno a loro. Sono forze che li spingono verso approdi sconosciuti, e si sentono persi e senza speranza”. Tra i 276 passeggeri di questa nave alla deriva nel Mediterraneo, solo uno è tranquillo e cerca di infondere coraggio agli altri: è l’apostolo Paolo, imbarcato come prigioniero per essere condotto da Cesare. Egli ha avuto da un angelo di Dio questa assicurazione: “Non temere, Paolo! Tu dovrai comparire davanti all’imperatore e Dio, nella sua bontà, ti dona anche la vita dei tuoi compagni di viaggio” (Atti 27, 24). La provvidenza di Dio fa dunque sì che tutti i passeggeri abbiano salva la vita; ma anche che la fede cristiana raggiunga Malta attraverso l’apostolo, che vi compirà numerose guarigioni. Per questo ogni anno il 10 febbraio a Malta si celebra la Festa del Naufragio dell’apostolo Paolo”.
Nel documento si sottolinea “l’accoglienza riservata dai maltesi ai naufraghi. Essi li trattarono “con gentilezza” (Atti 28, 2), letteralmente con filantropia, e li “radunarono”, o meglio li “accolsero” (proselàbonto) attorno a un grande fuoco perché si scaldassero e si asciugassero: quel che si dice una “calda accoglienza”! Al momento della partenza dei naufraghi, diedero loro “tutto quello che era necessario per il viaggio” (Atti 28, 10). La filantropia dei maltesi non è che una variante della filoxenìa (ospitalità; traducendo letteralmente: amicizia per lo straniero) di cui parla la lettera agli Ebrei (13, 2) rinviando alla filoxenìa di Abramo alle querce di Mamre (Genesi 18).
“Questo racconto - afferma il documento - ci interpella come cristiani che insieme affrontano la crisi relativa alle migrazioni: siamo collusi con le forze indifferenti oppure accogliamo con umanità, divenendo così testimoni dell’amorevole provvidenza di Dio verso ogni persona?”.
In questi anni le Chiese cristiane non hanno smesso di sottolineare la centralità del vero e proprio comandamento dell’accoglienza (“Ero straniero e mi avete ospitato”, Matteo 25, 35).
Nella parte conclusiva del testo i vescovi affermano: “Ci auguriamo che la Settimana di preghiera del 2020 possa rafforzare in tutti i credenti e in tutte le chiese la determinazione a vivere l’accoglienza, e preghiamo che, praticando insieme la filantropìa/filoxenìa, cresca anche la comunione fra di noi, alla gloria di Dio”.