Qual è la situazione del matrimonio in Italia? A questa domanda ha risposto l’Istat (Istituto nazionale di statistica) che il 20 novembre scorso ha diffuso i risultati delle proprie analisi. Nel 2018 sono stati celebrati in Italia 195.778 matrimoni, circa 4.500 in più rispetto all’anno precedente (+2,3%). Prosegue la tendenza a sposarsi sempre più tardi. Attualmente gli sposi al primo matrimonio hanno in media 33,7 anni e le spose 31,5 (rispettivamente 1,6 e 2,1 anni in più rispetto al 2008).
Sulla base delle analisi numeriche, l’Istat specifica che le seconde nozze, o successive, dopo una fase di crescita rilevata negli ultimi anni, dovuta anche all’introduzione del “divorzio breve”, rimangono stabili rispetto all’anno precedente. La loro incidenza sul totale dei matrimoni raggiunge il 19,9%.
Considerando gli anni più recenti, nel biennio 2015-2016 c’è stato un lieve aumento dei matrimoni anche dovuto agli effetti del Decreto legge 132/2014 (introduzione dell’iter extra-giudiziale per separazioni e divorzi consensuali) e della Legge 55/2015 (“Divorzio breve”) che hanno semplificato e velocizzato la possibilità di porre fine al matrimonio in essere e, quindi, consentito di risposarsi a un numero maggiore di coppie rispetto al passato.
Per oltre la metà dei 195.778 matrimoni celebrati nel 2018 – esattamente 98.182, il 50,1% del totale – è stato scelto il rito civile. Nel 1970 i matrimoni civili erano il 2,3%, nel 2008 il 36,7% e oggi, nel Nord Italia sono ormai diventati il 63,9% del totale delle nozze. Nel Sud Italia, invece, due matrimoni su tre (il 69,6%) si celebrano con rito religioso. Rispetto agli oltre 195mila matrimoni, 33.933 – il 17,3% del totale – ha avuto almeno uno degli sposi straniero. Al Nord e al Centro, dove la presenza degli stranieri è più radicata, si tratta di un matrimonio su quattro. I bambini nati fuori dal matrimonio sono in continuo aumento: nel 2017 quasi un nato su tre ha genitori non coniugati.
L’Istat rileva anche che la diminuzione dei primi matrimoni è da mettere in relazione con la progressiva diffusione delle libere unioni. Queste, dal 1997-1998 al 2017-2018, sono più che quadruplicate passando da circa 329 mila a 1 milione 368 mila. L’incremento è dipeso prevalentemente dalla crescita delle libere unioni di celibi e nubili, passate da 122 mila a 830 mila circa.
Sono in continuo aumento anche le convivenze prematrimoniali, le quali possono avere un effetto sul rinvio delle nozze a età più mature (posticipazione del primo matrimonio). Ma è soprattutto la protratta permanenza dei giovani nella famiglia di origine a determinare il rinvio delle prime nozze.
Quanto ai cosiddetti "matrimoni gay", nel 2018 sono state costituite 2.808 unioni civili (tra coppie dello stesso sesso). Queste si vanno a sommare a quelle già costituite nel corso del secondo semestre 2016 (2.336), anno di entrata in vigore della Legge 20 maggio 2016, n. 76, e dell’anno 2017 (4.376). L’Istat sottolinea che, come nelle attese, dopo il picco avutosi subito dopo l’entrata in vigore della nuova legge, il fenomeno si sta ora stabilizzando.