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di Gabriele Cantaluppi

Nel giorno del compleanno di don Guanella, il 19 dicembre, la sua famiglia religiosa ( le suore, i preti e i cooperatori guanelliani) ha concluso le iniziative in programma per solennizzare il centenario della sua nascita al cielo. È stato un anno denso di spunti per ridare vigore al carisma di carità, prendere coraggiosamente il patrimonio della sua santità nelle mani e attivarsi affinché il profumo di un’azione sempre più vasta di attenzione verso gli “scarti” della nostra società vengano “riciclati” e restituiti alla dignità di figli amati e rispettati.

In una giornata dedicata alla preghiera e alla riflessione, la madre generale, Serena Ciserani, ha tenuto la meditazione affermando che «Natale è il giorno in cui nasce la misericordia, perché “la rivelazione dell’amore e della misericordia ha nella storia dell’uomo una forma e un nome: si chiama Gesù Cristo”. Vivere la misericordia è aprirsi alla novità di Dio, che si svela nella nascita di Gesù, con atteggiamento di riconoscenza e liberarci dal “si è sempre fatto così”. Perché, ricorda papa Francesco, «Cristiani fermi? Fa male, perché ciò che è fermo, che non cammina, si corrompe: come l’acqua ferma, che è la prima a corrompersi, l’acqua che non scorre».

Commemorare non è solo ricordare il passato, a volte sterilizzato nel tempo, ma cogliere nella memoria quelle coordinate che ci permettono di piantare semi fecondi per progettare il futuro. è interessante che in questo Giubileo non si parli affatto dell’indulgenza concessa dal Papa, ma si concentri l’attenzione sull’iniziativa del perdono di Dio. Come dire: mettiamoci in movimento perché ci stiamo avvicinando all’alba, quando “ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su tutti quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Ma per iniziare un cammino occorre avere un punto di partenza: cioè un “fare memoria” di ciò che ci portiamo come bagaglio. Fare memoria della misericordia di Dio per noi della famiglia guanelliana consiste, per dirlo con le parole del tema del recente Convegno Internazionale Guanelliano per il centenario, vivere “una presenza che permane”, cioè “guardare in avanti ed aprirsi alla fecondità del carisma, nella chiarezza dell’identità”. A questo ci invita la celebrazione della nascita del Fondatore che vede qui riuniti oggi, presso la basilica di san Giuseppe al Trionfale, tutti noi fratelli dell’unica famiglia guanelliana.

“Il Fondatore nelle nostre mani” è il titolo di un articolo apparso su una rivista, che suscita una domanda: cosa ne facciamo noi delle vite che sfioriamo con le nostre mani: delle lacrime di una persona anziana, del povero che non ha pane, di una sposa abbandonata, di una sorella che vive in solitudine, dell’uomo senza casa e senza lavoro? Paolo VI, nel discorso in occasione della beatificazione ha ricordato che, per don Guanella, “è Dio che fa” e il Fondatore stesso ci ricorda che la fedeltà agli impulsi dello Spirito Santo ci ottiene fiumi di grazia: espressioni che, se da una parte ci ricordano di essere operai di un progetto di Dio, dall’altra ci impegnano alla responsabilità personale, per una sfida che deve tener conto del contesto dei tempi odierni. Sia pure in situazioni diverse, ci sono offerte però sempre occasioni di carità, per essere portatori di novità in questo campo, come lo è stato don Guanella, vincendo magari le resistenze di una cultura benpensante e laica, come lo era quella nella società dei suoi tempi.

Anzi, è proprio il silenzio e il buio delle difficoltà a farci sperimentare che “la notte porta consiglio” ed è il tempo del discernimento, quando avvertiamo la nostra condizione di fragilità, ma siamo anche favoriti a sviluppare la compassione per sé e per gli altri, allontanandoci dall’individualismo e dalla prepotenza. La concelebrazione eucaristica del pomeriggio nella nostra Basilica di San Giuseppe, durante la quale alcune cooperatrici hanno emesso la loro promessa vivere gli impegni di carità, nello spirito e nel carisma di don Guanella, è stata presieduta dal cardinale Peter A.K. Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Justitia et Pax e “adottato” dall’Opera don Guanella per aver dimorato presso le nostre suore di via dellla Nocetta durante il periodo dei suoi studi a Roma. Siamo stati invitati a varcare la porta santa del Giubileo, ricordando che Cristo è la porta della misericordia e della giustizia, perché non si può declinare l’una se non in dialettica con l’altra: non una giustizia punitiva, ma con un’opera che sia il più possibile riparativa nei confronti delle vittime e trasformativa nei confronti dei carnefici, con l’esperienza del perdono, che è uno dei nomi della misericordia. Affidiamoci allo Spirito Santo, che conosce la strada verso la luce: è il Consigliere e il Suggeritore che indica il cammino perché gli uomini superino la paura del buio e sappiano dove mettere i piedi per avanzare in sicurezza e sentirci abbracciati da Gesù Misericordia.