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Cinquant’anni fa le cronache hanno raccontato il desiderio di Paolo VI di celebrare l’Eucaristia nel Cenacolo, ma non gli fu permesso. Papa Montini, comunque, si fermò alla soglia dell’aula del Cenacolo e consumò il suo desiderio di rinnovare la comunione con Gesù in pochi istanti. Uno sguardo velato di tristezza che nascondeva il desiderio d’imitare l’apostolo Giovanni, quello di chinarsi sul petto di Gesù e ascoltare i palpiti del suo cuore misericordioso, ma non gli è stato permesso.
Papa Francesco è entrato in quel luogo in cui Gesù ha pregato per l’unità di tutti credenti; non solo, ma ha presieduto nella Sala del Cenacolo la santa Messa concelebrata con tutti i vescovi residenti in Terra Santa.
Paolo VI aveva desiderato almeno pregare in quel luogo dove Gesù ha fatto nascere la Chiesa. La Chiesa nasce con un umile servizio all’umanità rappresentata dagli apostoli con il gesto della lavanda dei piedi.
Prima di sancire il «patto di eterna alleanza» con il suo popolo, Gesù ha voluto insegnarci che l’unità tra le persone, l’autentica comunione tra gli esseri umani si crea instaurando un rapporto di disponibilità, di attenzione cordiale e di servizio. Il Cenacolo ci ricorda il modello di servizio al quale la Chiesa si deve conformare: «Io vi ho dato l’esempio» cosicché come io, Gesù, ho lavato i piedi a voi miei discepoli, anche voi serviate i poveri, gli ammalati, gli esclusi, i profughi. La lavanda dei piedi è soprattutto un gesto di guarigione, perché Gesù ci insegna che le malattie si guariscono con l’amore, con una condivisione che si inginocchia per innalzare.
Gesù nel Cenacolo, istituendo il sacramento del sacerdozio, ha insegnato che l’autorità nella Chiesa consiste nell’essere servi e non padroni, non funzionari, ma compagni di viaggio a fianco di chi è povero nell’anima e nel corpo.
Il Dio vero lo si trova solo nella condivisione dei sentimenti di Gesù verso l’uomo e la donna.
Un moderno pittore tedesco, Koder, ha rappresentato la lavanda dei piedi nel Cenacolo ponendo Gesù accanto a san Pietro; sull’acqua del catino si vede riflesso il volto di Gesù, in modo da esprimere che il volto di Dio si vede solo stando accanto al fratello.
Il Cenacolo oltre che la «memoria» perenne dell’amicizia, della fraternità, della condivisione, dell’armonia e della pace, è anche il momento del congedo e di una comunità che si mette in cammino. Mentre Gesù lavava loro i piedi, gli apostoli avranno ricordato le parole dei salmi: «La tua parola è luce ai miei piedi», «Guida i nostri passi sulla via della pace». Gesù ha voluto lavare i piedi come gesto ricco di significati. Oltre a quello dell’umiltà e del servizio, il piede indica la terra, lo spazio con il quale l’uomo e la donna stabiliscono un contatto vivo con la realtà creata. Il piede è l’opposto della testa, ma per vivere in armonia è necessario che la testa alimenti e guidi il piede e cioè il cielo ispiri la terra e fecondi il cammino dell’uomo.
Dal Cenacolo parte una «Chiesa in uscita», una Chiesa che cammina nel mondo con la zavorra della sua umanità, come è avvenuto per gli apostoli subito dopo la Cena, ma come seme di futuro. In un modo definitivo nel Cenacolo l’amore ha vinto sulla codardia e la paura.
Papa Francesco in quella celebrazione fra le mura del Cenacolo ha ricordato con commozione: «Quanto amore, quanto bene è scaturito dal Cenacolo! Quanta carità è uscita da qui, come un fiume dalla fonte, che all’inizio è un ruscello e poi si allarga e diventa grande… Tutti i santi hanno attinto da qui; il grande fiume della santità della Chiesa sempre prende origine da qui, sempre di nuovo, dal Cuore di Cristo, dall’Eucaristia, dal suo Santo Spirito».
Questo ricordo è un invito a camminare sulle orme di Gesù. 
 
Mario Carrera