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Dalla vita di Abele in poi, l’uomo ha scoperto che la preghiera è la fonte di energia più potente che le persone possono sperimentare. In tutta la Bibbia la preghiera appare come il respiro di ogni vivente. Questo respiro, evidentemente, era l’anima della famiglia di Nazareth. Per Giuseppe, Maria e Gesù, l’invito alla preghiera era segnato in cinque momenti della giornata, quasi per dare una continuità alla lode, obbedendo alla parola che Gesù avrebbe insegnato ai discepoli come leggiamo nell’evangelo di Giovanni: «Senza di me non potete fare nulla» (15,5) e in quello di Luca: «Bisogna pregare sempre» (Lc 18,1).

 

Sono espressioni assai forti. La prima afferma la fondamentale incapacità dell’uomo a realizzare il disegno che Dio ci ha chiamati a costruire, inviandoci Cristo Gesù come modello e stile di vita. 
Il motore nel cantiere di ogni vita è la preghiera, la quale irrobustisce la nostra povertà sulla frontiera della missione di battezzati.
Quando scriviamo che la preghiera è il respiro dell’anima, ci tornano alla mente le parole di un uomo che fu grande per il suo spirito di preghiera: don Guanella. Egli diceva: «è con il soffio delle labbra che si ravviva il fuoco materiale e con il soffio della preghiera che si riaccende il fervore dell’anima», da cui si attinge energia per collaborare al bene del prossimo. 
Gesù ha vissuto in costante unione con il Padre; il tempo della sua vita è stato un’ininterrotta preghiera; azioni, parole, relazioni, amicizie, miracoli hanno segnato una totale dedizione al bene sino a giungere a morire d’amore. Tutti questi elementi non sono stati frammenti di un’esistenza, ma il tessuto di un dialogo di amore con il Padre. 
In questa dimensione di «contemplativo nell’azione», Gesù ha raggiunto la frontiera della nostra umanità. La nostra carne, con il peso di umanità corrotta dal peccato, con il battesimo è stata innestata in Cristo e vive con lo stesso respiro del Padre per mezzo dell’azione dello Spirito Santo. 
È un bisogno del cuore mettersi in preghiera, infatti «la preghiera è come il respiro, il battito del cuore di una vita che essenzialmente è comunione con la Trinità dalla quale è nata e alla quale è destinata a ritornare, come traguardo vittorioso della sua esistenza».
Non sempre questa realtà è vissuta con consapevolezza. Spesso ci dimentichiamo di Dio. 
La preghiera si fa pesante, faticosa; tuttavia, possiamo stare certi che anche se non preghiamo, Dio non ci abbandona. Egli cerca noi sempre prima che noi cerchiamo Lui. Il libro dell’Apocalisse ci trasmette che Egli sta sempre alla porta e bussa; Lui ci desidera e ci chiama. 
Se lo introduciamo, Egli si fa amico, compagno di viaggio, parla alla nostra coscienza e la riempie di consolazione.