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La lettura spirituale è necessaria quanto la preghiera?

di Gabriele Cantaluppi

Nell’“emergenza educativa” che investe oggi il mondo giovanile, e non solo, grande spazio è dato alla necessità di ritornare all’incontro con un buon libro, staccandosi dalla dipendenza maniacale del web. Leggere amplia i nostri orizzonti, nutre lo spirito e ci aiuta a dar voce al nostro mondo interiore. Spesso è stato questo l’avvio alla conversione per molti peccatori. Lo ricorda san Josemaria Escrivà: «Non tralasciare la lettura spirituale; la lettura ha fatto molti santi».

Per la vita spirituale la lettura è necessaria quanto la preghiera. San Bernardo ne è convinto: «la lettura spirituale ci prepara alla preghiera e alla pratica delle virtù», aggiungendo che «la lettura e la preghiera sono le armi con cui si vince il demonio e si conquista il cielo». 

è di grande aiuto riservare un po’ di tempo nella nostra giornata e allontanarci dalle distrazioni, per leggere libri che aumentino la nostra conoscenza e comprensione della fede. Forse l’apostolo Paolo intendeva raccomandarlo, quando consigliava al giovane vescovo Timoteo: «Attendi alla lettura» (I Tim 4, 13). 

La lettura spirituale non consiste nella semplice lettura di un libro religioso, ma nel leggerlo con uno scopo determinato, cioè per il perfezionamento della propria vita interiore, il progresso spirituale e la propria santificazione. Il suo obiettivo, quindi, non è principalmente quello di arricchire la mente di nuove nozioni, ma di irrobustire la volontà sulle vie del bene, per giungere direttamente a Dio.

Se vogliamo che questa lettura ci dia profitto, non deve essere affrettata, né fatta correndo, come se si leggesse una storia; ma molto quieta, posata e attenta; perché «come l'acqua gagliarda e che, se arriva in modo turbinoso, non penetra né feconda la terra, come invece fa la pioggia dolce e piacevole; così affinché la lettura penetri e fecondi meglio il cuore bisogna che il modo di leggere sia con calma e riflessione» (Lettera Spirituale, Firenze 1597).

Ognuno può scegliere i testi che preferisce: quelli della tradizione spirituale cristiana, le parole dei maestri di vita spirituale; la vita dei santi, gli amici di Dio. Costoro «che si sono distinti nella sequela del Signore lasciano una scia di desiderio di imitarli e di riprodurre quella specifica forma o aspetto distinto della sapienza divina che trasuda al contatto con loro. Ci si lascia attrarre dal bagliore del santo, perché ci appartiene originariamente il tesoro da cui promana». (san Giovanni di Damasco). 

Viene opportuno l’invito del nostro san Luigi Guanella: «Vi esorto a dedicare anche un po’ di tempo a leggere qualche libro che tratti di cose spirituali, come l’Imitazione di Cristo, la Filotea di san Francesco di Sales… Dalla lettura di questi libri riporterete grandissimo vantaggio per l’anima vostra». E aggiunge un particolare interessante: «Sarebbe doppio il merito davanti a Dio, se quanto leggete lo raccontaste agli altri, ovvero leggeste in loro presenza, soprattutto in presenza di quelli che non sanno leggere». Oggi noi potremmo dire: in presenza di quelli che, perché malati o anziani, ne sono impediti.

E ancora: “Alla meditazione aggiungiamo un po’ di lettura spirituale; che è come la rugiada, la quale feconda l’anima nostra di santi pensieri, di casti affetti, di ottime risoluzioni”. Poi, col suo solito senso pratico, aggiunge: “Si raccomandano le vite dei Santi e i libri di esempi, maggiormente atti a imprimere nella mente effetti salutari”.

Il venerabile monsignor Aurelio Bacciarini, primo parroco della nostra parrocchia di San Giuseppe al Trionfale a Roma e poi vescovo di Lugano, anche negli anni del suo ministero episcopale dedicava dopo il pranzo nelle prime un po’ di tempo a questa pratica.

Forse il ritmo frenetico della vita quotidiana delle nostre famiglie richiede del sacrificio per questo impegno, ma forse i più volonterosi possono ritagliarselo negli spazi dedicati alla televisione o al divertimento.