di Gabriele Cantaluppi
II tema dei padrini e madrine della Cresima si fa sempre più sentire nelle parrocchie. Il Codice di Diritto Canonico recita: “Il confermando sia assistito per quanto possibile dal padrino, il cui compito è provvedere che il confermando si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente gli obblighi inerenti allo stesso sacramento”
Il tema dei padrini e madrine della Cresima si fa sempre più sentire nelle parrocchie. Il Codice di Diritto Canonico recita: “Il confermando sia assistito per quanto possibile dal padrino, il cui compito è provvedere che il confermando si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente gli obblighi inerenti allo stesso sacramento” .
La presenza del padrino o madrina non è obbligatoria. Quello che è obbligatorio è che chi viene indicato a svolgere tale funzione risponda ad alcuni requisiti (che sono poi gli stessi richiesti per il padrino di Battesimo): abbia almeno sedici anni, abbia a sua volta ricevuto il sacramento della Confermazione e “conduca una vita conforme alla fede e all’incarico che assume”.
Questo aspetto non è facilmente giudicabile, almeno da parte del parroco, che di solito non conosce le persone indicate dalla famiglia (solitamente parenti o amici).
Generalmente i problemi sono legati alla situazione familiare: non dovrebbero vivere situazioni matrimoniali irregolari, essere conviventi, sposati solo civilmente o divorziati risposati, tanto per fare alcuni esempi. Motivazioni che spesso diventano motivo di dissidi, proprio nel momento in cui una famiglia si avvicina alla Chiesa, momento privilegiato per riallacciare rapporti e testimoniare l’accoglienza della parrocchia. Si crea allora “moro contro muro” con il parroco che, se vuole fare il suo dovere, non può accondiscendere alle richiesta dei genitori e, spesso, dei cresimandi stessi.
Monsignor Giovanni Roncari, vescovo di Pitigliano, Sovana e Orbetello, propone una soluzione drastica: affidare questo ruolo ai catechisti: “La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del si è sempre fatto così”. Con questo riferimento all’esortazione di papa Francesco, ha presentato la novità che, progressivamente, sarà introdotta nella celebrazione delle Cresime nelle parrocchie della diocesi.
Afferma monsignor Roncari che “nella sua lunga storia, la Chiesa ha creato, trasformato, rinnovato e addirittura soppresso tante strutture ecclesiali e pastorali. Questo è accaduto e accadrà molte altre volte, perché la Chiesa vive nel tempo e deve accogliere nell’unità della fede le necessità dei fedeli che si esprimono in maniera diversa secondo i tempi per poter rendere possibile la predicazione del Vangelo… Pensiamo alla pluralità dei servizi nati intorno all’altare e a servizio della comunità ecclesiale: accoliti, lettori, ministri straordinari dell’Eucaristia, come ad altri ministeri ormai scomparsi perché ridotti a cerimonie senza un portato pastorale concreto: tonsura, ostiariato, esorcistato, suddiaconato. Pensiamo oggi alla ricerca teologica sul diaconato femminile.”.
Il Rito della Cresima propone che il cresimando sia accompagnato “da colui che all’inizio ha presentato il cresimando” e che posa la sua mano sulla spalla del cresimando pronunziandone il nome “a meno che non lo pronunzi il cresimando stesso”. Il Rito della Cresima dopo aver descritto il compito tradizionale del padrino afferma “può anche darsi che siano i genitori stessi a presentare il loro bambino… in via ordinaria spetta ai genitori cristiani preoccuparsi della iniziazione dei lor figli alla vita sacramentale”.
Monsignor Roncari stabilisce che “ogni comunità parrocchiale faccia un cammino verso questa direzione pastorale: la presentazione dei cresimandi e il loro accompagnamento sia fatto dai catechisti che realmente li hanno preparati, hanno curato la loro formazione per anni e possono continuare la formazione, soprattutto se hanno saputo creare relazioni autentiche con i loro ragazzi e con le loro famiglie.... Il catechista ha tutte le caratteristiche per testimoniare la fede al cresimando e rappresenta una figura che i ragazzi potranno continuare ad incontrare frequentando la parrocchia”.