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Nella ricorrenza del 1° Centenario del Patrocinio di San Giuseppe

di Gabriele Cantaluppi

Nel 1970 venivano celebrate, in ambiti diversi, due prime ricorrenze centenarie: in quello ecclesiastico la proclamazione di san Giuseppe a Patrono della Chiesa universale l’8 dicembre 1870, mentre lo Stato Italiano ricordava l’anniversario della occupazione di Roma, il 20 settembre 1870, con la conseguente cessazione del potere temporale dei Papi.

In questi cento anni, nel 1910, è sorta anche la nostra basilica di san Giuseppe, voluta da san Pio X e realizzata tenacemente da san Luigi Guanella, con l’opera artistica del Servo di Dio Aristide Leonori. Ma non è estraneo un numero, che solo Dio conosce, di semplici fedeli che hanno concorso alla sua realizzazione e al costante miglioramento, anche edilizio, della struttura.

Oggi San Giuseppe al Trionfale è il tempio maggiore di Roma dedicato al Patrono della Chiesa, è meta di pellegrinaggi e sede primaria della Pia Unione del Transito, promossa per la salvezza degli agonizzanti.

In occasione della celebrazione dell’Ottavario di preghiere per l’unità dei cristiani, il 19 gennaio 1970 una funzione solenne veniva celebrata nella nostra chiesa. Ordinariamente tutto l’Ottavario si celebrava nella Chiesa del Gesù, ma a partire da quell’anno il Cardinale Vicario monsignor Angelo Dell’Acqua decideva che venisse celebrato ogni giorno in una chiesa romana diversa. è stato significativamente rilevato che la celebrazione assumeva un significato particolare: san Giuseppe è Patrono universale non “delle Chiese”, ma dell’unica Chiesa: è quindi un Santo veramente ecumenico.

Nell’aprile del 1970, anno del Centenario, alla nostra chiesa toccò l’onore di essere proclamata Basilica. Così si esprime nel Decreto di elezione Papa Paolo VI, dopo aver ricordato la centralità del culto al Santo e la presenza della sede della Pia Unione del Transito legati alla chiesa: «poiché il nostro Venerabile Fratello Cardinale di S.R. Chiesa Angelo Dell’Acqua, Nostro Vicario Generale nell’Urbe ha presentato richiesta che questo tempio di san Giuseppe sia insignito del titolo di Basilica Minore, riteniamo di dovere  acconsentire alla richiesta,  e in ossequio al decreto della Sacra Congregazione per il Culto Divino con la nostra Apostolica Autorità eleviamo il tempio di cui sopra alla dignità di Basilica minore, concedendo tutti i diritti e le particolarità liturgiche».

Nel giugno del 1970 si iniziano anche i lavori dell’ampiamento della basilica, che termineranno il marzo dell’anno successivo. Sono legati soprattutto alla creazione di spazi nella crociera, per permettere un miglior movimento di popolo. Succedeva infatti che, soprattutto nelle grandi festività, quando si riversavano in chiesa molti fedeli per venerare il Santo e accostarsi ai Sacramenti, troppa gente si ammassasse presso i confessionali e presso le balaustre creando intralci al regolare svolgersi delle funzioni.

Dal 29 novembre al 6 dicembre dello stesso anno, si teneva a Roma, presso la Domus Mariae, un Simposio Internazionale di Studi su san Giuseppe, organizzato dalla Società Iberico-Americana di josefologia, da quella Nord-Americana di Montreal e dal Centro Studi Italiano su san Giuseppe, sotto la presidenza del Cardinale Gabriele Maria Garrone, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

Cinquantuno studiosi, giunti da ogni parte del mondo, in quarantasette relazioni e comunicazioni hanno trattato diversi aspetti biblici, teologici, della spiritualità e degli scritti su San Giuseppe nei primi quindici secoli della Chiesa.

Padre Rolando Gauthier, presidente della Società Nord-Americana di Studi su san Giuseppe, precisava l’importanza spirituale e scientifica del Convegno: «Tentare uno sforzo di ritorno alle prime fonti, orientando i lavori verso le origini della teologia e del culto su san Giuseppe».

San Paolo VI il 19 marzo 1969 presentava san Giuseppe generoso nell’offrire a Dio la sua esistenza «alle imponderabili esigenze della sorprendente venuta del Messia». E l’anno successivo, nell’omelia della Messa, invitava a imitarlo, per vivere «con una spontanea riflessione teologica sul connubio dell’azione divina con l’azione umana nella grande economia della Redenzione, nel quale la prima, quella divina, è tutta a sé sufficiente, ma la seconda, quella umana, la nostra, sebbene di nulla capace (cfr. Gv 15, 5), non è mai dispensata da un’umile, ma condizionale e nobilitante collaborazione».