Cari ascoltatori,
come sempre un saluto particolare alle persone ammalate, sofferenti nel corpo e nello spirito. Lo sappiamo da sempre che non tutte le malattie sono guaribili, ma tutte le malattie sono curabili e questo nostro incontro spirituale vuol essere un farmaco per curare la malattia della solitudine, dello sconforto e della sfiducia. Sono queste le malattie più pesanti che nessuna medicina se non la compagnia e l’amore tenero riescono a guarire.
Caro san Giuseppe,
vogliamo trascorrere quest’ora di tempo in tua compagnia e accanto alla tua dolcissima sposa Maria.
Nella mattinata di domani tutti i vescovi del mondo cattolico celebreranno la messa crismale, per consacrare quest’unguento per la celebrazione dei sacramenti del battesimo, della cresima, dell’ordine sacro e per il sacramento della guarigione l’unzione dei malati.
La Settimana Santa ci presenta un vasto insieme di immagini simboliche, assai emozionanti, ricche d’insegnamento e di una coinvolgente testimonianza come ad esempio: la lavanda dei piedi, la frazione del pane, la discesa agli inferi.
Domani, prima che il sole tramonti, la liturgia compirà come gesto di guarigione nell'azione della lavanda dei piedi.
È un gesto di guarigione per la nostra fragilità umana. Ogni fragilità è rafforzata e si guarisce soprattutto con l’amore e la condivisione: l’amore non guarda mai dall’alto in basso, ma sempre si abbassa per innalzare.
Prima della grande preghiera sacerdotale Gesù con la lavanda dei piedi anticipa lo stile di un servizio, sia per tutto il popolo di Dio ma anche e soprattutto per i sacerdoti: devono imparare a essere servi e non padroni, non funzionari ma solidali compagni di viaggio.
Da grande Gesù dirà di imitarlo: «Io ho fatto, affinché voi facciate».
Già dall’infanzia Gesù aveva imparato come si serve e si ama in modo autentico la vita: servendo.
Un cordiale ben trovati in questo nostro appuntamento mensile in compagnia di San Giuseppe, all’inizio di questo mese di marzo che la tradizione secolare della chiesa ha dedicato a san Giuseppe.
Il nome di san Giuseppe è particolarmente legato ai mercoledì del mese, in particolare, come oggi, e, ancora, il 19 di ogni mese e poi tutto il mese di marzo. Il mese di marzo festeggia anche il concepimento di Gesù nel grembo della vergine Maria. Il 25 marzo, infatti, inizieranno i nove mesi in attesa del Natale del Figlio di Dio tra noi.
Caro ed amato San Giuseppe, la liturgia di rito romano domenica scorsa ha fatto riecheggiare nelle nostre assemblee la parola di tuo figlio Gesù, che ci invitava a vegliare, ma anche ci offriva i motivi per essere attenti vigili ai segni della presenza di Dio nella nostra vita. La presenza del divino è una presenza variegata simile ad un riflesso di diamante. A ogni angolazione della luce dà un riflesso di colorazione diversa.
Un bentrovati a tutti per il nostro appuntamento mensile all’ombra consolatrice della spiritualità di san Giuseppe che è stato accanto a Gesù. Il Creatore, che si è fatto creatura in Gesù, ha accettato di accogliere come dono le qualità umane di san Giuseppe.
Un cordiale ben trovati al nostro appuntamento mensile, per una preghiera, una riflessione, una contemplazione alla luce dell’esempio di san Giuseppe, vogliamo iniziare preparando il nostro animo in un clima di tranquilla preghiera.
Abbiamo scollinato il mese di maggio, dedicato dalla pietà cristiana alla venerazione della dolce sposa di san Giuseppe, Maria.
Da quattro giorni abbiamo iniziato il mese di giugno, il mese della mietitura e dei frutti della terra.
Nella nostra contemplazione, giugno avrà il suo centro di attrazione domenica prossima la solennità della Pentecoste, il compleanno della Chiesa. Questa nascita verso la fine del mese, il 27 giugno, ci farà approdare alla solennità del Sacro Cuore di Gesù, il focolare della carità divina che attira come una calamità le qualità positive della nostra esistenza cristiana e anche il rottame, le scorie dei nostri peccati per bruciarli al fuoco del suo amore.
La casa di Nazareth è sempre una casa accogliete dove ci si trova in famiglia, dove si impara a stare insieme, a stimarsi, ad amarsi e ad affrontare tre insieme le difficoltà della vita.
Questa sera ho davanti agli occhi il volto delle persone che ci stanno ascoltando, noto gioia nel loro sguardo luminoso e soddisfatto, ma avverto il singhiozzare delle persone depresse, persone che hanno perso la serenità a causa della malattia, persone angustiate che hanno perso il lavoro o che lo stanno cercando invano.
Che bella gioia poterci salutare anche questa sera, stringerci idealmente la mano, guardarsi negli occhi e trasmettere uno sguardo di simpatia e, idealmente, percorrere un po’ di cammino insieme, conversare, pregare, meditare, contemplare.
Il nostro è un incontro di preghiera, di riflessione, una conversazione tra amici per come diceva papa Francesco qualche giorno fa della samaritana, lasciare la brocca al pozzo, liberarsi dalle preoccupazioni e correre ad annunciare la gioia di aver trovato in Gesù il punto fermo della nostra vita.
Vorrei ricordare quello che diceva un rabbino sulla carità: «Se vuoi sollevare un uomo dal fango e dalla melma, non credere di poter restare in alto, accontentandoti di stendergli la mano. Devi scendere tu pure nella sua melma e nel fango e afferrarlo con le mani forti e ricondurlo a te nella luce». Gesù è sceso dallo splendore del cielo e si è abbassato sino a noi.
San Giuseppe ci è maestro non tanto per le parole che non ha pronunciato, ma per l’ascolto che sa dare alle nostre parole e alle nostre richieste.
Il suo silenzio, l’abbiamo detto tante volte, non è mutismo, ma è un silenzio illuminato da irradiazioni con tante sfaccettature che riflettono colori luminosi, quasi indicazioni di strade da percorrere per camminare nel giusto sentiero della santità, pienezza di beatitudine evangelica.
Il cammino dell’Esodo del popolo ebraico dalla schiavitù dell’Egitto alla terra promessa, l’ha compiuto anche la santa Famiglia.
All’inizio di questo appuntamento un cordiale saluto a tutti: alle ascoltatrice e agli ascoltatori, a chi ci ascolta in casa o per strada tornando dal lavoro, a chi sta preparando la cena, ma, in particolare modo, a chi è afflitto dalle molte contrarietà, avversità che partono dalla cattiva salute, dai disagi interiori delle depressione, dai problemi economici, dalla disoccupazione e anche da un buio orizzonte che genera insofferenza nei confronti della stessa vita.
Allora un saluto particolarmente cordiale a chi è arrabbiato con l’esistenza stessa, per chi ancora non ha trovato un motivo forte e valido per vivere. Un ideale abbraccio a chi si sente inutile, solo, a chi è senza amici.
L'8 dicembre, Papa Francesco e' stato accolto da un bagno di folla nel centro di Roma. A Piazza di Spagna, dove ha reso omaggio alla statua dell'Immacolata, il pontefice ha detto: "Il grido dei poveri non ci lasci mai indifferenti. La solitudine degli anziani e la fragilita' dei bambini ci commuovano. Ogni vita umana sia da noi amata e venerata".
Francesco ha pregato ad alta voce, ai piedi della Madonna di piazza di Spagna.
"Tu - ha aggiunto - sei la 'tutta bella', o Maria, la parola di Dio in te si e' fatta carne.
Fa che non smarriamo il cammino della nostra esistenza, che il calore contagioso dell'amore illumini il nostro cuore".
Sia questa divina bellezza - ha invocato - a salvare noi, la nostra citta' e il mondo intero".
L'Ora di Compieta è il nostro inno di lode per il giorno trascorso e il consegnare a Dio il nostro sonno perché sia generatore di nuove e fresche energia per l’indomani. Nell’orazione finale, prima di recitare la preghiera finale, diciamo: «Il Signore ci conceda una notte serena e un riposo tranquillo». E prima c’è l'orazione finale: «Visita, o Signore, questa tua abitazione, e allontana le insidie degli spiriti cattivi; i tuoi
Angeli abitino in essa, e la custodiscano in pace». In quel momento, nel silenzio della nostra camera o sotto le volte solenni di un’abbazia come nel sogno di Giacobbe, descritto nel libro della Genesi, ci sembra di vedere tanti Angeli che, scendendo dall'alto popolano il cielo di benedizioni che scendono su tutte le famiglie come l'ultima benedizione della giornata.
In questo giorno dedicato dalla liturgia alla memoria degli angeli non possiamo sorvolare le prime pagine dell’evangelista Matteo che nella fase del fidanzamento e dei primi mesi delle vita di Gesù popola i sogni di Giuseppe con la presenza degli angeli che gli indicano la strada da percorrere e i misteri da accettare e il compito di custodire la sua sposa Maria a Nazareth, e poi la famiglia a Betlemme e poi in Egitto.