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Gli anziani non sono tutti vecchi brontoloni, nostalgici dei bei tempi passati, allergici alle novità del progresso. L’esperienza acquisita con l’età permette loro di farsi promotori e modello di qualità raffinate, il meglio dell’animo umano. Provano gratitudine per quanto hanno vissuto e vivono ancora, mettono un tocco di benevolenza nel ponderare persone e situazioni, sanno prendere le cose con equanimità, quel che piace e quel che conviene meno. È la buona ricetta per un vivere più sereno, malgrado le ingiurie dell’età.

di Vito Viganò

Si definisce positiva una psicologia, di recente sviluppo, che sovverte il metodo d’intervento nell’aiuto delle persone. Ritiene più efficace puntare su potenziali e risorse, piuttosto che su difetti e guai. Incoraggia così la pratica di raffinate qualità umane, snobbate magari nel frenetico mondo moderno, per una prospettiva della realtà equilibrata e più serena. I giorni della vecchiaia possono essere appesantiti da guai fisici, da menomazioni mortificanti, da futuri inquietanti. C’è il rischio che l’attenzione istintiva a quel che non va bene diventi invasiva, esclusiva. Praticare le qualità che tengono conto del positivo, pur sempre presente con i problemi, è d’aiuto per una esistenza dignitosa, anche in situazioni penose.

Gratitudine

Lamentarsi dei propri guai è uno sport diffuso, non lo fanno solo i vecchi. Non serve molto, anzi appesantisce ancora di più. Fa bene invece rintracciare il buono nel vivere del momento, apprezzarlo ed esserne riconoscenti. Nei giorni difficili della vecchiaia, e ce ne sono, per una prospettiva più serena si suggerisce di punteggiare il passare del tempo con qualche momento di gratitudine. Cosa c’è di buono oggi, che fa bene? Il vecchio è grato perché è comunque ancora vivo, altri non hanno avuto la stessa fortuna. È grato per tutto quel che funziona ancora, malgrado gli acciacchi. Piccoli eventi del giorno hanno portato un tocco di piacere, una sensazione gratificante. Riviverli con gratitudine è motivo di serenità, di coraggio nel sostenere la realtà faticosa di limiti e di guai.

Benevolenza

Il buono della realtà umana può venir fuori meglio nella vecchiaia. L’esperienza di una vita rende più saggi nel concentrarsi su quel che vale davvero nel vivere. Ci sono meno pulsioni di arrivismo, meno motivi per competere e prevalere. C’è spazio per l’esprimersi del fondo sano presente in ognuno, una benevolenza naturale. Si vedono le cose con occhio più indulgente, si giudicano fatti e persone con più comprensione. Si è propensi a evidenziare quel che vale nell’esprimersi umano, sovente confuso e sopraffatto da modi di fare meno dignitosi, o proprio cattivi. Farsi promotore e modello di benevolenza è una funzione sociale interessante dell’anziano. E fa da contributo prezioso a un suo vivere più tranquillo e sereno.

Equanimità

Un costituente prioritario del saper vivere, si esprime col dare il giusto peso alle cose, attribuire valori e importanze equilibrate, tenendo conto dei diversi fattori in gioco. La mente non si lascia prendere dal cuore, evitando così esaltazioni illusorie o rifiuti irrealistici di quel che conviene meno. Si accetta la rosa e le sue spine, il sole e il tempo piovoso, la gioia e la sofferenza. Equanimità può essere un frutto pregiato della vecchiaia. Con l’esperienza si è maturata una filosofia di vita per cui si trova il modo di adeguarsi a quel che l’esistenza comunque propone e tirar fuori il meglio. Dà il coraggio di vivere quando non è più facile, in condizioni menomate, per gustarsi ancora una esistenza serena e degna di essere vissuta.