Un nuovo libro di don Mario Carrera
di Angelo Sceppacerca
Un libro su san Giuseppe? Le dimensioni, il tono delle parole, l’animo di don Mario che le ha coltivate e deposte sul foglio con punta di pennello sottile, il confronto con la nostra condizione (uomini e donne, padri e madri, figli e figlie, sposi, malati, in pericolo, in attesa e ricerca, intimoriti e in fuga …) ne fanno un prezioso compagno di viaggio, un prontuario dell’anima, una casella di posta tra il cielo e la terra. Sia benedetto questo piccolo libro.
Non ci sarebbe nulla da aggiungere alla sapienza delle pagine di don Mario poste all’inizio a mo’ d’introduzione; delicate e profonde; confidenti e pensate. Eppure, per la vicinanza “salvifica” alla Madre di Dio, vergine di Nazareth e sua promessa sposa, anche di Giuseppe – in qualche modo – si può dire numquam satis, l’antica espressione usata per affermare che parlare di Maria non era mai abbastanza.
San Giuseppe era “giusto”, cioè santo perché docile, generoso e radicale custode del Figlio dell’Altissimo. L’obbedienza di Giuseppe è atto di altissima dignità perché il confronto è con la volontà di Dio; perciò sostenuto da una fede profondissima. La sua fede e la sua obbedienza lo fanno – come fu Abramo – «padre di molti popoli» e tra questi il popolo della Chiesa universale.
La paternità di san Giuseppe è ricevuta in dono, inaspettata, provvidenziale e gratuita, che sono gli aggettivi legati a Dio stesso, Provvidenza e Grazia. Dio ha scelto di essere l’Emmanuele e per questo ha chiesto a Giuseppe di prendere con sé Maria, ne accogliesse il Figlio come il proprio figlio e lo chiamasse Gesù perché Salvatore di tutto il popolo.
Quest’anno ricorre il 30° dell’esortazione apostolica Redemptoris custos di san Giovanni Paolo II; quindici anni prima un altro papa santo, Paolo VI, a Nazareth pronunciò parole ispirate indicando in Giuseppe e nella sua convivenza trentennale con Maria tre cose: il silenzio, la comunione di amore, il lavoro. Il silenzio, «nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo».
La comunione di amore di tre cuori vergini, abitati dallo Spirito e perciò reciprocamente rispettosi, dediti, delicati, pronti all’ascolto e al servizio, in perfetta unità, riflesso di quella divina.
Il lavoro: legge severa, ma liberatrice della fatica umana, e manifestazione della sua dignità perché sostegno per la famiglia e servizio alla società.
«All’ombra del Padre»: l’allusione è al nuovo passo compiuto da Giuseppe quando Dio irrompe nel suo sonno agitato e nel suo pensiero, rassicurandolo con le parole di un angelo. Anche Maria era stata invitata da un angelo a non aver paura. Ora è lui, Giuseppe, a trovarsi sotto l’ombra del mistero divino che lo sceglie per dare il nome a colui che non è suo. Giuseppe è un padre presente, attento, pronto a far fronte alle difficoltà. Delinea il modello della famiglia autentica. Troppe mamme sono lasciate da sempre sole coi figli. E padri – tanti – occupati altrove. Giuseppe rimette le cose a posto. Dio rimette ordine nella vita dell’uomo e lo invita a destarsi dal sonno e a rimboccarsi le maniche.
Questo piccolo libro è un dono grande. Ho l’impressione che ci venga proprio da lui, il custode. In una attualità che è colma di orrori per i mille volti delle vittime di violenza (specialmente in famiglia), unisco anche la mia alle preghiere qui raccolte.