di Luigi Crimella
Il problema della droga si è riaffacciato piuttosto prepotentemente in Italia in questi ultimi anni, non solo per il permanere di un mercato criminale che riempie le città di pusher, ma anche con l’apertura di varie migliaia di negozi che vendono la “cannabis legale” descritta come leggera e addirittura “curativa”. Una recente sentenza della Cassazione ha stabilito che è illegale la vendita di «foglie, inflorescenze, olio, resina» di cannabis, a meno che «siano in concreto privi di efficacia drogante». Ma la verità è che non è ancora chiaro che effetti avrà la sentenza, e per ora ha soltanto aggiunto confusione a un tema già piuttosto intricato. I nomi scelti per tali negozi sono molto fantasiosi e rassicuranti: “Doctor Green Cannabis, Canapando, Mariuana Light, Cannabis Light e via di questo passo. Cosa debbono pensare le famiglie di questo nuovo fronte che va ad aggiungersi a quello dello spaccio tradizionale?
è giustificato preoccuparsi per gli adolescenti?
Pare proprio che non solo sia giustificato ma anzi che, insieme alle famiglie, si preoccupino le autorità e le istituzioni sociali e sanitarie. Secondo gli studi più recenti, l’Italia è tra i paesi più a rischio in Europa (dopo Repubblica Ceca e Francia) per il coinvolgimento dei giovanissimi nell’uso delle sostanze stupefacenti. Il rapporto 2018 dell’Osservatorio europeo delle droghe e tossicodipendenze (Oedt) attesta un aumento nell’uso della cannabis e una stabilizzazione degli stimolanti sintetici, mentre per la cocaina si registra un certo calo. Rilevazioni diverse concordano su un dato: quasi un giovane su due ha provato occasionalmente uno “spinello” e circa uno su tre ne fa un uso piuttosto costante, partendo dagli anni della preadolescenza. A fianco della droga i giovanissimi non rinunciano a provare l’alcool (birre, super-alcolici) e il tasso di fumatori di sigarette tradizionali è rilevante: attorno al 40 per cento.
Quali rischi corrono i giovani con l’uso della droga?
Gli psicologi spiegano che un giovane inizia ad assumere droga per senso di imitazione e appartenenza al “gruppo dei pari”. Una volta iniziato sperimenta sensazioni di piacere che potenziano gli stimoli sensoriali tipici dello sviluppo adolescenziale. Da qui all’assuefazione e alla “dipendenza” il passo è breve. Tra le conseguenze negative, i medici segnalano: ridotta lucidità mentale, rischio di scarsi risultati scolastici e di drop-out (bocciature), scompensi emotivi e comportamentali, stati di esaltazione e aggressività accompagnati da periodi di depressione e chiusura relazionale, micro-criminalità. A lungo termine, gli psichiatri affermano che l’uso precoce di droghe anche erroneamente considerate “leggere” può portare a danni permanenti nelle sinapsi cerebrali specie prefrontali, quelle deputate ai processi decisionali e razionali, oltre che alla gestione delle emozioni e delle interrelazioni personali. Molte forme di devianza psichiatrica e criminale in età matura hanno alla base la droga assunta da adolescenti.
Come riconoscere che un giovane ha iniziato a drogarsi?
I genitori dovrebbero stare molto attenti a piccoli segnali quali: cambio di umore frequente, modifica del proprio stato emotivo ingiustificata, abbigliamento trasandato e difforme dal solito, comparsa di tatuaggi, taglio di capelli provocatorio e insolito. In famiglia occorre anche stare molto attenti ai piccoli furti dal portafoglio di mamma e papà di piccole somme (10-20 euro) che servono per procurarsi la “dose”.
Se un figlio o figlia si droga posso sperare che ne esca?
In una visione irenica e fiduciosa sull’esistenza, forse alcuni genitori potrebbero essere indotti a valutare l’uso delle droghe negli adolescenti come i tipici “peccati di gioventù”. Ma secondo gli psicologi e gli educatori (anche i preti e catechisti lo sottolineano) la prospettiva non è affatto tranquillizzante: infatti, a lungo andare i danni cerebrali, psicologici e neurologici possono diventare così profondi che una guarigione potrebbe non essere più possibile.
Come devono comportarsi padri e madri? A chi chiedere aiuto?
Il suggerimento prudenziale è anzitutto di parlare molto francamente ai figli. Non nascondere i rischi che si corrono, illustrare il fatto che acquistando droga si alimenta il mercato criminale dello spaccio. Poi si devono anche accompagnare i figli a incontri specifici con psicologi, assistenti sociali o preti ed educatori che illustrino con chiarezza le conseguenze. I genitori non dovrebbero manifestare angoscia per il figlio che si droga, ma la sicurezza che possa interrompere tale abitudine negativa, uscendone cresciuto e più maturo.
Quali alternative offrire?
La nostra società è sempre più povera di spazi sociali ed educativi adeguati. Sono sempre meno gli oratori e i circoli giovanili cattolici, specie nelle grandi città e quindi i ragazzi e le ragazze si ritrovano presso le discoteche o le piazze che - guarda caso - divengono piazze “dello spaccio”. Servirebbe uno slancio ideale delle famiglie per attivarsi nelle parrocchie con nuove offerte di incontri, eventi, spettacoli, film per i quali i giovanissimi trovino interesse e delle compagnie “sane”.
La preghiera può aiutare?
Papà e mamme non dovrebbero avere vergogna a proporre ai ragazzi di pregare insieme. Chiedere aiuto al Signore è un atto di grande umiltà e umanità che certamente ai più giovani farà un forte effetto spirituale.