La guerra: stoltezza e malvagità
di Ezio Aceti
«L’uomo molte volte è una bestia, altre un angelo»; con queste parole il grande filosofo cristiano Blaise Pascal riassume in maniera chiara e sintetica la condizione dell’essere umano come persona, in continua lotta dentro di sé fra il bene e il male, fra la cattiveria e la bontà.
Una riflessione più approfondita ci porta a constatare che non solo occorre “ammansire” il lupo che si muove dentro di noi, ma addirittura addomesticarlo ed utilizzarlo per un servizio più grande, volto al bene.
È quello che dice con altre parole papa Francesco quando, in un incontro con i responsabili dei Movimenti cattolici, dice: «Il futuro sarà accarezzare il conflitto», intendendo con questo la possibilità che, a seguito del mescolamento delle razze, dei popoli, delle culture, si confliggerà molto.
Ma il conflitto, se ben gestito, può essere foriero di una maggior unità e un maggior progresso. Nel futuro dovremo imparare a saper trasformare la divergenza in opportunità, l’opinione contraria in possibilità di dialogo.
Lo strumento del linguaggio
Uno strumento decisamente potente è caratterizzato dalla parola, dal linguaggio. Come esseri umani utilizziamo la parola per comunicare, per sostenere, per denigrare, per uccidere, ma anche per fare miracoli, per dare senso al vivere. Del resto, anche il Vangelo di san Giovanni si dice che Gesù era il Verbo, la Parola.
Ma come parlare? Parlare ai bambini in maniera corretta: diritto sacrosanto! è arrivato il momento di pensare in maniera intelligente ai nostri bambini, per suscitare in loro consapevolezza e aiutarli a vivere positivamente anche quando i tempi sono cattivi.
Guardiamoci attorno:
• La prima malattia d’Europa è la depressione.
• I reparti di neuropsichiatria infantile sono pieni di bambini e adolescenti alle prese con le malattie psichiche più varie.
• Essi soffrono del mal di vivere.
• Questo mal di vivere ha diversi nomi: paura, tristezza, solitudine, rabbia, mancanza di speranza.
Il Covid, la guerra, i popoli che fuggono, le malattie che dilagano… Insomma, ci viene da dire: non se ne può più! Insomma, siamo in un “tempo cattivo”.
E sappiamo che proprio ora è urgente tutelare e proteggere i più deboli e i più fragili. Tra i fragili i bambini sono i primi, in quanto da soli non sono in grado di comprendere ciò che succede e manifestano con le malattie il bisogno di “darsi ragione” di quello che sta succedendo. Perché senza una ragione, senza una spiegazione che tuteli, il male dilaga e la depressione cresce.
Allora cosa fare ?
Come tutelare i nostri figli più piccoli? Quando i tempi sono cattivi occorrono i buoni. Ma chi sono i buoni? I buoni siamo tutti noi, se impariamo a fare ricorso in modo corretto alla parola, al linguaggio. Se per noi grandi la spiegazione di quanto capita ci aiuta a gestire la vita e determina il nostro modo di comportarci, a maggior ragione lo può essere per i nostri bambini.
I bambini vivono in maniera particolare alcune emozioni di base e lasciano filtrare quanto capita dal loro vissuto emotivo. Al fondo di tutto ci stanno le emozioni che prevalgono in maniera particolare in questo periodo, quali la tristezza, la paura e la rabbia. è urgente allora aiutare i bambini a metabolizzare queste emozioni e a saperle gestire in maniera corretta.
Il parlare loro in maniera semplice, chiara, vera e costruttiva è l’azione più intelligente e benefica che possiamo compiere. Quindi il nostro parlare deve essere il più possibile rispettoso dello sviluppo evolutivo dei bambini e al contempo utilizzare una modalità che aiuti i piccoli a comprendere i loro stati emotivi, a descrivere la realtà, ma anche a fornire indicazioni utili per mantenere alta l’autostima e la voglia di vivere.
Gli studi sulla psicologia infantile e sulla gestione delle emozioni ci dicono che, utilizzando tre concetti di base molto semplici, possiamo aiutare i bambini a gestire quanto succede e a vivere meglio.
I concetti sono:
• L’empatia: cioè descrivere le emozioni che si provano;
• La realtà: cioè dire con poche parole la verità di quanto succede;
• Il sostegno: cioè offrire modalità concrete per dare un senso a quello che si vive.
Facciamo un esempio di un dialogo che potrebbe svolgersi con un gruppo di bambini e un educatore, un insegnante.
«Cari bambini, oggi vi devo parlare di una cosa importante che sta succedendo (es. guerra, pandemia...) e che porta molta tristezza. E anche voi bambini sapete che piangere e avere paura sono cose che a voi non piace per nulla provare.
Qualcuno vi dirà che voi non potete fare nulla perché siete troppo piccoli. Ma non è così!
Voi potete mostrare al mondo che potete essere amici anche se siete diversi, anche se in classe c’è un bambino con il colore della pelle più scura o più chiara della tua o se hai un amico che parla una lingua diversa dalla tua. Puoi dimostrare al mondo che andare d’accordo non vuol dire avere tutti la stessa idea. Puoi intervenire se un compagno litiga con un altro e farli ridere con una faccia buffa o una parola che fa ridere. E poi insieme possiamo pregare Gesù, perché spinga le persone a capire cosa serve per il bene di tutti…».
In conclusione, è importante considerare che noi grandi dobbiamo avere rispetto dei bambini e credere che loro sono in grado di comprendere e di aiutarci nella vita. Insomma, i bambini ci costringono ad essere più buoni. Si, più buoni!