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Nel pensiero moderno

di Ezio Aceti, psicologo dell'età evolutiva

La società post-moderna è caratterizzata da un problema di fondo: la crisi del padre.

In pochi anni è crollato un sistema caratterizzato dall’autorità paterna e dalle regole vissute in modo esasperato.

è andato in frantumi una abitudine, un modo di fare che, bene o male, era funzionale per il convivere sociale ed era in qualche modo condiviso da tutti.

Questa crisi però non è arrivata all’improvviso, non è spuntata come il sole da un giorno all’altro, ma era già stata annunciata, prevista da alcuni pensatori sensibili al percorso storico, alle tendenze nascoste nei cambiamenti sociali.

Mi riferisco in particolare ad alcuni filosofi, che con i loro scritti avevano indicato il crollo che successivamente sarebbe successo.

Pensiamo a Nietzsche (1844 – 1900) quando nella Gaia scienza, fa dire all’uomo folle: «Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “Oppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione. Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini!». 

Se Dio è morto, e con lui, anche tutto ciò che riguardava Dio, come l’autorità, la norma, la morale, tutto sembra morto, constatiamo che in realtà, siamo noi i colpevoli. 

è questa la decadenza alla quale  il filosofo tedesco si riferiva.

Naturalmente per Nietzsche questo era la testimonianza che Dio non esiste, mentre in realtà è crollata una falsa idea di Dio, un Dio al quale avevamo costruito una immagine relegata all’ordine sociale e al potere temporale.

Infatti non possiamo negare che oggi Dio non è più nei pensieri della gente o della maggior parte della gente.

Infatti il Medioevo non si può comprendere senza fare riferimento a Dio.

Pensiamo solo alla pittura, alla scultura, alla letteratura di quel periodo (V-XV sec.) che risulterebbero incomprensibili senza un persona credente, in quanto raffiguranti il mondo, il pensiero, il sentimento di fronte al mistero a Dio, come pure il dolore e la morte come realtà umane destinate ad essere guardate e giudicate da Dio.

Oggi, se togliamo Dio, il mondo va avanti lo stesso.

La pittura, la scultura, la letteratura, vivono come a sé.

Ruotano costantemente attorno all’uomo, ai suoi sentimenti, alle sue emozioni e spesso alle sue frivolezze, facendo a meno di Dio.

Oggi esiste soprattutto l’uomo… un uomo contemporaneamente onnipotente e  fragile, sempre contraddittorio. 

Ma solo l’uomo!

Un altro grande filosofo che aveva previsto quello che sarebbe successo senza Dio è stato Martin Heidegger (1889-1976), quando, di fronte al caos che stava succedendo arriva a dire «ci vorrà pure un Dio che venga a salvarci». Per Heidegger Dio deve venire a salvarci dall’angoscia esistenziale. 

Una angoscia che non è tanto frutto del dolore o della disperazione, ma dal fatto che si deve morire. 

Pertanto l’estromettere Dio dal mondo è sicuramente carico di conseguenze.

Un ultimo pensatore che voglio citare (ma ce ne sono moltissimi che andrebbero menzionati) è Paul Ricoeur (1913-2005), grande filosofo francese quando in alcuni suoi libri prefigura quello che sarebbe successo alla morale e all’etica profetizzando l’assenza del bene e del male e la conseguente confusione nel riconoscere ciò che è giusto o non lo è.

Questa crisi del padre, allora porta con sé la “crisi di Dio“, che, a sua volta porta alla radice del fenomeno e cioè la “crisi dell’uomo“

Infatti l’uomo, con la sua scienza e tecnica non è in grado di risolvere tutti i problemi e soprattutto, di riempire il vuoto esistenziale che la società genera.

è necessario allora riprendere il vero volto del padre .

è un volto che si nasconde dietro la figura del «Padre misericordioso, del padre che vive tutto per il figlio e dona tutto».

Del resto anche San Giuseppe, che nel vangelo sembra assente, genera l’amore accogliendo il figlio nella sua casa.

Sarà necessario allora “cogliere” nel mistero amoroso del Padre e nella premura silenziosa di San Giuseppe, la via per costruire la vera figura del padre, che va oltre il conosciuto e il vissuto, per aprirsi alla novità e al mistero.