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Super User

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Wednesday, 30 July 2014 11:55

padri putativi di tanti giovani

Don Bosco e San Giuseppe

di Sergio Todeschini

Sono rose bianche e rose rosse quelle che dalle mani di San Giuseppe cadono sull’oratorio di don Bosco, impiantato dal santo dei giovani a Valdocco, nell’allora periferia torinese. Sono rose rosse ,metafora del sacrificio, e rose bianche, simbolo delle grazie. Quelle grazie che don Bosco chiedeva incessantemente anche al santo padre putativo di Gesù. Non era forse anche lui, umile sacerdote di Valdocco, un padre putativo di tanti ragazzi che trovavano nel suo oratorio una casa, una famiglia e una speranza? Si capisce allora come don Bosco, costruita la chiesa grande dedicata a Maria Ausiliatrice, cuore del suo complesso oratoriano, com­missionò un grande quadro dedicato a San Giuseppe da collocare sopra l’altare a lui dedicato. Il quadro è ancora al suo posto. E' un dipinto importante perché documenta visibilmente  la fede particolarissima che don Bosco nutriva verso San Giuseppe.

Protagonista con don Guanella di quell’evento di cento anni fa 

di Graziella Fons

Il genio caritativo della Chiesa ha scritto la storia di questi duemila anni. Questo genio consiste nello stare accanto ai sofferenti come il prolungamento della presenza reale di Cristo nella storia umana. A questo riguardo, diceva il beato Paolo VI: «È Cristo che ispira, guida, sostiene, trasfigura e santifica ogni iniziativa ecclesiale al servizio dei poveri». La Chiesa, come una mamma, ha la percezione del dolore umano in ogni condizione di disagio e per ogni età.
Il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 ha trovato don Guanella sulla frontiera della desolazione nel soccorrere i poveri. Da subito, a causa delle precarie condizioni di salute di don Guanella, don Aurelio Bacciarini si prodigherà nei paesini disastrati della zona di Avezzano per offrire soccorso ai sopravvissuti. 
Scriveva don Guanella: «Fui ad Avezzano con don Bacciarini per misurare l’enormità del disastro che ha raso al suolo paesi e borgate come la falce fa del fieno. […] I superstiti sono inebetiti. Distribuiamo viveri. Si ascoltano e si vedono a ogni passo pietosissime scene. Ritornammo  in un treno di feriti; sotto gli sguardi, uno spettacolo rattristante di infermi e feriti, ammucchiati in stato di grave pena sui vagoni». 

Sinodo sulla famiglia

di Gianni Gennari

Due Sinodi (2014 e 2015) voluti da Papa Francesco. La novità. Mai un Sinodo era stato preceduto da una consultazione di tutte le chiese del mondo. E qui si trattava di famiglia, matrimonio e sessualità, temi su cui al Concilio per decisione papale fu chiusa la discussione anche tra i vescovi. Dopo il Concilio il tema della famiglia ancora molte volte era stato affrontato, anche in un Sinodo dedicatogli e concluso con la “Familiaris Consortio” di San Giovanni Paolo II (1980). Tenendo conto di questo nel 2014 si poteva semplicemente rimandare al testo di San Giovanni Paolo II: conferma e avanti… Non è andata così…

Wednesday, 17 December 2014 13:42

Nonni: mamme e papà due volte

Il Papa alle generazioni in un cammino solidale

La domenica precedente all’apertura del Sinodo speciale sulla pastorale della famiglia e l’evangelizzazione, papa Francesco ha voluto invitare a Roma i nonni e le nonne e ha coniato per le famiglie dei figli una nuova beatitudine: «Beate quelle famiglie che hanno i nonni vicini. Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte».  In quell’occasione ha voluto salutare anche papa Benedetto con un affettuoso appellativo di «nonno», esprimendo anche la gioia della sua vicinanza, «perché è come avere un nonno saggio in casa». 
Erano più di quarantamila i nonni accanto a papa Francesco e a Benedetto XVI.  La loro presenza è stata un dono fatto non solo alla Chiesa universale, ma alle società civili di diverse matrici culturali affinché abbiano sempre una maggior attenzione alla proficua presenza degli anziani.  I nonni sono la memoria viva necessaria per costruire il presente e guardare con fiducia il futuro.  

di Anna Villani

La carezza di San Giuseppe sulla nostra esperienza di fede. Un santo che ha amato e sperato solo come i «grandi» sanno fare

L’emozione silenziosa del passaggio della statua ancora una volta si è ripetuta il 19 marzo scorso, quando dalla basilica del Trionfale, san Giuseppe è uscito per andare incontro alla gente, sempre tanta, crescente, numerosa. Cambiano i tempi ma non la fede nello Sposo di Maria e Patrono della Chiesa universale. Ai copriletti stesi ai balconi ed ai fiori si sono sostituiti i tantissimi telefonini, tablet, Ipad, che dalle finestre e dai marciapiedi passando il santo, cercavano lo scatto migliore. E non si immortala un momento se non per mostrarlo ad altri, come a dire: “vedete com’è stato bello?”.

L’eredità spirituale del venerabile Aurelio Bacciarini

 

Il pittore Marc Chagall ha scritto: «quando sto ultimando un quadro accosto alla tela un oggetto creato da Dio: un sasso, un fiore, una fronda o la mia mano, per una specie di prova del nove. Se il dipinto non stride di fronte ad una cosa che l’uomo non può fare, è valido. Se c’è disarmonia, non è arte». Alle radici della sua profonda umiltà, al termine della sua esistenza Bacciarini non ebbe la consapevolezza che la sua vita fosse stata un capolavoro, ma se ne accorse il suo popolo.

80° della morte del venerabile Aurelio Bacciarini

di Mario Carrera, postulatore della Causa di Beatificazione

«O santa croce del vescovo, ignorata dal mondo, e nota solo a chi assorbe l’amaro assenzio che stilla dal suo tronco, io ti abbraccio una volta ancora e t’innalzo al cielo, affinché, per la virtù della croce di Gesù, tu sii pegno di salvezza per il popolo che Dio mi ha affidato». In queste parole pronunciate all’entrata in diocesi di Lugano dal venerabile Aurelio Bacciarini vibra la passione di quest’uomo che assume il ruolo del buon pastore e prende sulle sue fragili spalle la cura del suo gregge.

La beatificazione di Paolo VI

di Angelo Forti

Papa Montini diceva che «nessuno è estraneo al cuore della Chiesa» e la famiglia guanelliana, i preti e le suore, i cooperatori e gli amici dell’Opera saranno con il cuore in prima fila in occasione dell’evento della beatificazione del 19 ottobre 2014. Entreranno nel coro della lode con accenti particolari di gratitudine per aver elevato, proprio cinquant’anni fa agli onori degli altari don Luigi Guanella. In quella circostanza ha indicato il nostro Fondatore come un autentico imitatore di Cristo Gesù, il buon samaritano dell’umanità.
Saturday, 08 November 2014 11:42

Un supplemento di santità per il Ticino

Bacciarini e la beata Elisabetta

di Graziella Fons

E' scritto che «la speranza è la balia della vita cristiana» e non c’è santità dichiarata senza un cammino eroico sul sentiero della ricerca del volto di Dio scoperto nei fratelli. Uomini e donne di speranza si trovano per quelle affinità elettive che la Provvidenza semina nel cuore dei grandi ricercatori dello Spirito. È avvenuto per la beata Maria Elisabetta Hesselblad e il venerabile Aurelio Bacciarini: Maria Elisabetta, tenace fondatrice delle suore Brigidine e il vescovo Bacciarini, custode fedele del patrimonio di santità nascosto nelle pieghe della storia del popolo ticinese.  
La Provvidenza ha fissato l’appuntamento del loro incontro su di un treno. Elisabetta proveniva dalla Svezia con tanti sogni nell’anima e malanni nel corpo, Bacciarini da Lugano dopo una degenza in clinica per i suoi malanni. 
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