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Wednesday, 26 June 2013 12:54

Amare è vedere con il cuore Featured

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di Mario Carrera

All’indomani della sua elezione, papa Francesco ha celebrato l’Eucaristia con tutti i cardinali. Durante l'omelia, dopo aver denunciato la tentazione che fu di San Pietro di seguire Gesù con criteri della logica umana, ha terminato dicendo: «Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore. Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia - ha continuato papa Francesco -, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare alla presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti».

Anche noi semplici battezzati con le nostre fragili forze siamo in cammino con nostra Madre Chiesa con gli stessi sentimenti di corresponsabilità che la Vergine Maria, San Giovanni e le donne nutrivano ai piedi della Croce.
Sul Calvario, con Gesù ancora appeso alla Croce, il dramma si conclude con la lancia del soldato che trafigge il costato del Salvatore. Il colpo di quella lancia provocò un’uscita di sangue e acqua. Davvero poco prima il Salvatore ha potuto dire: «Tutto è compiuto». Infatti, ogni fibra di amore è stata consumata nella sua carne umana. Quel petto è un simbolo ricco di luce e di grazia. Quel colpo al cuore, «squarciato dalla nostra violenza, fa cadere il velo che nascondeva Dio».
L’immagine autentica di Dio è l’amore che si dona attraversando il guado della morte, per offrire all’umanità la speranza di una vita riscattata dalla potenza del male.
Da quel cuore ferito esce un lampo di luce che illumina l’ignoranza nei confronti della missione di Gesù sognato e atteso come messia trionfatore. Nel Figlio dell’amore misericordioso, appeso al legno della croce, ritroviamo la sorgente della sapienza di Dio che sconfigge l’astuzia violenta degli uomini di potere. Nell’icona della croce il male raggiunge il vertice della sua apparente nefasta potenza: uccide l’autore della vita, ignorando che, precipitando nell’abisso della sua malizia, nel fondo della sua nullità, incontra le braccia misericordiose di Dio.
Dopo la risurrezione, le dita dell’apostolo Tommaso toccarono la ferita del costato, da quel contatto nacque il primo grido della fede autentica: «Mio Signore e mio Dio».  Tommaso ha accarezzato quel cuore di Cristo che ha tanto amato gli uomini ed è rimasto una «fornace ardente» per alimentare il cammino di fede dei credenti.
La tradizione cristiana ha riservato il tempo di giugno alla contemplazione esemplare dell’amore di Dio per ogni creatura umana. San Luigi Guanella ha dedicato una serie di riflessioni al Cuore di Gesù per il mese di giugno e le ha intitolate: «Nel mese del fervore». Il fervore è il contrario dell’indifferenza. Oggi, Dio sa quanto bisogno abbiamo di un rinnovato fervore per uscire dal grigiore che sta avvolgendo di tiepidezza anche la nostra fede.
Papa Francesco, qualche settimana fa, ha detto che la fede è un dono che ci fa incontrare Gesù, persona reale e non un «dio-spray», un dio nebuloso e vago che non si sa chi sia. «Noi crediamo in un Dio che è Padre, che è Figlio, che è Spirito Santo. Noi crediamo in Persone e quando parliamo con Dio, parliamo con Persone […] Questa è la fede. La gioia della fede, la gioia di aver incontrato Gesù, la gioia che soltanto Gesù ci dà, la gioia che è pace».

Read 933 times Last modified on Wednesday, 05 February 2014 15:23

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