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Thursday, 05 December 2013 13:49

A Betlemme Gesù si fa "pane" Featured

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di Mario Carrera

«Nella mia esperienza personale di Dio non posso prescindere dal cammino - ha detto papa Francesco –; Dio lo si trova mentre si cammina: noi cerchiamo Lui e Lui si fa trovare da noi».  Da sempre la direzione del cammino è segnata dal desiderio, infatti, Gesù dice che il nostro cuore è orientato là dove sta il nostro amore, l’anima della vita.
A Natale siamo tutti in cammino con i pastori per un rinnovato stupore: Dio si fa bambino! Dopo secoli di attesa, Dio decide di rinnovare la creazione facendosi uno di noi. Nel cuore di quella notte Maria e Giuseppe udirono un vagito: era la voce stessa di Dio tra noi. Fu la prima sillaba ancora incomprensibile della Parola “divina”. I pastori, persone semplici, che hanno nelle ossa l’eco della sofferenza dei poveri, avvertono questa singolare e misteriosa presenza e si mettono in cammino.

Il Natale per molti è un pellegrinaggio nel cuore della nostalgia dell’infanzia. La meta di questo cammino è una grotta nel territorio di Betlemme. Betlemme significa «casa del pane», perché i suoi campi coltivati costituivano il granaio della Palestina. è significativo che il luogo scelto da Gesù per abitare tra noi sia «la casa del pane». Vi confido che desidererei celebrare questo Natale 2013 con addosso la fragranza del pane fresco. Nessun elemento racchiude una densità simbolica come il pane capace di indicare l’essenza stessa di Gesù il figlio di Dio. Il pane è frutto dell’incontro del cielo e della terra, è opera del sole e della pioggia, della terra che offre i suoi sali minerali e le sostanze organiche per rendere turgida la spiga prima di essere consegnata all’uomo bagnata dal sudore della sua fronte. Quando il pane arriva sulle nostre tavole, rappresenta il dono totale della creazione alla creatura per mantenerla in vita. Quando il pane profuma, la tavola accende di luce il futuro.
Gesù il primo pasto nella «casa del pane» lo consuma dal seno della Mamma. Nell’ultima cena il pane ritorna protagonista. «Gesù prese il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Questo è il mio corpo che è dato per voi”». Gesù, il Figlio di Dio, nel pane divinizzato avvolge il cuore della persona per offrirle la forza per raggiungere la pienezza della vita. Non dimentichiamo che quando riceviamo il pane eucaristico, il corpo di Gesù risorto, ci appropriamo di quell’energia divina che ci trasformerà in passione di amore sino a renderci «pane-spezzato», offerto alla mensa delle creature umane. A Natale siamo davanti alla grotta di Betlemme e quel Bambino ci ricorda che «trasformarsi in pane» significa trasfigurare il nostro piccolo «io» e renderlo a imitazione di Gesù «fratello universale» dell’umanità. Mi piace ricordare che in quella terra del grano anche Rut ha raccolto le spighe per spezzare il pane con la suocera Noemi. Già secoli prima di Gesù in quella terra era abitudine spezzare il pane con l’affamato.
Racchiusi nella parabola del grano, sono tratteggiati i diversi stadi della nostra vita. Il chicco di grano per arrivare sulle nostre tavole ha dovuto superare tante fasi del suo modo di essere, ha dovuto, persino, marcire, annientarsi. Così avviene anche per il nostro «io». Per camminare nel sentiero delle beatitudini evangeliche ha dovuto spezzare i legami con gli artigli del possesso terreno e lasciarsi costruire da Dio,  che ha agito attraverso l’acqua del Battesimo, il sole dei sacramenti, il calore delle relazioni umane. Infatti, per offrire il pane del perdono, dell’amicizia, della gratuità è necessario passare per la macina che offre la farina che si fa pane liberato da tutte le limitazioni individuali, divenendo così segno leggibile della presenza dell’amore di Cristo.
In questo Natale non dimenticherò nessuno nella mia preghiera, ma chiedo anch’io la carità di una preghiera affinché il Natale di quest’anno sia per tutti un pane condiviso in armonia nelle famiglie, affinché sull’orizzonte del mondo spunti un’aurora di pace.

Read 1092 times Last modified on Wednesday, 05 February 2014 15:23

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