it IT af AF ar AR hy HY zh-CN ZH-CN en EN tl TL fr FR de DE iw IW ja JA pl PL pt PT ro RO ru RU es ES sw SW
×

Warning

JUser: :_load: Unable to load user with ID: 62

Friday, 09 August 2013 13:14

Trasmissione radio - Agosto 2013 Featured

Rate this item
(0 votes)

Carissimo San Giuseppe,
in questa calura estiva,idealmente, mi siedo accanto a te all’ombra di un albero per confidarti un sentimento di gioia per il clima di serenità che papa Francesco ci ha permesso di vivere la scorsa settimana con la Giornata mondiale della gioventù. Sono state giornate intense di fede, di speranza, di condivisione e soprattutto di programmazione della nostra vita.
Al termine di quell’esperienza, il papa ha consegnato ai giovani tre verbi: andate, senza paura e servite.
«Andate. In questi giorni, qui a Rio – ha detto papa Francesco-, avete potuto fare la bella esperienza di incontrare Gesù e di incontrarlo assieme, avete sentito la gioia della fede. Ma l'esperienza di questo incontro non può rimanere rinchiusa nella vostra vita o nel piccolo gruppo della parrocchia, del movimento, della vostra comunità. Sarebbe come togliere l'ossigeno a una fiamma che arde. La fede è una fiamma che si fa sempre più viva quanto più si condivide, si trasmette, perché tutti possano conoscere, amare e professare Gesù Cristo che è il Signore della vita e della storia (cfr Rm 10,9).

Ascolta!

Senza paura. Qualcuno potrebbe pensare: “Non ho nessuna preparazione speciale, come posso andare e annunciare il Vangelo?”. Cari ascoltatori e ascoltatrice, la nostra paura non è molto diversa da quella di Geremia, abbiamo appena ascoltato nella lettura, quando è stato chiamato da Dio a essere profeta. «Ahimè, Signore Dio! Ecco, io non so parlare, perché sono giovane». Dio dice anche a voi quello che ha detto a Geremia: «Non avere paura [...], perché io sono con te per proteggerti» (Ger. 1,7.8). Lui è con noi!
L’ultima parola:per servire.  Il papa si è interrogato sul Salmo responsoriale della messa: «Cantate al Signore un canto nuovo» (Sal. 95,1). Qual è questo canto nuovo? Non sono parole, non è una melodia, ma è il canto della vostra vita, è lasciare che la nostra vita si identifichi con quella di Gesù, è avere i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue azioni. E la vita di Gesù è una vita per gli altri, la vita di Gesù è una vita per gli altri. È una vita di servizio.
Tre parole:Andate, senza paura, per servire.
Seguendo queste tre parole sperimentiamo che chi evangelizza è evangelizzato, chi trasmette la gioia della fede, riceve più gioia.
« Cari giovani, nel ritornare alle vostre case – ha concluso il papa - non abbiate paura di essere generosi con Cristo, di testimoniare il suo Vangelo».
L’invito di Dio a camminare per la prima volta è stato udito da Abramo, il padre della fede, il primo patriarca che simbolicamente ha consegnato all’ultimo patriarca, appunto, san Giuseppe l’ultimo tratta del cammino verso la promessa del messia.
A Betlemme Giuseppe ha consegnato all’anagrafe il nome di Gesù, l’atteso Messia.
Ma subito Giuseppe si è messo in cammino tracciando l’itinerario di Gesù pellegrino del mondo e anche la strada di ogni cristiano. La fede del cristiano è dinamismo, movimento che segna la parabola del nostro vivere da cristiani.
L’angelo invita Giuseppe ad  rifugiarsi in Egitto e con la sua giovane famiglia intraprende un viaggio verso un paese che non conosceva: l’Egitto.
Nell’evangelo di Matteo si legge: «Alzati prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».
La letteratura apocrifa (come abbiamo detto altre volte, si chiama apocrifa, perché è scrittura umana; mentre la bibbia è storia sacra scritta sotto ispirazione divina, i vangeli apocrifi non hanno l’ispirazione divina, non sono verità infallibili, ma una tradizione sorta accanto alla scrittura ispirata dallo Spirito Santo, come per riempire umanamente alcuni particolari o curiosità che nascevano dalla lettura del libro ispirato.)
Dicevamo della letteratura apocrifa ha arricchito il viaggio in Egitto con tanta fantasia, immaginando palme inclinate per porgere datteri a portata di mano, che facevano una siepe per proteggere la sacra famiglia dai briganti che erano ammansiti.
Dobbiamo dire che numerosi sono i luoghi che ricordano la fuga in Egitto della sacra famiglia e il soggiorno in quei luoghi.
Per esempio Eliopoli, la città da cui proveniva la moglie dell’antico Giuseppe venduto dai fratelli, ricorda il soggiorno di Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù. Un villaggio vicino venera «l’albero della Vergine» e una sorgente. La capitale dell’Egitto, il Cairo ricorda con una chiesa l’abitazione dei tre esuli.
Non dimentichiamo che per l’evangelista Matteo Gesù è considerato il vero Mosé, il liberatore.
Il beato Giovanni Paolo II che presto sarà proclamato Santo, nella sua esortazione apostolica su San Giuseppe «il Custode del Redentore» scrive: «Come Israele aveva preso la via dell’Esodo dalla “condizione di schiavitù” per iniziare l’antica alleanza sul Sinai, così Giuseppe depositario e cooperatore del mistero provvidenziale di Dio custodisce anche in esilio colui che realizza la nuova alleanza» (n. 14).
Anche di questo mistero Giuseppe è stato ministro della salvezza, scampando dalla morte la minacciata vita del bambino Gesù, come ripetiamo nella preghiera dedicata a San Giuseppe composta da Leone XIII. Tutta la salvezza dell’umanità è stata posta in quei difficili momenti nelle mani di San Giuseppe.
Quanto è importante l’uomo, anche uno solo, quando si rende docile strumento nelle mani di Dio. La chiesa vede in questo singolare fatto, frutto del connubio tra l’azione divina e quella umana, un motivo per affidarsi al patrocinio di san Giuseppe: “Così ora difendi la santa Chiesa di Dio dalle ostili insidie e da ogni avversità”.
Giovanni Paolo II era convinto che “ancora oggi abbiamo numerosi motivi per pregare nello stesso modo…ancora oggi abbiamo perduranti motivi per raccomandare a Giuseppe ogni persona”.
Nell’episodio della fuga in Egitto emerge tutta la realtà dell’incarnazione. La debolezza della carne, assunta dalla potenza divina, si esprime nella rinuncia agli interventi miracolistici, per affidarsi alla custodia dell’uomo, ritenuto da Dio sufficiente, qualora questi obbedisca alla sua volontà e si lasci guidare da Lui. È proprio quanto ha fatto san Giuseppe il quale con la sua obbedienza e servizio si propone a tutta la chiesa come modello e protettore.

E’ la prima vota che ci sentiamo dopo il bellissimo dono che papa Francesco ci ha fatto decretando di nominare il nome di San Giuseppe, accanto a quello di Maria, in tutte le celebrazioni eucaristiche. Ogni giorno in tutto il mondo, in tutte le comunità ecclesiali vengono affidate alle mani di San Giuseppe le sorti delle Chiesa e le nostre intenzioni. 
Abbiamo una nuova sorgente di grazie.
Nel cuore delle nostre preghiere a San Giuseppe ci sono tutti i bambini e in particolare quelli che sono in sofferenza per malattie fisiche e morali (causate da separazioni dei genitori, abbandoni, violenze).
La nostra preghiera vuol esser, come sempre, il respiro del mondo: respirare i motivi della gioia per eventi lieti e accollarsi sulle spalle le sofferenze, i disagi e le lacrime dei poveri del mondo. In particolare vogliamo affidare a san Giuseppe il mondo giovanile, i giovani in cerca di lavoro, chi sta sostenendo gli esami di maturità.

Read 2250 times Last modified on Wednesday, 05 February 2014 15:23

Leave a comment

Make sure you enter all the required information, indicated by an asterisk (*). HTML code is not allowed.