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Friday, 27 May 2011 15:01

Santi sì, ma come? Featured

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Prepariamo un evento per don Guanella

di Angelo Forti

Lo Spirito Santo è stato definito il «grande iconografo», colui che dipinge nei volti dei santi e delle sante con i tratti del Santo per eccellenza Cristo Gesù; i santi, quindi, secondo la definizione del carmelitano padre Jesús Castellano sono un capolavoro dello Spirito «santo e santificatore».
L’azione dello Spirito non è frutto di magia o conseguenza di un miracolo, ma esige che si stabilisca una collaborazione tra l’energia dello Spirito Santo e l’uomo nella sua storia concreta, quotidiana. La santità è una storia scritta a due mani, una pagina viva e vivificante dell’evangelo di Gesù.  
Allora, quando la Chiesa proclama la santità di una persona, annuncia che Dio è ancora in azione a favore della nostra povera umanità, Dio rinnova la sua fiducia nell’uomo e quel «Padre che è nei cieli» sta abbracciando ancora la terra e la rende terreno fecondo di santità.

 

Con la proclamazione della santità di don Guanella le onde dello Spirito trasmettono la vicinanza di Dio nelle nostre vicende in modo da far risuonare nell’intimo la sua voce e trasmetterci il calore di un amore personale, talmente forte, che, addirittura, fa sospendere le leggi della natura per operare un miracolo a vantaggio di una creatura umana, in modo da  farci sentire la tenerezza della sua mano come sostegno nei sentieri della vita.
Una persona dichiarata santa dalla Chiesa è sempre un testimone, un portavoce affidabile; attraverso i volti dei santi, dei beati e dei venerabili noi scopriamo la molteplicità dei volti della santità di Gesù riflessi nella vita della sua Chiesa. Non dimentichiamo che la somma delle spiritualità, caratteristica specifica di ogni santo, sono indicazioni stradali per arrivare al cuore stesso di Dio attraverso Gesù. è per questo che i nuovi santi in continuazione fanno nuova l’immagine della Chiesa.
Il volto dei santi è una bibbia che anche gli analfabeti e le persone superficiali riescono a riconoscere, perché le loro opere glorificano lo splendore della gloria divina.
La canonizzazione del fondatore, don Guanella, ci chiama a godere un momento di consolazione, ma anche a una sfida, su due fronti: la prima verso la Chiesa nell’aiutarla a far emergere la potenza dello Spirito che ha agito in modo straordinario nell’esistenza terrena di don Guanella, ma c’è anche una sfida-proposta, altrettanto importante verso il mondo contemporaneo.
In questi ultimi tempi il papa Benedetto XVI ha lanciato la necessità di un dialogo religioso con coloro che stanno alla finestra dei valori spirituali. Il papa ha chiamato questa sfida «il Cortile dei gentili»; un «cortile dei gentili» con il quale lanciare un ponte di dialogo verso chi cammina ai margini della fede o nostalgici del «Dio ignoto» nascosto nel cuore di ogni creatura umana.
In questo dialogo dobbiamo presentare il duplice volto della medaglia della santità: dobbiamo dire che c’è l’indole di santità che la comunità dei credenti aspetta, persegue, conquista, testimonia alla luce delle indicazioni espresse dai documenti del Concilio Vaticano II. La seconda effige della medaglia è la sembianza della santità che il mondo d’oggi aspetta dai cristiani. è vero che viviamo la nostra esperienza di santità in un mondo distratto, stanco, sfiduciato, chiuso «nel deserto angosciante della solitudine», spettatore e consumatore di un mondo veloce, approssimativo, rapido, informe e «liquido» con quello d’internet. Anche la canonizzazione di don Guanella ci offre un tempo per pensare a due volti diversi e complementari della santità, che non consiste nello sdoppiare la natura della santità, ma concepirla e coltivarla come la Chiesa l’avvalora, la coltiva, la sprona: un abbraccio di Dio che, attraverso la vita esemplare di una persona, congiunge il cielo con la terra.
Abbassa le qualità divine nella vita di una persona per elevare le prerogative umane nella sfera stessa di Dio.
Sant’Ignazio d’Antiochia diceva che chi legge il vangelo diventa carne di Cristo e che l’espressione della sua gloria è racchiusa nella carne dell’uomo vivente.

 

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