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Tuesday, 29 November 2011 14:07

«Mamma mia... in America voglio andar»

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di Graziella Fons

«Mamma mia, dammi cento lire in America voglio andar». Questa canzone è entrata nel folklore popolare come grido di speranza in un momento attraversato da una profonda miseria di molte regioni italiane. Sia l’inizio della rivoluzione industriale come il dopoguerra del 1945 è stato segnato da grandi esodi: dal Friuli alla Sicilia un grande movimento di persone ha varcato i confini d’Italia in cerca di fortuna. Alcuni emigranti si sono fermati nelle nazioni  europee, altri con le «cento lire» hanno varcato gli oceani verso gli Stati Uniti, il Canada e l’America del Sud, disseminando, a pelle di leopardo, i loro nuclei familiari. Questi nostri fratelli delle «cento lire» con una grande nostalgia dell’anima hanno portato con i loro dialetti regionali anche la cultura e le tradizioni dei loro territori di origine.
Il periodo estivo rinnova l’abbraccio tra gli emigranti e la loro terra di origine. è un tuffo nel lago della memoria, un incontro con i nuovi nati della famiglia, ma soprattutto un assaporare i profumi e il clima del proprio paese d’origine.

Questo è avvenuto anche quest’anno per gli emigranti della seconda e terza generazione della valle nativa di don Guanella.
Erano ben ottantatre persone provenienti da quattordici stati diversi degli USA a rappresentare gli antenati che da Campodolcino, Fraciscio e paesi vicini, dal 1840 al 1900, sono emigrati nel Wisconsin e precisamente a Genoa lungo il Mississippi.
Lo zio di don Guanella Tommaso e un certo Monti della Svizzera del Ticino furono tra i primi a segnalare la zona come possibile insediamento di valligiani.
Nel 1854 altra zia di don Guanella, Maria Orsola, emigrò là, vedova con sei figli (il più grande 19 anni e il più piccolo di soli 8 anni). Don Luigi Guanella ha parlato e scritto molte volte dei suoi parenti emigrati in America e con loro ha cercato di mantenere i contatti.
L’evento della presenza di un nutrito gruppo di discendenti dei primi emigrati, infatti, ha potuto far rientro nella propria terra di origine in coincidenza con la prossima canonizzazione di don Guanella. In questa circostanza i partecipanti hanno avuto modo di onorare il loro concittadino «santo» visitando la casa natale, i luoghi a lui più cari oltre che andare nei paesi e negli alpeggi da cui erano partiti i loro antenati. Questo ritorno in Valle Spluga, alle sorgenti dei loro nuclei familiari è durato una ventina di giorni e ha rinsaldato i rapporti anche con un loro conterraneo che la Chiesa universale, il prossimo 23 ottobre, proclamerà «santo».
Non possiamo dimenticare che nell’emigrato abitano due anime e due terre con le loro caratteristiche «quella di origine e quella di accoglienza con il rischio di perdere la propria identità unitaria».
Nella prima generazione degli emigrati è molto vivo il senso di appartenenza alle tradizioni della terra lontana. La Pia Unione del Transito di San Giuseppe può testimoniare quest’adesione al «focolare» della casetta di Nazareth con la presenza di san Giuseppe, «colui che provvede», che difende, che assiste che offre energia alla nostra fragilità e debolezze. La nostra primaria Pia Unione di San Giuseppe è presente con i suoi iscritti in ottantasette nazioni, mensilmente la nostra rivista arriva come messaggio di fraterna comunione in questi paesi. Un rapporto elevato è mantenuto con gli emigrati italiani sparsi in Canada, negli Stati Uniti, nella Svizzera, in Germania e in Inghilterra. Questo nostro incontro mensile con la rivista è un filo che tesse un rapporto di fede che sa condividere nella comunione della preghiera il disagio e la difficoltà della lontananza, ma che sa anche incoraggiare la laboriosità e il coraggio di questi fratelli che con il patrimonio di una religiosità secolare, impressa nel più profondo e segreto dell’anima si fa luce esempio di onestà e di concordia. Per la circostanza della canonizzazione di don Guanella c’è un grande movimento tra i discendenti della famiglia Guanella come i valligiani del nuovo Santo per partecipare in qualche modo a questa festa con la soddisfazione di vedere sulla ribalta della Chiesa mondiale la figura di un loro congiunto additati come esempio di uomo pienamente realizzato. Don Guanella ha sempre avuto un’attenzione particolare verso gli emigranti che dalla sua valle sono emigrati verso le Americhe. Lui stesso, settantenne, ha voluto imbarcarsi e giungere negli Stati Uniti per organizzare un aiuto ai poveri emigrati italiani.

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