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La lettera “postulatoria” con cui don Orione chiede a Pio XI di avviare la Causa di beatificazione di don Guanella è testimonianza preziosa di una lunga amicizia

di don Gabriele Cantaluppi

Il termine “carità” nell’etimologia greca richiama grazia, gentilezza, disponibilità ad accogliere le persone che si incontrano, riconoscendo nella loro presenza un dono. Sono proprio questi i tratti manifesti della grande amicizia fra san Luigi Orione e san Luigi Guanella, che attenuano una distanza generazionale di trent’anni.

Si erano conosciuti verso il 1901, quando si iniziarono le pratiche per trasferire, su suggerimento di Pio X, da Orione a Guanella la colonia agricola San Giuseppe di Monte Mario a Roma. Il passaggio si rendeva necessario poiché monsignor Igino Bandi, vescovo di Tortona, aveva intenzione di richiamare in seminario diocesano i chierici della congregazione orionina che erano impegnati nella conduzione della colonia romana, mettendola così in grande difficoltà.

Il guanelliano don Filippo Bonacina, allora studente, fu presente al passaggio di consegne, che avvenne poi nel 1903, e racconta l’incontro tra i due fondatori la sera del 19 ottobre: don Orione presentò don Guanella ai suoi ragazzi con parole di alto apprezzamento e di stima, descrivendone il cuore buono e infiammato di amore di Dio. Successivamente Orione e Guanella ebbero modo di collaborare sui luoghi del terribile terremoto che distrusse la cittadina abruzzese di Avezzano nel 1915. 

Non mancarono altri incontri occasionali. A Roma don Guanella alloggiava presso la casa annessa alla chiesa di sant’Anna dei Palafrenieri in Vaticano, tenuta dagli orionini; al rettore, don Gaspare Goggi, don Orione raccomandava in una lettera del 21 febbraio 1910: «Non si accettino forestieri a Sant’Anna, a eccezione di don Guanella e del canonico Di Francia» (cioè sant’Annibale Maria Di Francia). Anche nel suo ultimo discorso durante l’udienza del 30 giugno 1914, san Pio X raccomandava ai due sacerdoti di camminare sempre alla presenza di Dio.

Don Leonardo Mazzucchi, discepolo fedelissimo di don Guanella, nelle sue annotazioni delle conversazioni del Fondatore (i cosiddetti Fragmenta) ricorda quando egli rispose all’accusa di accogliere religiosi poco formati citando fra le altre l’esperienza di don Orione, che poté estendere la sua opera guardando maggiormente alla bontà che alla cultura dei soggetti.

Negli scritti per il suo bollettino mensile La Divina Provvidenza, più volte don Guanella ricorda i rapporti avuti con don Orione in riferimento alla fondazione di istituzioni di carità, e sempre ne parla con stima. Addirittura si scambiavano i benefattori, convinti che la carità non ha sponsor esclusivi.

Li legava una vera «amicizia fraterna»; così la definiva don Orione. Tale amicizia si era resa manifesta specialmente nel suo accorrere tempestivo al capezzale di don Guanella il 29 settembre 1915, due giorni dopo che questi era stato colpito dall’ictus che avrebbe posto fine alla sua vita. Confessava di aver veduto nell’ammalato una santa e rassegnata disponibilità alla volontà di Dio, accogliendo la croce della sofferenza, che si faceva ogni giorno più pesante. Racconta un testimone: «Gli [a don Guanella] fu annunziata la visita; al sentire il nome di don Orione si scosse e cercò di sollevarsi. Questi allora si avanzò; don Guanella volle baciarlo più volte, e da quell’espressione di tenerezza si comprendeva il dolce vincolo di carità, il vivo, forte, veramente fraterno affetto che li univa: un affetto di carità veramente secondo il cuore di nostro Signore». Fu lo stesso don Orione a iniziare le pratiche a Roma «per ottenere che don Guanella possa essere sepolto nel suo Istituto di Como, perché il santo uomo è in extremis». 

Con chiunque ne parlasse, riteneva don Guanella un santo. Perfino con il papa. In una lettera del 29 agosto 1934 chiede a Pio XI di «disporre per l’introduzione dei processi apostolici per la glorificazione e beatificazione del servo di Dio don Guanella». Afferma di considerare il loro rapporto «tra le grazie che il Signore si è degnato di farmi», anche per «il dolcissimo amore di Dio e il fascino del bene che sentivo dilatarsi entro di me, ogni qualvolta mi trovavo davanti a lui». È noto infatti che la persona di don Guanella emanava un’attrattiva di carità vissuta, che trasformava chiunque entrava in relazione con lui. Oltre che per le sue virtù, che aveva conosciuto personalmente, e la fama sanctitatis di cui godeva già in vita, don Orione era spinto a “postulare” (questa era l’espressione canonica) la beatificazione di don Guanella da un motivo particolare, che li accomunava: il grande amore al papa e alla Chiesa.

La Causa di beatificazione di don Guanella, dopo i processi diocesani a Como e a Milano, nel 1930, era approdata a Roma dove si doveva preparare la Positio, cioè il volume che sintetizzava le prove raccolte nei processi diocesani. Il 3 dicembre 1933 era stato portato a termine un primo volume e immediatamente si diede avvio alla preparazione del secondo, che giunse a conclusione nel 1937. La richiesta di don Orione si colloca dunque in questo iter processuale ed entrò a far parte delle cosiddette “Lettere postulatorie”, cioè delle petizioni inviate alla Santa Sede per patrocinare l’introduzione della Causa. Erano lettere che portavano le firme di autorevoli personaggi ecclesiastici e laici, e don Luigi Orione vi compare nella sua qualità di superiore generale dei suoi istituti religiosi.

Sarà proprio Pio XI ad approvare oralmente il 21 dicembre 1938 l’introduzione della Causa di don Guanella. Fu l’ultima richiesta che gli presentò la Sacra Congregazione dei Riti (come si chiamava l’attuale Dicastero delle Cause dei Santi), poiché il papa morì il 10 febbraio 1939. Ma dopo poco più di un mese, il 15 marzo, il nuovo papa Pio XII approvò l’introduzione della Causa apostolica: era il primo atto che la Sacra Congregazione gli presentava per l’approvazione. Successivamente, dal 20 giugno 1940 all’ottobre 1941, si tenne a Como il Processo apostolico, ma don Orione non poté offrire la propria testimonianza poiché il 12 marzo 1940 aveva raggiunto il suo grande amico in paradiso.