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Nella scena dell’Annunciazione l’evangelista Luca mette Giuseppe in secondo piano per dare la preminenza a Maria. Egli però resta l’anello saldissimo che congiunge l’Antica con la Nuova Alleanza 

di mons. Silvano Macchi

Passiamo alla narrazione dei misteri della vita di san Giuseppe secondo il Vangelo di Luca. Nel terzo Vangelo è cosa notissima che la figura di Giuseppe non occupa il primo piano, come invece lo era in Matteo; per Luca il privilegio del “primo piano” è riservato a Maria, la madre, mentre Giuseppe appare solamente come colui che accompagna e custodisce la sposa e il bambino nelle vicende varie dell’infanzia e dell’adolescenza di Gesù, ma restando sullo sfondo.

Questa scelta di Luca di privilegiare la figura di Maria, a differenza di quella matteana della preminenza di Giuseppe, è da considerarsi in rapporto anche alle tante figure femminili presenti nel terzo Vangelo, che sono presentate come modello a cui ispirarsi (sant’Ambrogio accoglie addirittura l’opinione “edificante” secondo cui le nozze di Maria con Giuseppe fossero solo un pretesto per proteggere l’onore della Vergine e difenderne il parto).

Meravigliosi sono i “quadri” che, da autentico letterato-pittore, ci offre l’evangelista Luca, poi mille volte raffigurati nell’arte e dedotti dai capitoli evangelici dell’infanzia. Ma dopo di essi, Giuseppe (in Luca come anche nel Vangelo di Matteo) scompare nel nulla. Riappare quasi casualmente in una citazione di passaggio, quando Gesù torna a Nazareth e poi viene respinto dai suoi concittadini: «Tutti gli [a Gesù] rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: Non è il figlio di Giuseppe?» (Lc 4, 23).

Cominciamo dunque a investigare la presenza di Giuseppe nell’annunciazione a Maria, in Lc 1, 26-38. Il brano si colloca nella fase di attesa delle nozze; Maria è promessa sposa, cioè è fidanzata, di un uomo, Giuseppe, della casa di Davide, ossia di famiglia regale, un “uomo di classe”. In ogni caso, in Luca è menzionato Giuseppe quale discendente di Davide, ma ciò che conta per Luca è “mettere tra parentesi” quest’uomo quanto alla futura gravidanza di Maria, e contestualmente evidenziare la condizione di verginità di quest’ultima: il figlio è di origine divina, non è concepito attraverso un rapporto con Giuseppe, ma per opera dello Spirito Santo.

La scena avviene a Nazaret, un paesino insignificante, senza reputazione. Maria è qualificata come fanciulla non ancora sposata, cioè vergine. All’epoca una ragazza ebrea già a dodici anni entrava in una fase decisiva della sua esistenza; ancora sottoposta al potere paterno, è tuttavia già considerata responsabile e può essere concessa in matrimonio. Il greco parthénos implica infatti varie cose, tra cui il fatto che sia stata promessa a Giuseppe. Erano fidanzati, ma a differenza dei nostri giorni il fidanzamento era un atto giuridico importante: al suocero veniva versato il prezzo della sposa, si scambiava una sorta di consenso, dopo il quale la giovane continuava a vivere in casa dei genitori per circa un anno, ma il fidanzato acquisiva a tutti gli effetti il diritto di proprietà sulla futura moglie; erano praticamente, giuridicamente, già sposati, però mancavano il rito delle nozze e la coabitazione.

Che Giuseppe sia della casa di Davide è importante per spiegare quello che l’angelo dirà a proposito del bambino: «Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1, 32-33). Le qualità del bambino sono di marca messianica; ha le caratteristiche del messia davidico che erediterà il trono di Davide e il suo regno, che non avrà mai fine.

Giuseppe, che non appare materialmente nella scena dell’annuncio a Maria, sembra dunque una figura marginale, superflua, anche se è ricordato, con una certa enfasi, come il tramite storico, l’anello di congiunzione tra il figlio promesso a Maria e il Messia atteso proveniente dalla discendenza di Davide. Giuseppe ha dunque un compito non convenzionale; è lasciato sottotraccia ma è presente. Non è solo un comprimario, ma assicura il nesso strettissimo e decisivo tra Gesù e l’Antica Alleanza.

In tal modo ritengo si possa spiegare l’accenno fugacissimo che in questo brano l’evangelista Luca fa della presenza di Giuseppe. È un estraneo, estromesso, distante da quanto sta accadendo a Maria. Perché l’intervento di Dio nella vita (e sempre interviene Dio quando c’è di mezzo un figlio, perché ogni figlio è di Dio, è un dono del cielo, anche se questa verità è oggi assai dimenticata!) produce il distacco, il ritiro, la distanza, il silenzio. Eppure sarà Giuseppe, membro della casa del re Davide, a iscrivere Gesù nella discendenza davidica e quindi a portare a compimento quello che sta per accadere misteriosamente a Maria. Lo farà subito dopo l’annuncio dell’angelo e lo farà per sempre, sposando Maria e nutrendo e accudendo quel figlio misterioso, sconosciuto e ignoto. 

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