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Un percorso lungo le opere d’arte nella Basilica di san Giuseppe al Trionfale. Negli affreschi di Silvio Consadori un patrimonio di fede e bellezza.

di don Lorenzo Cappelletti

A partire da questo numero de La Santa Crociata in onore di san Giuseppe cominceremo a commentare la decorazione delle due cappelle poste sul fianco delle navate laterali della basilica romana di San Giuseppe al Trionfale e che ne formano, per così dire, il transetto. Elemento questo che non faceva parte in origine della struttura della basilica. La struttura della basilica del 1912, infatti, oltre a non presentare fino a metà degli anni Cinquanta la profonda abside semicilindrica attuale (terminando con un semplice presbiterio quadrato), fino all’inizio degli anni Settanta non era dotata nemmeno dei due bracci del transetto, non aveva cioè la caratteristica forma a croce latina che ora presenta.

Gli unici elementi originari che sono stati conservati all’interno dei due bracci, o delle due cappelle che dir si voglia, sono gli altari, che si trovavano in capo alle due navate laterali rispettivamente di destra e di sinistra e che ora danno il titolo alle cappelle: l’altare della Madre della divina Provvidenza e l’altare del Sacro Cuore. In occasione dei lavori dei primi anni Settanta, tali altari furono spostati, come orientamento, e collocati sul fondo dei due bracci del transetto; mentre, in capo alle navate, furono aperte, precedute da una piccola scalinata, le cappelline dedicate a san Luigi Guanella (attualmente in uso per l’adorazione eucaristica) e a san Pio X (con il passaggio verso la sacrestia). Ci occuperemo anche di queste due cappelline nel corso dei prossimi numeri da La Santa Crociata.

Ora iniziamo a parlare della decorazione del braccio destro del transetto, ovverosia della cappella della Madre della divina Provvidenza. Sulla parete di fondo di essa sta l’altare di cui parlavamo, che risale al 1937, come si può evincere da La Santa Crociata di quell’anno (pag. 181), e in cui campeggia la scritta ECCE MATER TUA (Mc 3,32). Un’epigrafe in latino, che non è più in loco ed è da considerarsi dispersa – nonostante il redattore de La Santa Crociatadell’epoca scrivesse incautamente «che resterà a perpetua memoria» – avvertiva che fu eretto a cura degli aderenti alla Pia Unione del Transito di san Giuseppe nel venticinquesimo dall’erezione del sodalizio. La pala dell’altare (cm 115 x 235) è un olio su tela firmato dal pittore e scultore Achille Tamburlini (1873-1958). Triestino di nascita, ma formatosi fra Milano e Monaco di Baviera, dal 1925 visse e operò a Roma, dove rimase fino alla morte, dedicandosi principalmente all’arte sacra (ad Acilia, in una zona che ricorda pittori italiani contemporanei, gli è attualmente dedicata una via).

In classico stile neorinascimentale – che fa pensare a Crivelli o a Bellini più che a Scipione Pulzone, autore del quadro tardo-cinquecentesco che si conserva a Roma in San Carlo a’ Catinari e che è all’origine dell’invocazione mariana  alla Madonna della Provvidenza – la pala mostra, su un trono sopraelevato fiancheggiato dai santi apostoli Pietro e Paolo, la Vergine, che stringendo al petto il bambino Gesù con la destra gli offre nel contempo teneramente la sinistra. La sigla MP, sotto il festone fra Pietro e Paolo, ce la presenta come Mater Providentiae.

Al di sopra dell’altare sta un affresco monocromo realizzato immediatamente dopo l’erezione della cappella. Qui, fra le nubi del cielo, due angeli adoranti fiancheggiano una lunetta, sormontata dalla M di “Maria”, dove Gesù adolescente campeggia fra san Giuseppe e la santa Vergine, i quali, inginocchiati, sembrano ascoltarne devoti la parola. È opera che, per lo stile e per come la presenta La Santa Crociata del dicembre 1971 (pag. 3), si direbbe appartenere a Silvio Consadori, a cui si devono – con assoluta certezza, in questo caso – i sei affreschi policromi dedicati alla Vergine sulle pareti laterali della cappella (3+3), da lui firmati e datati al 1971.

Prima di dedicarci a essi in dettaglio nei prossimi numeri de La Santa Crociata, dobbiamo dar brevemente conto dell’ultima opera, in ordine cronologico, che decora la cappella. Si tratta delle due vetrate commissionate dalla Pia Unione del Transito di  san Giuseppe nel 2012 alla Vetreria artistica GIBO di Verona, che mostrano l’aspetto mariano dell’esperienza spirituale di san Luigi Guanella intrecciato con quello eucaristico. Fungendo così da perfetto raccordo fra questa Cappella della Madre della divina Provvidenza e l’adiacente cappellina a lui dedicata e oggi riservata all’adorazione eucaristica. Sulla base dei suoi stessi scritti (Opere edite e inedite di Luigi Guanella, cur. B. Capparoni – F. Fabrizi, Roma 1988-2015, vol. I, pag. 1326; vol. III, pag. 925; vol. IV, pag. 1291s; vol. VI, pag. 711. 964. 977s), si può dire con una certa sicurezza che le due vetrate illustrano, da una parte, la visione della Vergine Maria avuta dal Santo nella solitudine di Gualdera il giorno della sua prima comunione e, dall’altra, la sua percezione, più volte espressa a proposito della Santissima Eucaristia come «sole di questa terra».